26 dic 2010

La vita a Un posto felice


Mi sento davvero bene. Il mio pelo é brillante, sono cresciuta, mi sento piena di energie. Il mio cassone é sempre pieno di fieno, gli altri cavalli sono di fianco a me (posso annusarli, giocare) ma non mi possono rubare il cibo. La tettoia é tutta per me, c'é acqua sempre fresca.
Un umano molto simpatico mi porta da mangiare, mi faccio sempre fare un po' di coccole.
La Mia Umana viene quasi tutti i giorni e mi porta in un posto molto morbido, dove mi piace tantissimo rotolarmi.



Lì mi fa fare un sacco di cose e sembra sempre molto contenta. Quando faccio i capricci lo é meno e me lo fa capire. Comunque a me piace fare bene quello che mi chiede. Addirittura adesso inizio a farlo anche prima che me lo chieda.
Mi sento sempre più in forze: mi piace trottare e galoppare, quando sono libera mi piace sgroppare e inzigare la Mia Umana, ma lei non corre mai con me, che pigra! Se ne sta lì al centro e mi dice da che parte andare e quando fermarmi.
Ogni tanto arriva anche l'altra umana e ogni volta che arriva lei, mi fanno fare qualcosa di assurdo!
L'ultima volta mi hanno stretto una cosa attorno alla pancia, una strana sensazione, ho pensato di rotolarmi per vedere se si toglieva ma mi hanno detto assolutamente no.
Dopo poco mi sono abituata, alla fine non é così fastidioso. Sembravano molto soddisfatte.
Io ero più soddisfatta quando mi sono potuta rotolare da libera. Dopo che mi fanno muovere, mi piace grattarmi bene e poi rimanere un pochettino a riposare sdraiata. Tanto c'é la Mia Umana con me. Intanto che riposo viene vicino alla mia testa e mi fa tante carezze che mi piacciono moltissimo.


Poi mi porta a camminare intorno alla scuderia e nei prati, dove ci sono tante cose che non conosco, ma io non ho paura!

21 dic 2010

Preparazione alla sella

Un altro punto fondamentale nell'addestramento del puledro é la preparazione alla sella.
Il cavallo si deve abituare non solo a sentire qualcosa sulla schiena, ma anche a qualcosa che stringe sotto la pancia.

Noi abbiamo iniziato desensibilizzando alla sensazione di pressione sul torace, con la corda da sette metri.
Il vantaggio é che la corda scorrendo nell'anello può mettere e togliere pressione in modo veloce e preciso, risultando chiara.
Dunque sia da fermo che in movimento, il cavallo non deve avere reazioni di paura o fastidio alla pressione di quello che in futuro sarà il sottopancia.

In seguito si desensibilizza al sottosella, nella stessa maniera con cui si é desensibilizzato a tutto il resto.
Si fanno anche tutti i gesti che saranno poi uguali al momento di sellare.

Così al momento di mettere il fascione o il pad, il cavallo conoscerà già sia la sensazione di avere qualcosa che gli viene messo sulla schiena, sia del sottopancia che stringe.





Una volta sistemato tutto, se il cavallo é tranquillo, si può cominciare a farlo muovere al passo e al trotto.
Qualsiasi problema si presenti (cavallo che si blocca, che va indietro, che tenta di buttarsi giu) va risolto con il movimento in avanti.

In seguito il fascione o il pad devono diventare un'abitudine, rientrare nella normalità, dunque verranno messi fin dall'inizio e si svolgerà tutta la sessione di lavoro con l'attrezzatura addosso.

Attenzione che a ogni buco del sottopancia che viene tirato, potrebbe esserci una reazione, dunque bisogna sempre prestare attenzione.



16 dic 2010

Doppie redini

Una volta confermato tutto il lavoro precedente (desensibilizzazione, risposta alle pressioni, conduzione, lavoro in circolo con transizioni, strettoie) si può cominciare con gli esercizi preparatori al futuro lavoro da sella.

Il primo esercizio é il solito esercizio di conduzione, ma eseguito da dietro il cavallo. Inizialmente é indispendabile desensibilizzare il cavallo al passaggio della lunghina davanti al muso.
Dunque si abituerà il cavallo lanciando la lunghina da una parte all'altra della testa, lasciando pure che la lunghina ricada tra le orecchie o sul muso.
Durante la conduzione ci si sposterà gradualmente sempre più indietro, chiedendo al cavallo di continuare ad avanzare.
Per i cambiamenti di mano si lancerà semplicemente la lunghina davanti alla testa, inizialmente permettendo al cavallo di fermarsi (é più facile per lui e anche per la manualità dell'addestratore), in seguito il tutto avverrà mantenendo l'andatura.

Per voltare si aprirà orizzontalmente la lunghina, per fermarsi si metterà in avanti lo stick (segnale già appreso in precedenza). Ci si può anche aiutare con la voce.

È importante che il cavallo nella conduzione da dietro parta, dopo gli alt, diritto. La tendenza del cavallo é quella di girarsi verso l'addestratore; lo stick può aiutare a indirizzare il naso e chiarire al cavallo le nostre intenzioni.



L'esercizio successivo é la conduzione da dietro con le doppie redini, o redini lunghe.
In questo caso, non avendo ancora preparato il cavallo all'utilizzo di fascioni, si lavora solo con capezza e corda da 7 metri. Questo provoca l'inevitabile svantaggio della pesantezza e, a mio parere, minore chiarezza. Essendo però un esercizio preparatore, dunque temporaneo, può andare bene.
Si lega l'altro capo della corda alla cavezza e si comincia chiedendo al cavallo di reagire prontamente alle richieste di flessione dell'incollatura. La richiesta va fatta sulla parte di corda del lato voluto, prima passando la mano sulla corda e poi chiudendo ad una ad una le dita sulla corda, fermandosi a flessione avvenuta.
Questo é importante per fa capire al cavallo come vogliamo che reagisca quando sentirà la richiesta di direzione.
Poi cominciamo riproponendo l'esercizio della conduzione da dietro, cambiando mano e facendo qualche transizione. In seguito ci spostiamo gradualmente dietro il cavallo, fino a poterlo condurre esattamente dietro di lui.

La strettoia e la pedana

Il cavallo é per natura un animale claustrofobico: malsopporta gli spazi stretti, intesi sia in orizzontale (lateralmente) che in verticale (sopra la testa).

Dunque passare su un ponte, attraversare un cancello stretto, salire sul trailer o passare sotto un ramo basso potrebbe rivelarsi più difficile di quanto si possa pensare.

È bene dunque insegnare fin da subito al cavallo a non temere queste strettoie, chiedendogli di camminare attraverso esse in modo tranquillo, di fermarsi in mezzo o sopra senza stress.

Nell'esercizio della strettoia, si crea con un qualsiasi ostacolo un corridoio con la parete del maneggio, inizialmente largo e man mano sempre più stretto.
Noi iniziamo conducendo il cavallo da vicino e chiedendogli di attraversare il corridoio utilizzando gli stessi segnali della conduzione.
Quando il cavallo appare fiducioso, possiamo allontanarci sempre di più dal corridoio e inviarlo da lontano.
È utile anche chiedere al cavallo di fermarsi all'interno del corridoio.
All'uscita del corridoio si può chiedere una cessione delle anche, per evitare che il cavallo fugga via uscendo.



L'esercizio della pedana può essere interpretato come una "strettoia verticale" ed é utilissimo come preparazione per la salita sul trailer.
Anche qui si chiede al cavallo di salire sulla pedana con i segnali della conduzione (la mano della lunghina indica la direzione, lo stick o la frusta chiedono di avanzare).
Si continua a ripetere la richiesta finché il cavallo non mette almeno un piede sulla pedana: a quel momento, fine della richiesta e molti complimenti.
Una volta salito con i due anteriori, si può chiedere di scendere con essi e rimanere su con i due posteriori: infine, quando il cavallo é pronto a capire, si può insegnargli a salire con tutti e 4 i piedi e rimanere fermo sulla pedana.



Importante ripetere sempre gli esercizi da entrambi i lati!

27 nov 2010

La conduzione e il lavoro in circolo

Insegnare al cavallo a farsi condurre nel modo corretto alla corda é importante non solo per poterlo gestire nel modo più sicuro, ma serve anche come preparazione per il lavoro in circolo.

Una volta che il cavallo non teme più gli strumenti di lavoro e ha compreso il significato degli stimoli (pressione costante e ritmica), siamo liberi di usare tutta la gamma di segnali per comunicare le nostre intenzioni al cavallo e insegnargli i primi veri esercizi.

La mano che indica la direzione (tenendo tesa eventualmente la corda) e lo stick che agisce ritmicamente dietro la linea della spalla richiedono al cavallo il movimento in avanti.
Lo stick appoggiato alla spalla non dà indicazioni.
Lo stick portato orizzontalmente davanti al naso indica che bisogna fermarsi: può anche oscillare su e giu e può intervenire la vibrazione della corda, tutto ciò che é utile per far capire al cavallo che deve fermarsi.
Lo stick può anche aiutare nell'indicare la direzione, agendo orizzontalmente verso il naso del cavallo.



Il lavoro in circolo diventa dunque un "approfondimento" del lavoro di conduzione, aumentando la distanza dall'addestratore.
La mano alzata verso la direzione e lo stick dietro la linea della spalla indicano sempre movimento in avanti e lo stick davanti al naso indica rallentare e fermarsi, proprio come nella conduzione.



P.S.: Diamante in questi video ha la schiena tosata per via di una dermatosi, una malattia della pelle che provoca la formazione di grosse bolle dure che poi si staccano lasciando pelle nuda, che colpisce soprattutto i cavalli giovani ed é dovuta alla troppa umidità e a un calo delle difese immunitarie. Tosare serve per far seccare la pelle (questi batteri si sviluppano in presenza di troppo sebo). Inizialmente abbiamo trattato con alcol per far seccare la pelle, ora le ho fatto una cura omeopatica per la pelle e applico uno spray fitoterapico per accelerare la guarigione.

14 nov 2010

Il lavoro in libertà

Il lavoro in libertà non é una strana magia, non é questione di rapporto speciale con il proprio cavallo e non é nemmeno una cosa per pochi.

È semplicemente un lavoro di addestramento, che ha una preparazione e un'evoluzione.

L'obiettivo é insegnare al cavallo a prestarci attenzione e mantenere la concentrazione anche in assenza del vincolo "capezza e lunghina".

Si inizia mettendo sia se stessi che il cavallo nella situazione più ottimale per capire e imparare, ovvero in un luogo chiuso e piccolo (raggiungibile quindi senza problemi in ogni punto per le correzioni) e con una buona base di desensibilizzazione e reattività alle indicazioni nei vari esercizi.

Quando il cavallo reagisce bene al disimpegno dei posteriori (pressione ritmica verso i posteriori per farli allontanare), conosce l'invio verso destra e verso sinistra (braccio e peso che indicano la direzione e stick che invita il movimento in avanti con movimenti circolari verso il posteriore), é desensibilizzato a movimenti e rumori dello stick (non ne ha paura), mantenendo sempre la lunghina che tocca terra (quindi che non agisce) si può iniziare il lavoro in libertà.

Ovviamente il cavallo sa benissimo che quando togliamo la capezza non abbiamo piu lo stesso controllo su di lui.
Dunque é importante trovare un altro modo di intervenire, seguendo però sempre il concetto di comodità e scomodità.

In questo caso la scomodità é data dal lavorare-faticare, ovvero correre o trottare intorno a noi nella direzione da noi scelta: la comodità é rispondere alla nostra richiesta, che può essere il disimpegno dei posteriori, fare un giro completo all'andatura scelta senza fermarsi, seguirci senza "perdersi".

Nel video io e Diamante iniziamo con un po' di desensibilizzazione. In seguito testiamo la risposta alle pressioni, ritmica e costante.

Poi le chiedo di fare due circoli al trotto da un lato e dall'altro, mentre io sto ferma in mezzo. Quando si ferma la correggo creando della scomodità battendo lo stick per terra e incitandola a aumentare l'andatura, facendole cambiare direzione se per sua scelta va dall'altra parte.
Quando l'andatura é buona e non accenna a fermarsi, la premio fermandola (con disimpegno dei posteriori).
Se non reagisce alla pressione ritmica per allontanare i posteriori, proseguo nella richiesta fino ad ottenere il risultato.

In seguito le chiedo di seguirmi, anche nei cambi di direzione, chiedendo un disimpegno dei posteriori e allontanandomi. Se non dovesse capire, posso aiutarmi agendo con lo stick come nella conduzione, toccando dietro la spalla ritmicamente.
In caso si dovesse perdere, posso ripetere la richiesta partendo dal disimpegno: in caso dovesse scappare, mi rimetto al centro e creo la scomodità (lavorare) e ricomincio.

6 nov 2010

Dr Jekyll e Mr Hyde

Proseguendo con il lavoro di addestramento, ci si rende sempre più conto di come il lato destro e il lato sinistro del cavallo possano essere molto differenti quanto a reazioni agli stessi stimoli.

Ciò che sembra funzionare a meraviglia ed essere chiaro fatto da sinistra, si rivela fonte di stress o fuga a destra.

Pare dimostrato anche scientificamente che ciò che il cavallo acquisisce attraverso i sensi del lato destro viene elaborato in modo diverso rispetto a quanto accade per il lato sinistro.
Dunque non é solo questione di abitudinarietà: proprio non si può dare per scontato che ciò che viene appreso dal lato sinistro possa essere automaticamente applicato anche a destra.

Inoltre come tutti gli esseri viventi anche il cavallo é dotato di un'asimmetria più o meno marcata, che provoca nell'animale la preferenza di un lato piuttosto che un altro.

Dunque sarebbe buona norma fin da subito proporre ogni azione, ogni stimolo, da entrambi i lati, lavorando maggiormente sul lato in cui si incontrano più dubbi o resistenze.

Questo perché la simmetria e l'equilibrio fisico devono andare di pari passo con l'equilibrio mentale, altrimenti avremo sempre una lacuna che prima o poi si presenterà come un ostacolo nell'apprendimento.

Nel caso specifico di Diamante c'é una difficoltà nell'accettare presenza e richieste dal solo occhio destro. Tende dunque a voler guardare con l'occhio sinistro o perlomeno con entrambi.
Le richieste da destra creano più incertezza e le reazioni sono più emotive.
Dunque prossimamente il nostro lavoro sarà svolto particolarmente da destra, invitandola sempre a guardare con l'occhio meno gradito, venendo condotta da quel lato più che dall'altro, finché non mostrerà le medesime reazioni tranquille da entrambi i lati.

31 ott 2010

Pressione costante e pressione ritmica

Dopo che il cavallo ha preso confidenza con gli strumenti di lavoro, possiamo iniziare a gettare le basi del lavoro, creando per così dire un linguaggio comune.

Insegneremo dunque al cavallo a reagire a una pressione costante seguendola (andando nella stessa direzione della pressione), invece di andarle contro.

Io utilizzo stick, capezza e corda per l'innegabile comodità, ma é sottinteso che é il concetto che conta, ognuno deve utilizzare gli strumenti a lui più consoni.

Lo stick ha una lunghezza che permette di stare a distanza di sicurezza per qualsiasi possibile reazione, ha una durezza che permette di fare una pressione chiara e continua e di non svolazzare e vibrare.

Dunque iniziamo a proporre al cavallo una serie di pressioni costanti utilizzando la punta dello stick: una pressione sul petto che deve indurlo a arretrare, una pressione sul fianco che lo induce a spostare le anche e una pressione sulla capezza che lo invita a abbassare la testa (importante ad esempio per insegnargli a non strappare indietro da legato).

C'é poi un'intera gamma di esercizi, con stick, corda, mani.... a vari livelli di difficoltà, in cui il cavallo deve seguire la pressione.

L'importante é distinguere e far distinguere bene le varie fasi di pressione.
Si inizia da una lieve pressione e si arriva per gradi chiari fino a una pressione forte, rilasciando la pressione (a qualsiasi livello sia) appena si ottiene il risultato voluto. Più si riesce a essere chiari e costanti, più l'apprendimento é veloce e definitivo, arrivando ad avere un cavallo che reagisce al minimo stimolo.

Si insegna poi al cavallo ad allontanarsi a delle pressioni ritmiche.
Ad esempio muovendo ritmicamente lo stick e avvicinandosi verso il cavallo, questo dovrà arretrare. Si può eventualmente toccare (ritmicamente) il petto del cavallo per rendergli più chiara la nostra richiesta.
Idem per lo spostamento delle anche, i passi laterali, il gioco guida....

So che questi discorsi possono essere nebulosi per alcuni, far venire l'orticaria ad altri.
Metto questi video nella speranza di poter essere il più possibile esplicita.
Preciso che Diamante lavora già da un mesetto su queste cose, ma non ha mai fatto opposizioni alle pressioni (se non minimamente) fin dall'inizio.



30 ott 2010

La controversa questione delle pressioni

Attualmente sono in corso molti dibattiti riguardo l'uso delle pressioni nell'addestramento del cavallo.

C'é chi dice che le pressioni sono la base dell'addestramento equestre, c'é chi dice che le pressioni sono da evitare.

A mio parere c'é nell'immaginario collettivo un significato distorto delle parole "pressione" e "rinforzo negativo".
I due termini vengono spesso interpretati come qualcosa "di brutto".

Se invece andassimo più a fondo nel significato delle parole scopriremmo che la pressione nient'altro é che uno stimolo e che il rinforzo negativo é uno schema di apprendimento per cui il "premio" é la cessazione dello stimolo quando si presenta il comportamento desiderato.

Di tutt'altro schema tratta invece il lavoro in "shaping", in cui l'animale propone dei comportamenti (a caso o indotti dalla situazione) che vengono premiati quando giusti (rinforzo positivo, il "premio" é qualcosa di gradito che si ottiene quando si presenta il comportamento desiderato).

Quando si lavora con un animale e si ha come obiettivo l'addestramento, ovvero insegnargli qualcosa, bisogna come prima cosa chiedersi "cosa utilizzare come premio? a che cosa veramente aspira il mio animale sopra ogni cosa?"

Nel caso del cane, ad esempio, può essere il cibo, il gioco o anche solo l'approvazione del padrone.

Nel cavallo, animale preda, la scala delle necessità é diversa ed é davvero sbagliato non tenerne conto.
Per il cavallo il cibo non é una priorità, così come non lo é l'approvazione del padrone (anche se molti proprietari e soprattutto proprietarie amano pensare che il cavallo vuol loro bene e fa le cose perché si amano).
La priorità per il cavallo é la comodità, il risparmio di energie e la sicurezza.

Così come é facile indurre un cane a proporre una serie di comportamenti facendogli capire che quando avrà presentato quello giusto arriverà un pezzo di pancetta, altrettanto é facile per il cavallo capire che se reagisce nel modo corretto a una pressione troverà subito la comodità e la quiete.

Perché costringere un cavallo a proporre dei comportamenti per avere uno zucchero o un cane a imparare il seduto schiacciandogli verso il basso il sedere, se sappiamo che per la loro natura é più facile e comprensibile un dato schema mentale?

La vita del cavallo é un susseguirsi di pressioni. Dall'essere condotto alla cavezza, l'essere pulito, sellato e montato, sono tutte pressioni a cui deve imparare a reagire al modo giusto.
A chi non é capitato di spingere un puledro per farlo spostare e ritrovarselo più addosso di prima? O a cercare di tirarlo alla longhina per farlo avanzare e vederlo arretrare sempre di più?

È importante, direi quasi vitale, che il cavallo impari COME reagire alle pressioni, agli stimoli se preferiamo questa parola.

Perché il giorno che resterà incastrato da qualche parte, invece di tirare fino a uccidersi, se avrà imparato a seguire le pressioni resterà fermo fino a che sarà liberato.
Perché il giorno che gli metteremo la sella per la prima volta e saliremo, lui avrà già imparato cos'é la pressione del sottopancia e cosa vuol dire la pressione delle gambe.
Perché quando ci troveremo in situazioni difficili, avremo un cavallo che può seguire le nostre indicazioni e spostare anche solo un piede per volta.

Dunque per chi addestra un cavallo é importante conoscere e riconoscere il concetto di comodità-scomodità e saper insegnare all'animale a seguire le pressioni costanti e allontanarsi dalle pressioni ritmiche.

A spasso per il mondo

Oggi la Mia Umana mi ha portato, insieme a Hajko e il suo umano, a fare una "passeggiata".
Ho visto tante cose strane. Gli esseri umani sono molto buffi: viaggiano dentro delle cose strane, che all'inizio mi facevano paura (sono grosse e si muovono veloci e dritte!) ma poi ho visto che da un buco é spuntata un umana che mi parlava e ho capito.
Poi c'era un umano rialzato che faceva cadere pezzi di siepe da un coso. Hajko aveva paura, io pensavo che fosse uno spreco e sicuramente erano molto gustosi quei pezzi di siepe. La Mia Umana però insisteva a continuare a camminare.

Siamo passati di fianco a un posto con tanti cavalli che non conoscevo. Non so perché si sono messi tutti a correre e sgroppare, io non vedevo nulla da cui scappare, mi sono agitata ma tutti intorno a me erano tranquilli (anche hajko) e la Mia Umana voleva che rimanessi al passo di fianco a lei.
Poi siamo passati di fianco a delle capre e io iniziavo a essere un po' stanca. Abbiamo attraversato un passaggio stretto (la mia pancia ci passava per poco lì dentro! Ma sono passata con calma lo stesso) ed eravamo di fianco a un laghetto con tantissimi umani intorno.
Di nuovo un passaggio stretto e finalmente eravamo di nuovo a casa!


8 ott 2010

Il dressage ai WEG 2010

Le prove di dressage dei Campionati del Mondo hanno come sempre suscitato emozioni discordanti.

Da una parte l'emozione, il romanticismo e l'adorazione degli appassionati equi-ignoranti, considerando il termine "ignorante" nel suo significato più puro, ovvero "persona che non sa".

Dall'altra lo scetticismo o addirittura il disgusto degli appassionati che conoscono i principi di addestramento basati sulla fisiologia, la biomeccanica e l'etologia.

Senza arrivare al caso limite della Cornelissen squalificata perché il cavallo presentava sangue nella bocca, basta guardare un piccolo fotoalbum come questo:
http://www.st-georg.de/news/detail.php?objectID=8357&class=6# 
(grazie Catja per il link, preso dal forum azzurro) per rendersi conto che qualcosa non va.

Disgusto per tutto il principio della leggerezza agli aiuti profanato da illustri cavalieri che tirano su morsi e filetti nelle bocche del loro cavallo, speronano inutilmente, muovono le chiappe a ritmo di piaffe quando il cavallo quasi nemmeno alza le gambe.
Disgusto per cavalli iperflessi, incappucciati, che sgambettano con gli anteriori ma trascinano i posteriori. Cavalli con schiene bloccate, cavalli con evidente peso sugli anteriori proprio nell'esercizio di massima riunione, il piaffe.

Cavalli a cui viene tolto ogni diritto di replica con mezzi disonesti, cavalli pagati dagli sponsor che finché la barca va, lasciala andare....che morto un papa, se ne fa un altro.

Cavalli super selezionati, con strabilianti andature, ottime morfologie, splendidi caratteri, montati da cavalieri che pensano solo a piegarne lo spirito, oltre che l'incollatura, per gonfiare il borsellino.
Giudici succubi del sistema, troppo avidi per contestare, che premiano ormai più gli sponsor che i binomi. Giudici-banderuole che vanno dove tira il vento, invece che premiare la buona equitazione, il vero addestramento.

Ed é così che un'arte perde il proprio significato...sulla pelle di un nobile animale.

6 ott 2010

La desensibilizzazione. Paura o disrispetto?

Quando si inizia un lavoro con un cavallo (di qualsiasi età e qualsiasi precedente),sarebbe buona norma fargli conoscere quelli che saranno gli strumenti per effettuare questo lavoro.
Frusta, stick, capezza, capezzone, lunghina, longe, sottosella, sella.....ognuno di questi elementi deve essere presentato a tempo debito al cavallo, che deve avere il tempo di conoscere l'oggetto e capire come funziona.

Quindi il primo approccio al lavoro del nuovo "allievo" dovrebbe essere da terra e consiste nella cosiddetta desensibilizzazione.

La desensibilizzazione si ottiene attraverso dei movimenti ripetitivi, presentando e togliendo l'oggetto proposto ritmicamente.
Questo permette al cavallo di "prendere atto" della presenza dell'oggetto e capire che la sua vicinanza non é pericolosa.Se lo desidera, gli é permesso annusare l'oggetto, prenderlo in bocca.

In seguito si chiede al cavallo di accettare l'oggetto in ogni parte del suo corpo.
In questo caso, per meglio far comprendere l'innocuità della situazione, é utile mantenere il contatto fra l'oggetto e il cavallo durante le possibili reazioni e togliere il contatto quando il cavallo si ferma e mostra uno dei segnali di accettazione (abbassamento dell'incollatura, masticazione, posizionamento di un posteriore a riposo, sospiri,..).

Per completare l'opera, é bene abituare il cavallo a non temere i movimenti, anche repentini, che gli oggetti possono compiere: ad esempio, abituando il cavallo a restare tranquillo mentre la frusta rotea sopra la sua testa o viene picchiata per terra a poca distanza da lui.
Ad alcuni potrà sembrare un controsenso desensibilizzare agli strumenti di lavoro: in realtà é proprio abituando il cavallo a controllare il nostro linguaggio del corpo e non gli oggetti, il loro movimento o l'ambiente circostante, che gli strumenti avranno l'effetto potenzialmente migliore.

Con questo semplice ma basilare passaggio, si possono inoltre ottenere preziose informazioni riguardo al carattere del cavallo, informazioni che ci permetteranno di meglio calibrare il lavoro anche in futuro.

Può capitare dunque che il cavallo stimolato in questa maniera presenti reazioni di vera paura: tentativi di fuga che si esprimono scappando sempre in direzione opposta al punto in cui si trova l'addestratore e l'oggetto della paura.

All'opposto, può capitare che il cavallo reagisca sì scappando, ma travolgendo l'addestratore (o perlomeno tentando di farlo muovere). In questo caso più che di paura si tratta di disrispetto e l'oggetto in questione é più che altro una "scusa" per testare i limiti.

In alcuni casi difficili, il cavallo ha come reazione l'aggressione dell'oggetto o peggio dell'addestratore.

È importante dunque che l'addestratore sia ben consapevole del proprio linguaggio del corpo, che sappia restare rilassato e trasmettere al cavallo il messaggio "tranquillo, va tutto bene".
Allo stesso tempo é importante che l'addestratore non si faccia spostare dal cavallo, né travolgere, allontanandolo per mantenere sempre la distanza di rispetto voluta.

Quante cose nuove oggi....

 

L'addestramento di un puledro

Domare un puledro non é assolutamente un lavoro scontato, né un lavoro alla portata di tutti.

Io ne sono più che consapevole e questo blog non ha assolutamente l'intenzione di apparire come un "manuale di istruzione".
Semplicemente reputo interessante poter condividere quest'esperienza molto importante.

La mia ricerca di un metodo adatto e di persone a cui affidarmi per farmi seguire nell'addestramento di Diamante é stata abbastanza lunga.

Dopo molte letture, parecchie discussioni, molti stage e qualche tentativo, la mia scelta é stata di seguire la cosiddetta "doma etologica", che in modo ipocrita molti chiamano "doma dolce" o "doma naturale".
Questa come base per un futuro nell'equitazione classica, con cui si sposa perfettamente.

Più precisamente sto parlando della scuola Horseman Program di Luciano Mattalia (www.horsemanprogram.it) e della Scuola della Leggerezza di Philippe Karl (http://www.philippe-karl.com).

La mia base sarà "Un posto felice", dove lavora Antonella (istruttrice HP senior e allieva del corso istruttori della scuola della leggerezza) con suo marito Emidio (istruttore HP).

A loro l'arduo compito di istruire me su come istruire la povera malcapitata puledra!

3 ott 2010

Bentornata Diamante

Mi sono sempre piaciuti gli umani, fin da quando ero molto piccola. Anche se devo ammettere che talvolta fanno delle cose molto buffe. Ogni tanto mi danno anche fastidio.
Ieri per esempio ero così contenta!È arrivata la Mia Umana e mi ha portato le carote, fatto tantissime coccole. Mi ha messo quella cosa intorno alla testa e l' ho seguita.  Mi ha fatto salire in quel buco che traballa un po', ma c'erano tante cose da mangiare.
Però poi mi hanno chiuso dentro e tutto fuori si muoveva, c'era tanta aria e un sacco di rumori strani che prima non c'erano e avevo paura.
Un paio di volte é comparsa la Mia Umana per tranquillizzarmi. Quando alla fine mi hanno aperto e fatto scendere, non ero più a casa mia!
Allora ho cominciato a nitrire e cavalli che non conoscevo mi hanno risposto. Ce n'erano tre molto vicini a me. Una sembra quasi la mia mamma, uno é giovane e vuole fare amicizia. Quello più vecchio se ne sta sulle sue, ma oggi é venuto e mi ha picchiato. Mi sa che dovrò comportarmi bene con lui. Però per intanto sto vicina a quella che sembra la mia mamma. Non si sa mai.








http://www.youtube.com/watch?v=KysaQNK1yM8

25 set 2010

Solstizio d'estate

C'era una volta una piccola puledra, nata il primo giorno d'estate all'ombra di un bosco, di fianco a un ruscello di acqua cristallina.
Barcollante ma risoluta muoveva i primi passi verso la vita, forte e al tempo stesso preziosa come solo un diamante può essere.
Il suo sguardo sereno e profondo, vecchio come il mondo, incrociò uno sguardo curioso e commosso...una scintilla che, in modo inconsapevole, avrebbe unito le strade di due vite ancora ignare.


Lo scopo di questo blog é di creare una sorta di "diario di bordo" dell'addestramento della mia puledra Diamante visto da tutti i punti di vista, il più possibile aggiornato e dettagliato per condividere con voi quest'esperienza.
Inoltre vi saranno informazioni utili per quel che riguarda l'equitazione classica da me molto amata, nonché tutti i metodi di addestramento nel rispetto della natura del cavallo.

Buona lettura!