25 dic 2011

Buon Natale

Auguri di Buon Natale a tutti gli amici che seguono le nostre avventure!

Ecco Stella, due anni e mezzo, all'inizio della doma e Diamante, tre anni e mezzo, dopo un anno dalla doma!
Puledri "made in Un Posto Felice".


9 dic 2011

Le flessioni e le spalle

Il lavoro con l'imboccatura procede e il puledro prende sempre più confidenza con questo nuovo strumento.
È importante ora curare molto i dettagli nel lavoro sia da terra che da sella: bisogna educare la bocca del cavallo a rispondere correttamente alla richiesta, é necessaria molta coerenza e molta pazienza nel ripetere piccoli esercizi esigendo sempre una risposta ottimale.

Se per esempio Diamante alla richiesta di decontrarre la bocca rispondesse solo timidamente o non rispondesse affatto, dovrei persistere nella richiesta SENZA AUMENTARE e SENZA VIBRAZIONI per vincere queste resistenze di forza.
Se la resistenza fosse di peso (strattonare verso il basso, pesare sulla mano), dovrei correggere con una mezza fermata o la vibrazione dell'imboccatura.

Questo deve succedere sia da terra che da sella e in qualsiasi momento io chieda alla cavalla di decontrarre la bocca, anche durante un altro esercizio.
L'obiettivo ora non é un esercizio perfetto, ma una risposta corretta della bocca alla richiesta della mano.



Con questo presupposto, si può iniziare a lavorare sul controllo dell'equilibrio tra le spalle tramite le flessioni dell'incollatura, anche da sella.

Il problema principale che si presenta é che il puledro é naturalmente portato a andare nella direzione del suo naso. Dunque con una flessione a sinistra, tenderà a girare verso sinistra, mettendo il peso sulla spalla interna alla flessione.
Se vogliamo che il cavallo cammini dritto lungo la pista mantenendo una flessione dell'incollatura, dovremo fare in modo che lui sposti il suo peso sulla spalla esterna alla flessione e trovi l'equilibrio adatto tra le due spalle.



Da terra lo aiutiamo con azioni verso l'alto sull'anello interno del filetto e un buon contatto con la redine esterna; in caso di difficoltà possiamo aiutarci con la mano che tiene la redine esterna, spingendo leggermente sulla spalla.
Piccola precisazione: quest'ultimo "trucchetto" può funzionare se il cavallo ha precedentemente imparato a rispondere alla pressione costante e ritmica, altrimenti avremo un riflesso di opposizione e spingerà ancora di più contro di noi.

Da sella aiutiamo il cavallo con un azione delle mani verso l'alto e parallela orizzontale verso l'esterno con entrambe le mani, con un gesto rapido seguito subito da una discesa di mano.
Idealmente é come se volessimo "spingere" il cavallo all'esterno.
È importante mantenere la flessione dell'incollatura mentre si fanno queste correzioni, altrimenti non otterremo il risultato voluto e appena si riprenderà la flessione il cavallo tornerà a proporre lo stesso errore.

La flessione non deve essere accentuata, é più importante che il cavallo sia decontratto e si abbia la netta sensazione di poter gestire l'equilibrio tra le spalle.

Inizialmente si ha una sensazione di forte instabilità, perché il cavallo deve trovare la giusta via di mezzo: si passerà dal correggere il troppo peso sulla spalla interna (cavallo che vuole girare) al correggere il peso sulla spalla esterna (cavallo che si butta contro la parete).
L'importante é premiare subito i momenti in cui il cavallo riesce a essere in equilibrio durante la flessione con un grande circolo in estensione dell'incollatura, riprendendo la flessione appena tornati sulla pista.
Così uniamo il dilettevole (il premio) all'utile (il cambiamento di atteggiamento dell'incollatura seguendo le indicazioni della mano).



Si nota in modo molto netto, a questo punto del lavoro, come la flessione sia diversa da un lato all'altro: dal lato di flessione naturale si nota una posizione migliore, una grande facilità ma anche maggior propensione alle discussioni; dall'altro lato é evidente la difficoltà e la posizione diversa, ma maggiore stabilità una volta ottenuta la decontrazione.

Un'altra questione interessante che ho appreso durante queste ultime lezioni é come l'atteggiamento del cavallo e la sua postura siano strettamente correlati, in entrambi i sensi.
Se il cavallo é agitato, presenterà la tipica postura con incollatura alta: se riusciamo a fargliela abbassare (ci sono diversi esercizi e sistemi, non coercitivi ovviamente), in breve tempo vedremo un considerevole rilassamento.
La cosa funziona però anche all'opposto: se vogliamo insegnare al puledro a decontrarre la bocca in una posizione di incollatura più alta, potremmo notare che questa nuova posizione tende a innervosirlo e a metterlo "sul chi vive".
È più che normale e con le opportune ripetizioni il cavallo imparerà a scindere le due cose.
Può succedere anche a livelli più avanzati quando si introduce il lavoro di riunione, creando uno stato di eccitazione tipico di queste posture (pensate ai cavalli che fanno "i matti" al paddock).

4 dic 2011

Gambe sì? Gambe no?

Pubblico nel blog una nota che merita di essere letta e su cui sarebbe bene riflettere, scritta da Massimo, un'amico appassionato cavaliere.
È una traduzione dal testo “Addestramento metodico del cavallo da sella, dagli ultimi insegnamenti di Baucher, raccolti da un suo allievo”  di Faverot de Kerbrech.
Il blog di Massimo é Breve Blog Equestre , visitatelo!


Riporto qua la traduzione di estratti del testo di cui parlavo con un amico (sperando di far cosa gradita) a proposito della scelta di utilizzare o meno le gambe in certi momenti dell'addestramento del cavallo.
Per scongiurare la possibilità di pensare che le gambe non si usino per niente (che non è vero) va fatto notare solo questo: e cioè che in questi estratti si sconsiglia l'uso delle gambe come correttivo di un errore di rettitudine del cavallo. L'autore insomma individua delle situazioni in cui comunemente chiunque le userebbe e mette in guardia sul fatto che in quella circostanza è sostanzialmente fatica inutile. Promuove invece, per correggere l'asimmetria innata di ciascun cavallo, come prima cosa un lavoro più metodico sulle spalle fatto usando le mani.
Sono solamente alcuni paragrafi presi a campione, non escludo che leggendo con calma se ne possano trovare altri. Ovviamente di altrettanti se ne trovano a favore dell'uso delle gambe, ma come ho già detto mai, soprattutto all'inizio dell'addestramento, con lo scopo di correggere l'errore di rettitudine naturale che ciascun cavallo presenta a vari gradi.
Il motivo non scritto di questa decisione ma che appare ovvio a chi ha un minimo di esperienza è chiaro: preservare il potenziale delle gambe per usarle con più efficacia solamente al momento giusto, quando veramente servono.

Raddrizzare un cavallo
Il mezzo più semplice e più pratico per arrivarci consiste nell’insegnare al cavallo a prendere facilmente, su richiesta del cavaliere, il piego inverso.
E’ quindi rendendo le due “incurvazioni” ugualmente facili, sia a destra sia a sinistra, che si riesce a raddrizzare un animale che ha la tendenza a piegarsi solo da una parte.
Ma tali incurvazioni devono essere ottenute soltanto con la mano, con il cavallo leggero e con la testa piazzata. Bisogna cercare di non aiutarsi con le gambe, di non impiegare, per esempio, l’effetto diagonale, che agisce sul treno posteriore e lo sposta, visto che spesso questo ritorna nella primitiva posizione non appena cessa l’azione della gamba opposta, cosa che comporterebbe quindi un lavoro senza via d’uscita.
Per riassumere, non si tratta qui di mobilizzare la groppa attorno al treno anteriore, ma è la traslazione del peso di una spalla verso l’altra, prodotta grazie alla redine d’appoggio, che ha come conseguenza quella di piegare leggermente il cavallo in senso inverso alla sua inclinazione naturale.
Così, anche se sembra che il cavallo abbia le anche e la punta del naso spinte dal lato opposto, in realtà sono soltanto le spalle che, cedendo all’azione della mano, si sono un po' piegate nel senso in cui è stato fatto “cadere” il peso dell’incollatura.
E’ inutile dire che questo metodo, suggerito per lottare contro la tendenza particolare di un cavallo a prendere un piego vizioso, non esime dall’attenzione costante che deve avere il cavaliere di posizionare e mantenere il proprio allievo, malgrado le esigenze dell’addestramento, ben dritto di spalle e di anche, ad ogni andatura, da fermo, o mentre rincula.

(...)
Ogni volta che il cavallo si mette un minimo di traverso, fermarlo. Piazzarlo perfettamente diritto, soprattutto di spalle, poi avanzare di nuovo.

(...)

Metodi per mettere dritto un cavallo
All'inizio della preparazione, appena l’animale si mette un po' di traverso (...) se porta in avanti la groppa, per esempio a destra nel galoppo a destra, bisogna, quando la mascella cede ed è morbida, appoggiare leggermente la redine sinistra sull’incollatura per rigettare il peso del treno anteriore sulla spalla destra, in questo modo le anche si spostano a sinistra e la punta del naso si porta da questo stesso lato. In una parola, si corregge un piego dando all’animale, con un effetto delicato, il piego contrario. Ma bisogna evitare di servirsi delle gambe.

(...)

Come si arriva al piaffer
(...) quando, nel piaffer, il cavallo mette la groppa di traverso, è sempre perché oppone una resistenza di forze alla mano. La groppa di traverso ne è l’effetto. La causa è la resistenza di forze.

22 nov 2011

Un "classico" inizio


Dopo aver lavorato sull'accettazione dell'imboccatura con i semplici esercizi sul contatto del post precedente e facendo indossare la testiera con l'imboccatura senza redini anche durante semplici passeggiate in capezza, siamo ora pronti per un vero e proprio inizio dell'utilizzo del filetto.

Ripetiamo ancora una volta che il lavoro con l'imboccatura ha lo scopo di ginnasticare il cavallo, chiedendo diversi atteggiamenti e posture dell'incollatura nella decontrazione, per ottenere sempre più un cavallo flessibile, leggero e in equilibrio.

Iniziamo chiedendo al cavallo la decontrazione su richiesta, ponendoci davanti a lui e prendendo gli anelli del filetto con i pollici da entrambi i lati, agendo verso l'alto, in modo da stimolare le commessure labiali finché si ottiene una buona decontrazione.
Da questa posizione, una volta decontratta la bocca, si richiedono le prime flessioni dell'incollatura.
Anche nella flessione, si chiede al cavallo di decontrarre la bocca.



In seguito si chiede la stessa cosa mettendosi lateralmente al cavallo, redine esterna nella mano vicino al sottopancia e indice dell'altra mano nell'anello del filetto.
La flessione va richiesta dal lato opposto a noi, senza perdere il contatto con la redine esterna. Fatta così, la richiesta risulta più semplice per il cavallo.



Il prossimo passaggio é lavorare da terra in movimento. Per fare questo, é importante insegnare al cavallo come reagire alle varie richieste del frustino: avanzare o spostare le anche.
Dopo la classica desensibilizzazione (il cavallo NON deve avere paura del frustino! È solo uno dei tanti strumenti che il cavaliere utilizza per dare informazioni) si chiede al cavallo con stimoli crescenti di avanzare, finché non basterà un primo leggero tocco per avere la risposta voluta.
(Diamante alla vista del frustino alzato porta le anche verso Antonella, perché le ho insegnato a avvicinarsi a un rialzo quando devo salire in sella, con quel segnale)



Ora possiamo lavorare sul contatto in movimento: inizialmente esercitiamo le transizioni passo-alt-passo, chiedendo al cavallo di dare la bocca e non forzare la mano, chiedendo l'alt alzando quanto basta l'incollatura (lo spostamento di peso determina già la fermata).
Quando la richiesta é chiara e il cavallo cammina tranquillo senza forzare il contatto, possiamo cominciare a chiedere le prime leggere flessioni, prima nell'alt verso di noi e poi al passo.
La prima reazione del cavallo alla richiesta di flessione é di girare, mettendo il peso sulla spalla interna, soprattutto dal lato della flessione naturale. Si corregge questa tendenza, alzando leggermente l'incollatura e eventualmente aiutandosi con la mano della redine esterna, che agisce con brevi pressioni sulla spalla interna.
È importante inizialmente non chiedere troppa flessione, per lasciare la possibilità al cavallo di capire l'esercizio e trovare la stabilità nel contatto, oltre che l'equilibrio tra le due spalle.





Un altro importante esercizio per il contatto e la posizione dell'incollatura é Azione-reazione, ovvero la presa di contatto su entrambi i lati della bocca, che invitano il cavallo a estendere l'incollatura seguendo e mantenendo il contatto con la mano.
Questo si ottiene da terra passando la redine esterna sopra la nuca e agendo con le due mani una verso l'altra, come se si volessero unire. Alla risposta verso il basso, segue la fine della richiesta ma senza lasciare tutto, é importante mantenere il contatto ottenuto, per far capire chiaramente al cavallo che é quello ciò che vogliamo.




Stessa cosa si richiede al passo:



La stessa logica progressione degli esercizi si esegue anche da sella. Il cavallo si trova più a suo agio ed é più facilitato alla comprensione, se anche da sella gli proponiamo la stessa sequenza di richieste che abbiamo appena fatto da terra.

Prime richieste, come da terra, sono di dare la bocca al contatto e flettere l'incollatura, mantenendo la decontrazione, nell'alt.



Al passo, prima delle flessioni, é bene esercitare le transizioni, finché non diventa abitudine per il cavallo decontrarre la bocca alle richieste della mano.
Le flessioni da sella al passo saranno da inserire quando da terra il cavallo le eseguirà senza indugi. Per il momento é più utile chiarire le richieste nell'alt.






Sempre come esercizio per il contatto, per insegnare al cavallo a seguire le richieste della mano, si chiede l'estensione dell'incollatura nelle varie andature mediante azione-reazione, con le mani che si portano a ugual misura verso l'alto e all'infuori. L'importante é che il cavallo segua il contatto e tenda le redini allungando l'incollatura ma senza pesare sulla mano.







Come nel post precendente e in molti altri, questi sono video in cui gli esercizi sono proposti a Diamante per la prima volta. I motivi principali di questa scelta sono due:

- prima di tutto, questo é il mio diario e sono bei ricordi

- lo trovo più utile per farsi un'idea realistica di cosa sia un puledro e il suo addestramento, poter vedere l'evoluzione dal principio e non solo belle immagini a cose fatte.

21 ott 2011

Il puledro e l'imboccatura

Ogni volta che arriva questa Umana qui, me ne combinano delle belle.

L'approccio con l'imboccatura:


Primo contatto con l'imboccatura:


Altri esercizi sul contatto:


Prime direzioni:


Altri esercizi sulle direzioni (con me):



In sella:



Al trotto:



Credo che i video si commentino e spieghino da sé, a me non resta che ringraziare come al solito la cara Antonella per il lavoro e le spiegazioni, Laura e Uta per il supporto tecnico e mio fratello per il supporto tecnologico!

18 ott 2011

La messa in mano

"Una bocca vivace alla fine di un' incollatura sempre pronta a prendere le posizioni richieste dalla mano del cavaliere; che si tratti di rilevare, di estendere o di flettere." (P.Karl)

Una corretta messa in mano si ha quando ad ogni specifica richiesta dell'imboccatura, il cavallo reagisce decontraendo la bocca, tramite il movimento di masticazione-deglutizione di cui avevamo parlato nei post precedenti.

La qualità del contatto con la mano che ne consegue, permette dunque al cavaliere di richiedere al cavallo decontratto ogni diversa postura e posizione dell'incollatura: flessioni, estensione, rilevamento.

Un buon contatto é un contatto costante e leggero. Costante perché segue la mano in ogni richesta e posizione. Leggero perché non deve essere né nullo né duro.

La particolarità più importante, quella che davvero differenzia un tipo di equitazione basato sul rispetto del cavallo, é l'azione della mano del cavaliere.

Pensando all'anatomia della bocca, sappiamo certamente che il cannone dell'imboccatura si trova a livello delle barre, passando sopra la lingua, sotto il palato e uscendo dalle commessure labiali.
A seconda del tipo di cannone e di come sono unite le redini all'anello dell'imboccatura, possiamo dunque esercitare diverse azioni sulla bocca del cavallo: schiacciare la lingua, pungere il palato, segare sulle barre....tutte cose che creano dolore.

Possiamo però fortunatamente anche agire su una parte non dolorosa della bocca del cavallo, le commessure labiali. Azione che, oltretutto, provoca l'apertura della bocca e la conseguente masticazione-deglutizione che, guarda un po', é proprio quello che ricerchiamo.

La mano tenuta bassa, che tira all'indietro, che sega a destra e sinistra, che si blocca a livello delle ginocchia...porta l'imboccatura a agire su zone dolorose della bocca del cavallo, provocando difese o rifiuti del contatto, come per esempio nei cavalli incappucciati.

La mano che agisce verso l'alto, ruotando i palmi delle mani verso l'alto e l'esterno, invece, crea tramite l'imboccatura delle azioni sulle commessure labiali. La discesa di mano, ottenuto ciò che si richiedeva, rappresenta il "premio" e dà la possibilità al cavallo di mantenere il buon contatto creato.

Dunque l'azione più corretta per richiedere qualcosa al cavallo tramite l'imboccatura, mantenendo il giusto contatto e una buona messa in mano, é verso l'alto. Ma ancora più importante é la discesa di mano, a richiesta terminata.

Le principali richieste della mano per correggere o migliorare il contatto e per richiedere determinate posture dell'incollatura, sono le seguenti:

- azione-reazione: le mani ben separate cercano il contatto con la bocca del cavallo agendo verso l'alto in modo graduale e continuo, finché il cavallo non avrà la reazione di seguire la mano e chiedere di abbassare e estendere l'incollatura. A quel punto la mano segue gradualmente verso il basso la bocca del cavallo, mantenendo il contatto ottenuto. Utile per i cavalli che scappano dal contatto andando sopra la mano e ribaltando l'incollatura.

- mezza fermata: le mani ben separate agiscono rapidamente verso l'alto e poi tornano subito in discesa di mano. È un gesto repentino che rileva l'incollatura del cavallo, apre la nuca e "stacca" dalla mano il contatto troppo pesante. Utile per i cavalli che si incappucciano, che serrano la bocca o che pesano sulle braccia del cavaliere.

- flessioni dell'incollatura: mano esterna al suo posto con un buon contatto, la mano interna si alza, ruotando i palmi verso l'alto. Il cavallo flette l'incollatura dando la bocca. La mano esterna segue quanto basta, senza perdere il contatto. Ottenuta la flessione, discesa di mano. Utile in tutti i cavalli, per ginnasticare, controllare il peso tra le spalle, migliorare l'equilibrio e le risposte alle azioni della mano.

- flessione della nuca: la mano esterna fissa con un buon contatto, la mano interna verso l'alto. Il cavallo decontrae la bocca e arrotonda l'incollatura, chiudendo leggermente l'angolo della nuca (che resta comunque il punto più alto dell'incollatura). Indispensabile dopo l'apprendimento dei primi rudimenti di messa in mano, per il corretto utilizzo della schiena del cavallo nel lavoro.

L'imboccatura migliore per eseguire questo tipo di lavoro é il filetto con cannone snodato.
Il filetto ad aste può aiutare nella comprensione delle flessioni dell'incollatura.

Un buon istruttore e un buon tatto equestre fanno il resto.

12 ott 2011

Asimmetria e equilibrio: la flessione naturale

Esattamente come noi nasciamo destri o mancini, così anche i cavalli nascono con una flessione naturale (destra o sinistra), ovvero con la particolarità di avere una postura congenita che prevede la facilità a flettere l'incollatura da un lato piuttosto che l'altro, di caricare una spalla piuttosto che un'altra e di avanzare di più sotto la massa con un posteriore che con l'altro.

Questo pare sia dovuto (ma che io sappia non é ancora stato scientificamente provato) alla posizione che assume il feto nell'utero materno.

Dunque il cavallo può nascere con flessione destra o sinistra e questo nel puledro é visibilmente palese quando si inizia il lavoro sui circoli alla corda. Nel lato della flessione naturale tenderà a scappare fuori dal circolo con la spalla, piegando l'incollatura all'interno.
Nel lato opposto alla flessione, tenderà invece a portare all'esterno l'incollatura e "cadere" all'interno con la spalla, talvolta stringendo il circolo.

Questa asimmetria porta a evidenti problemi di equilibrio del cavallo, che oltre ad avere già la tendenza naturale a portare più peso sulla parte anteriore del corpo, avrà anche difficoltà a gestire il peso tra le due spalle e a flettere correttamente (ovvero né troppo né troppo poco) l'incollatura.

Come molti di voi già sapranno, il termine "addestrare" significa "rendere destro". Taluni dicono che sia collegato al fatto che la maggior parte dei cavalli ha una flessione naturale a sinistra, altri affermano che "destro" é inteso come "abile", altri interpretano "destro" nel senso di "dritto".

Al di là del significato etimologico e letterale, il concetto é ben chiaro: per avere un cavallo ben addestrato e in grado di sviluppare appieno le sue potenzialità, bisogna lavorare su questa asimmetria e, se possibile, azzerarla.

Un altro lavoro molto importante, collegato al lavoro sull'asimmetria ma più lungo e complesso, é il lavoro per migliorare l'equilibrio del cavallo.
Come detto, buona parte del peso é caricato sulla parte anteriore del corpo del cavallo. Per le nostre esigenze di lavoro con l'equino, tuttavia, é più sano e utile che il peso sull'avantreno sia diminuito e spostato sulla parte posteriore.

Per migliorare l'equilibrio non si agisce direttamente con azioni specifiche. Diventa una conseguenza di una serie ben definita di esercizi, che parte con una semplice buona messa in mano fino ad arrivare ai più complessi lavori su due piste alle tre andature e in seguito alla riunione. Se ben eseguiti, se la messa in mano é ottima e se é rispettata la corretta sequenza, il miglioramento dell'equilibrio é inevitabile, senza cercare grandi teoremi o strane azioni di mano, gamba e assetto.
È una ginnastica.

L'esercizio della flessione dell'incollatura in tutte le sue sfumature (alta, bassa, con nuca aperta, con flessione della nuca, in controflessione) é l'esercizio basilare per iniziare a correggere l'asimmetria del cavallo e insegnargli a gestire l'equilibrio tra una spalla e l'altra.
L'importante é che questo avvenga mediante l'utilizzo corretto della mano e dell'imboccatura (prossimo post).

Il cavallo deve imparare a flettersi correttamente, senza stortare la nuca, senza pesare, senza togliersi dal contatto con la mano. Può essere utile iniziare a nuca aperta (ovvero con un angolo tra testa e collo più aperto, naso piu avanti della verticale) ma può in alcuni casi essere più utile chiedere subito anche la flessione della nuca, ovvero un arrotondamento dell'incollatura e della nuca senza la chiusura di quest'ultima (quindi senza che il naso oltrepassi la verticale).
Durante la flessione, l'incollatura alta porta il peso sulla spalla esterna alla flessione, l'incollatura bassa lo porta sulla spalla interna. Questo concetto é utile per capire come effettuare l'esercizio della controflessione, ovvero il cavallo procede in un circolo con una flessione dell'incollatura all'esterno del circolo e portando il peso (su richiesta dunque) sulla spalla interna al circolo.

L'alternare flessione e controflessione é il primo ottimo esercizio per insegnare al cavallo a gestire il peso tra le due spalle, rendendo al contempo flessibile l'incollatura su entrambi i lati, ammortizzando così sempre più l'asimmetria.

2 set 2011

Il lavoro con l'imboccatura

Apparirà piuttosto palese, per chi legge il mio blog, che un'imboccatura e l'azione delle mani su di essa non servono a fermare il cavallo o a dargli la direzione.
Se tutto questo avviene in capezza, in collare, con lo stick....a cosa serve, in realtà, l'imboccatura?

È essenziale fare una riflessione partendo da lontano.

Cosa vogliamo fare con il nostro cavallo?

Se la risposta é "Mi tiene pulito il prato, gli porto le carote e lo pulisco, mi dona molto ammmmore", tanto di cappello, problema risolto!

Ma se la risposta é "Lo voglio montare/Ci vado in passeggiata/Voglio andare alle Olimpiadi/Ho bisogno che tiri l'aratro", allora abbiamo una grossa necessità.
Questa necessità é che il cavallo sia SANO e sia PIACEVOLMENTE ADDESTRATO, due caratteristiche che permettono un corretto e longevo rapporto di lavoro nel binomio uomo-cavallo.


Il cavallo SANO é un cavallo con una corretta muscolatura, intesa non solo come "quantità" e "disposizione" della stessa, ma anche come "qualità" del tessuto muscolare; é un cavallo con articolazioni asciutte, cartilagini sane e movimento corretto; é un cavallo con una respirazione ottimale (e non ostacolata da certe posizioni della testa e dell'incollatura), sudorazione equilibrata (dettata dunque dalla termoregolazione e non dall'ansia e dallo stress) e una ripresa veloce e completa dopo lo sforzo.

Il cavallo PIACEVOLMENTE ADDESTRATO é un cavallo che risponde prontamente alla minima richiesta, con un'azione ottimale a seconda del suo potenziale.

Dunque se vogliamo lavorare, in qualsiasi maniera, con il nostro cavallo, é importante avere un approccio da "allievo-atleta", dando la stessa importanza alla parte addestrativa come alla parte di forma fisica (comprendendo ovviamente tutto ciò che riguarda gestione, alimentazione, pareggi/ferrature).

Su questo presumo saremo tutti quanti d'accordo. Cosa c'entra allora l'imboccatura?

Come molti talentuosi maestri del passato hanno predicato e uno in particolare, Baucher, ha saputo esprimere al meglio e soprattutto tramandarlo con precisione ai suoi allievi fino ad oggi, la bocca del cavallo é il fulcro di una buona equitazione e l'imboccatura é la chiave che permette al cavaliere di "raggiungere" la mente e il corpo della sua cavalcatura.

Senza voler scendere in pesanti particolari anatomici-fisiologici-biomeccanici, basti immaginare la muscolatura del cavallo come una catena, dalla bocca alla coda: l'azione (o reazione) di un muscolo durante uno sforzo ha ripercussioni su tutto il resto dell'organismo, influenzando postura, andatura, potenza e resistenza, come una reazione a cascata.

Dunque una resistenza, una contrattura per esempio a livello della ganascia, ha ripercussioni sul collo e sulla schiena. Provate a fare il vostro sport preferito serrando molto forte i denti per tutta la durata dello sforzo. Anche i più polemici dei lallisti dopo una partita di calcetto dovranno capitolare e ammettere che non é il massimo.

Lo scopo dell'imboccatura é quindi creare una condizione e un atteggiamento del cavallo durante il lavoro, che ottimizzi al massimo le sue potenzialità e gli permetta di lavorare nel modo fisicamente-biomeccanicamente più corretto.

Questo atteggiamento si ottiene mediante l'azione della mano del cavaliere ma deve comprendere assolutamente la decontrazione della bocca, ovvero riprodurre (secondo necessità) il movimento di masticazione e deglutizione, che permette appunto la decontrazione dei muscoli che, come detto, sono tutti concatenati.

Per maggiore chiarezza, cito due passaggi di due autorevoli Maestri, in lingua originale per non cadere in interpretazioni erronee.

"La décontraction de la bouche consiste essentiellement en un mouvement de la langue analogue à celui qu'elle exécute pour la déglutition." (Général Decarpentry, Équitation Académique)

"La langue, le pharynx et le larynx sont greffés sur une pièce ostéo-cartilagineuse, l'hyoïde, situé entre le branches du maxillaire inférieur. Or, la mobilisation de la langue dépend de muscles reliant l'hyoïde au sternum (sterno-hyoïdien) à la tête (occipital) et aux épaules (aponévroses scapulaires)." "..." " EFFET SUCRE: le sucre amène une mobilisation du maxillaire inférieur et de la langue. Cela libère l'hyoïde et décontracte par conséquent la nuque, l'encolure et les épaules. Décontracté, le bout de devant redevient flexible et le cheval n'a plus ni les raisons ni les moyens de lutter contre la main." (Philippe Karl, Dérives du dressage moderne)

Ecco dunque perché una bocca morbida e decontratta é essenziale per un corretto atteggiamento nel lavoro, gestito dalla mano del cavaliere.

Attenzione però: non é inserendo un'imboccatura nella bocca del cavallo che magicamente tutto si risolverà, anzi. Se utilizzata nel modo sbagliato, creerà ancora più resistenze e conseguenti difese da parte del cavallo.

Prima di tutto bisogna insegnare al cavallo come accettarla e come reagire agli stimoli che provoca, esattamente come a ogni altro strumento che abbiamo utilizzato finora: stick, corda, capezza, sella, gambe,....

Secondo, ma non meno importante, bisogna che il cavaliere sappia utilizzarla nel modo corretto sia da terra che da sella, ovvero agendo sulle commessure labiali (con azioni verso l'alto) e NON su lingua, palato o barre inferiori.

Questo é un concetto importantissimo su cui ci concentreremo in uno dei prossimi post, così come faremo per i concetti di asimmetria ed equilibrio.

Credo però che già si sia capita l'importanza dell'imboccatura nel lavoro del cavallo e quindi la necessità di inserirla nel programma di addestramento e allenamento.

Mi permetto allora di esprimere la mia opinione:

NO ai lallisti anti-imboccatura, che rovesciano, contraggono e rovinano fisicamente i loro cavalli con capezze e, peggio, testiere bitless.

NO ai cavalieri mani-basse-e-tira, che utilizzando male l'imboccatura creano dolore, difese e grossi problemi fisici e psicologici nei cavalli, che vengono puntualmente sostituiti perché "di bocca dura" o "di cattivo carattere".

SI ai cavalieri curiosi, aperti, pronti a studiarsi un testo di anatomia e a cancellare tutto per ricominciare da zero, in nome di una buona equitazione, che, non dimentichiamolo mai, é un' arte e come tale va approfondita e esercitata.

31 ago 2011

Infanzia felice

Riporto un altro articolo dal sito www.esserecavallo.com.
Spero faccia riflettere come ha fatto riflettere me, che guardo Diamante come si guarda un germoglio che cresce di giorno in giorno e ci si chiede quale bel fiore comparirà.

Quando giovane è troppo giovane?

“Il periodo di allenamento alla corda deve essere prolungato se il cavallo è così giovane e non ancora pienamente sviluppato, diciamo 3e mezzo- 4 anni, che portare il peso del cavaliere provocherebbe danni a tendini, ossa e giunture ancora troppo deboli”. Waldemar Seunig.

“Nessun cavallo al mondo, di nessuna razza, in tutti i tempi, è o è mai stato maturo prima dei 6 anni( 6 mesi più o meno)”. Questa affermazione ferma e incontrovertibile viene dal Dr. Deb Bennett, Ph.D.,una degli esperti leader nel settore dell’anatomia, conformazione e biomeccanica equina. La ricerca nella quale essa ha avuto una parte pionieristica è stata ora ripresa e confermata nel tempo e l’argomento ha dato inizio a una crescente attenzione verso il benessere del cavallo e disappunto verso il noncurante superamento dei limiti etici con l’uso, e quindi l’abuso, di cavalli molto giovani che vengono inseriti in termini competitivi spingendo le persone a seguire i dettami delle associazioni e dei giudici di gara invece di considerare la questione per conto proprio o preoccuparsi di indagare tutte le evidenze (le prove) ampiamente accessibili del severo danno procurato ai cavalli quando vengono sottoposti a un lavoro troppo duro troppo giovani.

Ecco quali sono i fatti ben conosciuti e ampiamente verificabili:

Riguardo a un’ età giusta per iniziare a lavorare fisicamente- le placche di crescita alla fine (sommità) di ogni osso (spesso placche multiple sulle ossa più complesse come la pelvi) devono essere fuse e complete. Dr. Bennett ci ha dato una massima molto facile per capire questo: più sono lontane dalla schiena, cioè più sono vicine al terreno, prima le ossa hanno completato la loro crescita. Questo periodo va approssimativamente da circa un anno per il pastorale corto ad almeno 4 anni per la pelvi. Nel suo articolo di Horses for Life di Settembre 2005 il Dr.Mayhew stabilisce che nella parte caudale le vertebre spinali spesso non sono completamente fuse fino all’età di 12 anni!

Ciò che non è sufficientemente riconosciuto è che la crescita di maturazione più lenta è sulla schiena, quella struttura orizzontale che non è, per definizione, così forte come le strutture verticali delle gambe. Così non solo la colonna vertebrale è “ la più lontana da terra” secondo la massima della Dr. Bennett ma ha in più lo svantaggio di essere strutturalmente più debole in termini di sopportazione del peso. Questo naturalmente non significa che sovraccaricare le gambe sia meno dannoso. E il sovraccarico non deriva solo da un troppo precoce e inappropriato lavoro fisico, per questo dobbiamo solo guardare le gambe dei giovani cavalli da corsa, può derivare anche da una sovralimentazione.- Pensate a quei grossi giovani cavalli così amati in tante manifestazioni, o al puledro supernutrito che fa troppo poco esercizio fisico. Quando i cavalli sono montati e cavalcati troppo giovani, sviluppano quella brutta e altamente inefficiente groppa “ che scivola in giù”:

Molti cavalli sono allevati in modo da sembrare più maturi di quello che sono in realtà oppure secondo un detto tradizionale si dice che sono “ precoci “, ma ciò semplicemente non è vero, sono tutti immaturi e non sono pronti per il lavoro sia fisicamente che mentalmente prima dei 5 o 6 anni d’ età. I cavalli molto giovani che iniziano lavoro e gare, per non parlare delle corse, sono i cavalli che finiscono per essere “ buttati via “ o venduti a poco prezzo a un’età ancora molto giovane, alcuni 4 o 5 anni; sono i cavalli da dressage o da salto che sono finiti e bruciati fisicamente all’età di 8 0 10 anni, i cavalli che hanno problemi a non finire e passano da un proprietario all’altro, da una scuola d’equitazione all’altra, sempre più costosi in termini veterinari, sempre più un peso per il portafoglio, il tempo e la pazienza del loro proprietario.

La mentalità “ usa e getta “ inizia coll’avviare all’attività cavalli troppo giovani, con la necessità e la bramosia di farli lavorare vincendo e guadagnandosi il loro mantenimento. Questa mentalità è non solo sostenuta ma anzi creata dalle associazioni che organizzano spettacoli e competizioni e da istruttori e giudici.

C’era una tradizione nell’Inghilterra dei vecchi tempi, ancora mantenuta da alcuni ma ignorata da molti, per cui si prende un puledro dalla nascita, gli si insegna le regole basilari delle buone maniere, come essere portato, nutrito, come farsi pulire i piedi, e così via via lo si abitua alla sella anche all’età di 2 o 3 anni sottoforma di gioco per cui la sella o la coperta o la cinghia vengono posti sulla groppa e il sottopancia tirato con cautela; quindi il puledro impara a camminare con la sella sulla schiena; si potrebbe anche montarci sopra a 4 anni ma cavalcando per non più di20 minuti per volta, magari facendo una passeggiata leggera al passo e trotto con un compagno che fa da maestro, procedendo su linee rette, nessun lavoro su circoli pesante per le giunture; poi lo si mette al pascolo e alla vita di gruppo fino all’età di almeno 5 anni…Solo allora può cominciare qualcosa lontanamente somigliante a un “ lavoro serio” , ed anche questo deve essere fatto molto lentamente, per arrivare molto molto gradualmente al “ lavoro pieno” a 6 anni o anche dopo.

Esaminiamo più da vicino il commento di W. Seunig al principio di questo articolo: egli parla di un cavallo molto giovane e poi, facendolo rimarcare, dichiara che intende da 3 anni e mezzo a 4! Quanti cavalli vediamo oggi già totalmente rovinati a quell’età dalla pressione e lo stress di un lavoro tropo precoce e duro? Cosa ci dice questo sui giovani cavalli presentati alle “Futurities”? ( corse dove i cavalli devono essere iscritti molti mesi prima o appena nati). Per essere competitivi questi cavalli devono iniziare- e lavorare molto duramente con sella e cavaliere- anche molto prima dei 2 anni!

Un altro punto strettamente legato a questo argomento è il fatto che così tanti puledri non hanno la possibilità di sviluppare,tendini e legamenti forti poiché sono rinchiusi in piccole stalle e raramente se non mai vengono portati fuori a giocare, correre, rotolarsi, sgroppare,tutti elementi essenziali in un corretto sviluppo di ossa sane e forti. Nessuna meraviglia dunque che gli animali siano resi,da uomini inconsapevoli, ancora più tragicamente suscettibili alle malattie di cui soffrono tutti i cavalli che cominciano troppo giovani, sindrome navicolare, spavenio, schinelle, problemi articolari del garretto, problemi alla grassella, artrite, per menzionare solo i problemi fisici.

Circola molto denaro intorno ai cavalli in molti settori degli sport equestri, e dove c’è denaro e tornaconto c’è poca speranza che sia udita la voce di protesta alla violazione del corretto sviluppo, o per la protezione degli interessi del cavallo, non parliamo poi di essere presi seriamente. Ma almeno aumentando la consapevolezza di ciò che deriva da tutto questo, più persone possono scegliere di prendere l’addestramento dei loro giovani animali molto più lentamente e di spendere i primi anni costruendo con cura l’èducazione del cavallo – fisica , mentale, comportamentale, emotiva - attraverso la miriade di attività e metodi di addestramento disponibili che rendono questo lavoro non solo un divertimento per entrambi, uomo e animale, ma anche qualcosa di molto gratificante, qualcosa che continua a fiorire sviluppare e che mantiene tutto il colore e la sostanza molto dopo che i nastri e le rosette sono sbiaditi e decaduti. Un cavallo che è stato addestrato gradualmente in questo modo sarà una gioia da gestire e cavalcare, avrà una vita lunga e sana e una vecchiaia confortevole, mentre il suo proprietario potrà guardarlo negli occhi ogni mattina in uno spirito di onesta collaborazione.

Gli articoli e le ricerche del Dr. Bennett sono liberamente accessibili sul suo sito web –per una esposizione più estesa dei fatti in questione e alcuni diagrammi molto illuminanti, vedi:

www.equinestudies.org/ranger_2008/ranger_piece_2008_pdf1.pdf (PDF, 2.1 MB)»

Titolo originale: How young is too young?.....Tradotto dall'inglese da Bruna Nin e Susan Garvin, precedentemente pubblicato in Horses for Life (Volume 43 2009) www.horsesforlife.com/GarvinIsHowYoungIsTooYoung»


16 ago 2011

Equi-frontalieri

Come promesso in passato, riporto qui le informazioni e le mie esperienze riguardo i viaggi dalla Svizzera in Italia con i cavalli.


Prima di tutto é bene specificare che il cavallo é considerato un "bene commerciale", su cui esiste dunque dazio doganale per un espatrio definitivo.

Quello che interessa a noi "equi-frontalieri" é invece la cosiddetta esportazione temporanea.

Iniziamo dai documenti necessari:

- passaporto della fsse con: vaccinazioni regolari, antirabbica fatta da almeno tre settimane, coggin test da meno di un anno

- Carnet A.T.A.

- Eventuale fotocopia del contratto di vendita o assicurativo (se presente), per testimoniare l'effettivo valore del cavallo (in caso di rogne)

- Autorizzazione a utilizzare il mezzo di trasporto (rimorchio o camioncino) anche all'estero, se non é di nostra proprietà

Il passaporto é ormai obbligatorio in Svizzera per tutti i cavalli, per i ritardatari ricordo che bisogna stampare dal sito della federazione il foglio di richiesta per il passaporto e pagare in anticipo, per spedire il tutto alla federazione che manderà in un paio di giorni il passaporto vuoto. A quel punto si contatta il veterinario, che provvederà a fare la visita di riconoscimento e a spedire alla federazione il passaporto compilato. La federazione metterà il timbro e lo spedirà completo al proprietario.

Per il Carnet A.T.A. la faccenda si complica. Diciamo che ci sono due possibilità per averlo, una legale e una un po' meno.

Si può:
1. ottenere il carnet dalla Camera di Commercio (io ero andata all'ufficio di Lugano), costo: 90.- franchi.
 Questa é la soluzione più legale, perché tutto é a nome del proprietario del cavallo. È necessario però "congelare" in banca la somma equivalente al 35% del valore del cavallo, dunque una somma piuttosto cospicua. I soldi servono come assicurazione, nel caso il cavallo non torni in Svizzera o succeda qualcosa di "losco". Vengono "scongelati" alla riconsegna del carnet.

2. ottenere il carnet rivolgendosi a qualche ditta di spedizioni che possiede un numero indefinito di carnet, costo: 370.- franchi (o più, a seconda del numero dei cavalli e del loro valore).
Questa é una soluzione "politica", poiché il proprietario del cavallo diventa il "rappresentante" della ditta di spedizione. Permette però di viaggiare per un intero anno senza congelare nessuna somma.

Per ottenere il carnet in entrambi i casi serve il passaporto del cavallo e tutti i suoi dati. Ricordatevi che se non siete il proprietario del cavallo, dovete farvi aggiungere al carnet la procura per utilizzarlo!

Ricordate di far mettere nella lista anche il materiale che vi portate, con un valore approssimativo di 1000 franchi, così siete regolari anche per i finimenti.

Una volta in mano, prima del primo viaggio bisogna andare alla dogana commerciale e "aprire il carnet", ovvero farsi mettere un timbro e un numero sulla pagina principale. Non é necessario portare il cavallo! A meno che si decida di aprire il carnet direttamente il giorno del primo viaggio.

Per il viaggio, é necessario compilare i fogli di viaggio, che non sono i primi fogli gialli e bianchi (che sono quelli da far compilare e timbrare in dogana!) ma gli ultimi.
Per ogni viaggio ci sono 4 fogli: uscita dalla svizzera, entrata in italia, uscita dall'italia, entrata in svizzera. Sono tutti da compilare nello stesso modo, verranno staccati e tenuti in ogni ufficio della dogana.

- Proprietario e rappresentante (noi o la ditta e noi)
- utilizzo del bene: ricordatevi di scrivere la VERITÀ, ovvero se uscite per una gara, per uno stage, per una passeggiata, per una visita veterinaria....e ricordate che non tutto é ammesso, per questioni particolari rivolgetevi all'ufficio delle dogane, hanno la lista completa delle motivazioni plausibili per le esportazioni temporanee dei cavalli.
- mezzo di trasporto: mettete il tipo di mezzo (rimorchio o camion) e il numero di targa
- dettagli dei beni: mettete il nome del cavallo e il numero di passaporto
- dichiarazione di esportazione temporanea: mettete i numeri corrispondenti ai cavalli e al materiale che stanno uscendo con quel viaggio (la lista é dietro il foglio)
- in fondo a destra, luogo data e firma.

Se non uscite con tutti i cavalli, ricordate di tirare una riga sui cavalli che restano a casa nella lista dietro il foglio e correggete i valori totali in fondo alla lista.

L'unico possibile problema che potete incontrare é che la motivazione non sia plausibile: se scrivete che lo portate in una nuova scuderia (o peggio mentite e scrivete che andate in gara) e pensate di poter fare un viaggio all'anno per rifare il carnet, tenendo così il cavallo a vivere in Italia, vi sbagliate di grosso! non é fattibile e i doganieri sanno bene di che business si tratta, dunque probabilmente vi metteranno una data obbligatoria di rientro (LO POSSONO FARE!!).

Unica eccezione é per l'allevamento: un puledro può restare un anno all'estero per crescere e, a quanto ho scoperto, anche per essere addestrato, senza dover fare l'esportazione definitiva.

Il contratto di vendita o un documento che attesta il valore del cavallo (qualsiasi esso sia) é utile solamente in caso ci si imbatta in qualche doganiere rompiballe (purtroppo ce ne sono) che non si fida del valore dichiarato sul carnet.

L'autorizzazione a utilizzare il mezzo di trasporto invece é importante soprattutto in Italia. Ricordate che é necessaria anche se il mezzo é intestato a un vostro parente!

La mia esperienza personale negli ultimi due anni é tutto sommato positiva, se posso permettermi di dare un consiglio, la dogana migliore in assoluto per la questione cavalli é Stabio-Gaggiolo.
Oltre ad essere molto comodo il posteggio (é dritto), i doganieri sia svizzeri che italiani sono molto cordiali e simpatici, gli addetti ai carnet sono veloci (in Italia devono ancora scrivere tutto a mano nei registri!!!) e controllano il cavallo quasi piu per amore dell'animale che per lavoro.

Esperienze negative invece alla dogana di Chiasso autostrada, soprattutto dalla parte italiana. Sono addirittura stata insultata da un finanziere mentre cercavo posteggio. Lentissimi in ufficio e molto sospettosi.

Calcolate comunque che un buon 10 minuti (se c'é colonna anche 20) in ufficio lo dovete passare, se non avete la certezza che il cavallo sarà tranquillo portatevi sempre un compagno di viaggio che possa controllare mentre siete via.

Purtroppo so che l'abitudine dei miei "colleghi di espatrio" é quella di essere piuttosto scortesi e sulla difensiva, quando si apprestano a passare il confine con il loro equino. Ricordatevi che i doganieri stanno facendo il loro lavoro e che se li rispettiamo e non infrangiamo le regole, tutto filerà liscio allegramente.

29 giu 2011

Passeggiando

Il blog é poco aggiornato ultimamente, perché il lavoro attuale é di conferma di quanto imparato finora.

Tuttavia c'é qualche novità: spinta dalla necessità di far camminare Diamante su terreni più duri per la salute degli zoccoli, ho iniziato a portarla a fare delle belle passeggiate su terreni vari di circa 45 minuti al giorno, inizialmente a mano e finalmente anche a sella, accompagnate da un'amica con un cavallo tranquillo.

Tutto si é svolto senza particolari problemi!

In attesa di progredire con il lavoro di addestramento, pubblicherò qualche articolo interessante sulla gestione del cavallo nel modo più naturale possibile.

Inizio con un articolo tratto dal sito della gentilissima Susan Garvin, www.esserecavallo.com



Eticità e convenienza

Le riflessioni espresse in questo articolo sollevano questioni etiche e morali che sono troppo complesse per essere sviscerate in questa sede.

Mi riferisco alla scomoda questione di quando l'ignoranza diventa “volontaria ignoranza”, quando l'adesione alla tradizione smette di essere un modo di onorare quelli che sono venuti prima di noi e diventa una scusa per non cambiare perchè i cambiamenti spesso non sono convenienti.

Specialmente nel mondo del cavallo dove la gestione del cavallo è stata finora totalmente basata sulla convenienza per l'uomo senza nessun reale riguardo per i bisogni e gli istinti del cavallo.

Dov'è il confine?

Chi sono io per dire che tu, o lui, o lei l'avete oltrepassato?

Cosa so dei tuoi motivi, del suo? Cosa ne so veramente?

E chi sono io per dire che X è volontariamente ignorante  mentre Y è ignorante e basta e come tale deve essere scusato?

Non ho nessuna pretesa di affrontare qui quest'argomento o dare una risposta, ma è bene fare chiarezza prima di iniziare un ragionamento che io spero sia letto come una  di riflessione più che un’accusa.

Devo però dire che io considero molte persone appartenenti alla categoria dei Volontari ignoranti: il modo in cui vivono, le cose che dicono, il sentirsi portatori di una profonda conoscenza a cui fanno riferimento quando gli conviene, così che ogni lacuna è sospetta: come fai ad essere tanto illuminato in questo campo e non in quell'altro?

Così aperto e moderno lì ma non quì?

Nei miei incontri con gente del mondo dei cavalli noto che non è la mancanza di sensibilità, di conoscenza o di abilità quella di cui soffrono i cavalli ma della totale mancanza di pazienza e di volontà: le persone non vogliono sapere cosa è sbagliato, cosa c'è che non va con il cavallo, ma vogliono solo un rapido “mettere a posto”. Ci sono molte aree dove questa sorta di attitudine è rampante e sorprendentemente ovvia.

Premessa: troppi cavalli sono ‘iniziati’ – o domati - troppo giovani, montati in modo troppo duro, e con ‘equipaggiamenti-scorciatoia’ redini di ritorno, redini di lato, abbassa-testa, speroni….

Non solo sono svezzati troppo presto, causando ogni sorta di problemi emozionali e l’incapacità di relazionarsi con altri cavalli, ma successivamente sviluppano ulteriori problemi come schiena dolorante derivante da una sella che non gli veste bene; monta sconsiderata (o decisamente pessima); bocca dolente; problemi muscolari, tendinei e legamentosi.

I loro problemi mentali e comportamentali peggiorano per le cause di cui sopra, ed in più perchè sono usati come macchine e non gli è mai permesso di comportarsi come cavalli (rotolarsi nel fango, giocare con altri cavalli, sgroppare e nitrire galoppando in un grande campo pieno di sole, mangiare e bere con la loro testa giù ed il loro collo lungo lungo, e così via).

Aggiungiamo la cattiva politica alimentare che vede cavallli in box per 24 ore su 24, montati al massimo un’ora al giorno, alimentati con chili di cereali pieni di amido altamente energetici e poco fieno: una combinazione letale per il benessere fisico e mentale del cavallo.

PERCHE'?

Secondo me, molte persone, anche quelle che abbracciano una “Natural Horsemanship” fatta secondo principi propri dell’addestramento e della monta, trovano molto più conveniente rimanere legati alla tradizionale gestione del cavallo- quella di cui ho parlato sopra.

Perchè dare il fieno crea disordine e potrebbe dare un ventre tondo e che deve essere messo più volte al giorno quando puoi dare un secchio di cereali due volte al giorno e ti eviti pure la pancia tonda?

Ed è certamente seccante trovare il tuo cavallo coperto di fango o con un ferro perso nel fango, o dovere andare a prenderlo in un paddock invece di trovarlo pulito e lucente nel box.

La possibilità di trovare compromessi perfettamente funzionanti (il cavallo può indossare un coperta impermeabile, vivere dove ha sia una stalla che un accesso ad un paddock) trova delle resistenze, sulla base di argomenti sempre più deboli che alla fine rivelano solo una mancanza di volontà nel confrontarsi con le difficoltà legate alla prospettiva della salute e benessere del cavallo.

Questa è volontaria ignoranza e me lo prova il fatto che la stessa persona non ammetterebbe mai apertamente “si, lo so che il cavallo sta soffrendo, ma in questo modo per me è più conveniente...peggio per il cavallo!”- ed anche se lo ammettesse (ne ho incontrate persone così!) la conclusione è la stessa - lo so che sarebbe meglio in quell'altro modo ma scelgo di mettere quello che so da parte e cercare deboli scuse, così da poter andare avanti nello stesso modo.”  “Sai”, mi ha  detto qualcuno recentemente “ il mio cavallo è tanto più felice nel suo box 24/7, sai nei campi è freddo in inverno e pieno di mosche d'estate.”  Così il suo cavallo guarda a muri vuoti attraverso le sbarre del box, sognando l'erba gelata o le sieste nel sole pigramente agitando la coda con i compagni per tenere le mosche lontane...

Altro esempio….perchè alimentare un giovane cavallo e pagare il veterinario per altri due anni, per permettere ad un giovane cavallo di maturare?  Perchè non addestrarlo e venderlo velocemente così da risparmiare un sacco di soldi?

E puoi sempre giustificarti perchè il mondo della competizione dice che devi fare così: si, le persone che dovrebbero proteggere i diritti del cavallo sono complici del loro maltrattamento. Si, le persone che si propongono come giudici, presidenti di associazioni, organizzatori di concorsi, dovrebbero anche proporre standard di benessere del cavallo ed incoraggiare una migliore gestione piuttosto che incoraggiare pratiche egoistiche e crudeli.

Gli istruttori non dovrebbero incoraggiare gli studenti a conformarsi a regole che danneggiano i cavalli che hanno in cura, ma c'è il vile denaro, non è così? ”E' il mio modo di guadagnarmi il pane”dicono”non posso rischiare di andare contro il mercato!”

E queste persone non hanno forse un dovere morale nei confronti degli allievi e dei cavalli di cui sono responsabili? E la sottomissione al mercato non è forse un altro esempio di auto-convincimento di ciò che è conveniente invece di ciò che è giusto? Perchè sono loro ed i loro allievi il “mercato”,  e quindi stanno usando un argomento specioso per difendere quello che non avrebbero mai il coraggio di proclamare ad alta voce: affermare che è giusto rovinare un giovane cavallo per tutta la vita semplicemente in nome delle competizioni e dei soldi. Perchè è questo quello che fanno.

Abbiamo tutti incontrato queste persone (siamo tutti state persone così?), persone che giustificano qualsiasi loro scelta e, quando la scelta cambia, cambia anche tutto il repertorio di scuse e ragioni...

Il solo problema con tutto questo è che è sempre il cavallo a pagare, con la sua salute, la sua felicità, la sua generosità tanto tragicamente malposta.

Come è facile entrare in - e soprattutto chiamarci fuori da - queste questioni con le parole!

Specialmente con cose vicine al nostro cuore, cose che vogliamo per noi. Anche se dobbiamo negare quello che abbiamo davanti ai nostri occhi, anche se ci contraddiciamo da un giorno all'altro.

Io personalmente conosco molti cavalli che sono nel maneggio dove io tengo il mio, che sono stati visitati dall'osteopata perchè i proprietari avevano notato un calo nelle prestazioni, che c'era qualcosa che non funzionava.

Furono dati consigli per la spina baciata, la schiena dolorante, i posteriori doloranti e il collo dolorante. Fu consigliato un regime di esercitazioni per rendere possibile il recupero.

Ma nemenno un proprietario seguì quei consigli, tutti trovarono qualche ragione per fare l'opposto di quello che era stato consigliato.

L'osteopata aveva consigliato in ben due casi di lasciare il cavallo in un paddock per le 24 ore  successive al trattamento  ed in altri due casi aveva detto che il cavallo non avrebbe dovuto essere montato per i successivi tre mesi.

Nel giro di 30 minuti il gentile, sofferente stallone arabo non solo era stato montato con una sella troppo grande per lui ma anche fatto lavorare duramente: sliding stop, spin, girate, galoppo... perchè?

Il giorno successivo alla giumenta con il bacino storto, schiena dolente e serie schinelle ai piedi anteriori era sul campo di salto ostacoli.

Perchè?

Il proprietario non voleva credere a quello che l’osteopata aveva detto, erano scioccati all'idea di dover pagare tutti quei soldi per un cavallo che non potevano montare, così decisero che l'osteopoata era incompetente e che l'osteopatia equina non è una pratica valida. Gli avevano rubato dei soldi.

Quello che volevano in realtà era “aggiustare” il cavallo con qualche piccola manipolazione e qualche colpetto qui e lì...

vi potrei dare altri esempi anche solo dal mio maneggio e sono certa che chiunque legga questo articolo può trovarne altri…molti altri, decine di altri.

Io credo che parte della colpa  sia da attribuire non solo alle associazioni per la competizione ma anche ai veterinari  ed a quelli che educano gli istruttori. Troppe volte accettano questa attitudine nei loro clienti invece di educarli ad abitudini migliori.

Alcuni veterinari ci provano ma scoprono che urtano un muro: eppure se avessero l'appoggio delle loro associazioni otterrebbero certamente più risultati.

Molte informazioni importanti potrebbero essere date: più insistenza sul tenere il cavallo fuori,sul foraggio, sul riposo o su un gentile lavoro in mano.

Più attenzione potrebbe essere prestata ad esempi di gestione che riconoscono gli elementari bisogni degli equini e dei rischi nel metterli al lavoro troppo presto. Ma spesso i veterinari e gli istruttori sono della stessa opinione del cliente, che è quella di far rientrare in allenamento il cavallo il prima possibile, come se tutti i cavalli fossero corridori da 1000 euro al giorno...

Questa impazienza da come risultato cavalli che dovrebbero essere lasciati al prato per 6 mesi o anche un anno e poi rieducati da principio, i quali invece finiscono schiaffati in equipaggiamenti più restrittivi e messi a regime di allenamento ed i loro problemi aumentano... e sono picchiati (fisicamente o mentalmente o tutti e due).

Molti sono incurabilmente zoppi a 15 anni (se gli va bene, altri prima) e passano il resto della loro vita passando da proprietario a proprietario, scuola a scuola, fino a diventare “carne” (se sono fortunati) o (semi-) abbandonati nei campi.

“Cosa potevo fare?” frigna la proprietaria, mentre carica il cavallo sul van del commerciante” non posso permettermi due cavalli, HO DOVUTO ( notare il DOVUTO) venderlo a chiunque lo volesse così da poterne comprare un'altro da montare?- cosa è questo se non auto-convincimento della più immorale ed egoistica specie? Una cecità imposta per auto-giustificarsi nella scelta più auto-conveniente?

Molte persone non vogliono cambiare, molte credono (per convenienza) che non possono cambiare, anche alcune religioni lo dicono, siamo nati così e così dobbiamo vivere e morire.

E poi cambiare fa paura. Pensate al cambio che dovrebbe esserci se decidessimo di rispettare i cavalli realmente e sinceramente...denaro buttato, coccarde sulla testiera di qualcun'altro... molte persone faranno ogni cosa, crederanno ogni cosa, si convinceranno di qualsiasi cosa pur di negare la necessità o la giustezza di un cambiamento. E' terrorizzante  osservare noi stessi mentre cambiamo, il cambiamento dell'immagine di noi stessi, sembra di perdere noi stessi nel processo, gli altri non ci riconosceranno o ci respingeranno e  metteranno in ridicolo il nostro nuovo io.

Mentre a molte persone non piace cambiare se stessi, queste stesse persone sono però fin troppo felici di cambiare il loro punto di vista su altri così da poter continuare a mantenere i loro dubbi standard.

Vediamo attraverso la storia ed in molti pregiudizi che sono ovunque nel mondo, la manipolazione delle nostre menti attraverso la manipolazione del linguaggio, la de-umanizzazione delle persone, chiamate beffardamente animali, stupidi, idioti, subumani, bestie, maledetti, inferiori, stupidi  da chiunque voglia renderli senza importanza, classificandoli come tutto tranne che esseri umani dotati di sentimenti. Anche chiamando le cose con il nome sbagliato.

Se mi identifichi come una minaccia, come uno scroccone, puoi anche accusarmi di comportamento immorale invece di ammettere che la mia terra è usurpata e che io sono terrorizzato e in disperato bisogno di sicurezza per me ed i miei bambini, e che tu hai l'umana responsabilità di cercare di comprendermi, sono un rifugiato che ha perso ogni cosa.

Tu puoi sentirti sicuro nella tua superiorità morale, non è perchè il mondo è ingiusto e sbagliato ,è perchè io, il rifugiato, ho torto, sono una vergogna- con questo è molto più semplice avere a che fare e reagire.

Quando si tratta di animali sono applicate le stesse regole - o negare la pura verità o ridefinirla in modo che lasci mano libera.

E' conveniente rifiutare di ammettere la capacità di un animale di avere quelli che sono chiamati i più “alti” sentimenti, tirarli fuori dal mercato degli animali e perciò distinguere gli umani dai basilari sentimenti animali, così da poter trattare gli animali in modo inumano ed ignorare i bisogni più istintivi e la loro capacità di soffrire e l’autenticità di questa sofferenza.

Da questo si procede alla trivializzazione di ogni sentimento umano che possa interferire negli obiettivi egoistici.

E' da notare che la maggior parte dei cosiddetti attributi “femminili”(nel senso di yin e yang) sono considerati validi quando non si intromettono nel mondo più grande o più “importante”.

Perciò compassione, considerazione, rispetto per i bisogni degli altri, animali inclusi, diventa un derisorio insulto nella bocca di chi non vuole vedere inquinate  da questi concetti le acque del mondo competitivo e basato sulla dominanza.

Queste nobili parole quando conviene si trasformano in “svenevole sentimentalismo, utopistici sogni o sdilinquimenti new-age da femminuccia”.

Per questo molte persone esitano a esprimere o difendere dei principi per paura di essere derisi.

Uno scherno che è riversato anche sul “non esperto” che osa sfidare i riconosciuti campioni di ogni disciplina, sport, professione o altri campi di attività.

Bastoni e pietre, dice il vecchio adagio, possono rompere le mie ossa, ma le parole non mi faranno mai del male.

Come si può dire una cosa simile?
Parole, linguaggio, sono le più forti e devastanti armi perchè tutti danno le parole per scontate, sono parte di noi,come respirare e noi dimentichiamo che possono essere così insidiose, i loro colpi cosi dissimulati,i loro veri scopi così nascosti...

Titolo originale: Ethical Convenience (Editorial) October 2007. Tradotto dall'inglese da Bruna Nin e Susan Garvin, precedentemente pubblicato in Horses for Life (Ottobre 2007) www.horsesforlife.com/EthicalConvenience»

13 mag 2011

Certi giorni che....

Con i puledri ci sono giornate in cui, soprattutto dopo qualche lezione o stage, si parte pieni di idee e di programmi e si finisce a lavorare mezz'ora attorno a un ballone di fieno appoggiato di fianco a un pollaio che si é trasformato per l'occasione in un orribile mostro bavoso.

Poi ci sono certi giorni in cui si arriva e si pensa "magari oggi non la monto", ma si sella lo stesso e si va in campo con tutto il necessario.

Si inizia con i soliti esercizi e tutto va bene. Poi si lavora un po sugli spostamenti laterali e nessun problema.
Allora si sale in sella, al passo e al trotto, si fanno transizioni, alt, passi indietro, cambi di direzione, volte....tutto in collare e senza stick.

Poi si galoppa, a redini lunghe, lungo tutto il maneggio, senza variazioni di andatura, facendo volte e transizioni solo con il peso del corpo e la voce.

Ecco, é in questi "certi giorni" che l'addestratore alle prime armi capisce di essere sulla strada giusta e vede un piccolo scorcio di quello che il suo puledro sarà quando raggiungerà l'età matura...

...e si rincuora.

8 mag 2011

Il galoppo vien...galoppando

Ora che il cavallo ha appreso a seguire bene la pista del maneggio e le direzioni sia al passo che al trotto, si può iniziare a galoppare non solamente in grandi circoli ma lungo tutta la pista.

Ogni volta che il cavallo cerca di accelerare, non bisogna cedere alla tentazione di tirare ma é necessario bensì fare un circolo (non troppo piccolo).

Per correggere la direzione, é sufficiente usare lo stick come é sempre stato fatto in precedenza.

Se si ferma al trotto ripetere subito la richiesta, non é importante ora che la partenza sia perfetta, ma che sia chiaro che l'andatura va mantenuta.

Soprattutto al galoppo si nota la mancanza di equilibrio del puledro, che tende a correre, fermarsi e sbandare, facendo assumere al binomio la buffa impressione di una coppia di ubriachi!

Purtroppo però l'unico modo di insegnare al puledro a galoppare é....galoppare, galoppare e galoppare!

Dunque continuando a esercitarsi, senza lasciare che si fermi a suo piacimento o che vaghi per il maneggio senza meta o peggio che si metta a fuggire, piano piano si costruirà anche questa andatura e poi si potrà passare a qualche cosa di più complesso.

12 apr 2011

Spara al cattivo

Proseguendo nel lavoro e ampliando gli spazi, può capitare che il puledro tenda, lungo la pista, ad accelerare o a voler correre verso l'uscita o verso un punto del maneggio.

Per insegnare al cavallo a mantenere la pista con un andatura regolare senza instaurare una lotta, si può provare il seguente sistema: camminando lungo la pista, ogni volta che il puledro inizia a accelerare si gira verso la staccionata e si cambia di mano.

È importante girare verso la staccionata, per non lasciare la pista e per far ruotare su se stesso il cavallo.

Si può ripetere se necessario anche al trotto: più ha tendenza a correre, più i cambiamenti di mano devono essere ravvicinati, finché non sarà ben chiaro al cavallo che se cammina tranquillo lungo la pista nessuno gli chiede niente, se invece corre dovrà fare qualcosa (di relativamente scomodo per lui).

È importante essere completamente passivi quando cammina bene lungo la pista ma essere tempestivi nei cambiamenti di mano ogni volta che é necessario.

È un modo piuttosto chiaro per il puledro, senza doversi scontrare e creare magari una difesa.

27 mar 2011

L'ambientamento

In natura un branco é formato da elementi che tutto sommato "si sono scelti" e un individuo non gradito può venire allontanato dal branco.
Questo formerà un nuovo branco con altri "scapoli" o troverà un branco in cui é accettato.

Quando invece é l'uomo a formare un branco, non si può partire dalla romantica idea che tutto andrà a meraviglia perché "finalmente" il nostro cavallo può vivere secondo natura.

Prima di tutto c'é il discorso dell'esperienza, delle abitudini e della socializzazione del cavallo.
Diamante ha sempre vissuto in branco, sempre all'aperto. Sa comunicare, sa regolarsi e sa che con certe condizioni atmosferiche é meglio stare al riparo. Sa che il cibo é a disposizione e non si deve ingozzare.
Come si potrebbe paragonare questa situazione con quella di un cavallo che per dieci anni ha vissuto in box, che dallo svezzamento non ha più toccato un altro suo simile? Che non ha mai preso una goccia di pioggia in testa e ha sempre avuto il fieno razionato due ore al giorno?

La gestione naturale resta in assoluto la soluzione migliore per ogni cavallo, ma é importante rendersi conto della situazione del proprio cavallo per organizzare un ambientamento adatto, in tempi più o meno lunghi.

Altrimenti si corre il rischio di trovarsi il cavallo pelle e ossa, stressato, ammalato o ferito.

La seconda cosa da tenere bene a mente é che il cavallo potrebbe non venire accettato in quel branco.
Quindi bando agli egoismi, é vero che la scuderia deve piacere anche a noi cavalieri, ma per prima cosa deve star bene il cavallo.
Quando ho portato Diamante nella nuova scuderia, ho detto ben chiaro "proviamo!" ed era sicuro che se le cose non si fossero messe al meglio per lei con i nuovi compagni, avrei cercato altre soluzioni.

Lei é stata accettata subito da tre componenti del branco, mentre da una femmina sua coetanea ha dovuto subire parecchi attacchi.
Ora, a distanza di un mese, si direbbe in quel branco da sempre.

Dal punto di vista addestrativo-comunicativo con me, i primi giorni sono stati piuttosto difficili.
Era obbediente, agli ordini, eseguiva ogni richiesta velocemente ma la sua attenzione e i suoi pensieri erano sempre rivolti verso il branco.
Questo rappresenta un rischio in un cavallo, perché se abbiamo l'impressione che la sua testa non sia al 100% con noi, possiamo aspettarci di tutto.

Fortunatamente l'aiuto di Antonella non ha tardato ad arrivare e lavorando molto sugli spostamenti di spalle e anche e permettendole di buttare fuori tutte le energie e lo stress con il lavoro con la sette metri, tutto é tornato alla normalità, anche se la "componente branco" resta un punto in più a cui fare attenzione nel nostro lavoro d'ora in poi.