27 feb 2011

Una nuova avventura

Conclusa la prima grossa fetta di addestramento, si torna in patria per proseguire la vita insieme, crescendo e confermando le cose imparate fino ad ora e progredendo pian piano l'addestramento verso i primi rudimenti di monta classica.

Non essendoci un meritevole modo di ringraziare Antonella, Emidio e tutti gli amici di Un Posto Felice per questa splendida esperienza, preferisco lasciare "la parola" a Antonella stessa, pubblicando questo articolo scritto di suo pugno riguardo la nostra esperienza.


"Premetto : non sono un  addestratore e non voglio assolutamente arrogarmi titoli che non mi competono.
Sono però un istruttore e, come tale, per passione e per coerenza, ho sempre cercato di approcciarmi alla più vasta gamma di esperienze, in modo da essere in grado di valutare le situazioni da più prospettive e, in questo modo, di essere veramente d'aiuto ai miei allievi. 
Addestrare un puledro è uno dei momenti più delicati poichè proprio  dalle primissime esperienze si è in grado di modificare (in positivo o negativo)  l'atteggiamento che il cavallo nutrirà in futuro verso ciò che gli verrà proposto dall'essere umano e che lo stesso cavallo porterà dentro di se per tutta la sua vita.
Non si tratta quindi solo di "mettere la sella" e salire (se si è fatta una adeguata preparazione quello sarà un momento veramente semplice da affrontare per il cavallo) ma si tratta di instaurare un primo ma importantissimo dialogo con il puledro.
Più questo dialogo sarà, agli occhi del puledro, di semplice comprensione e facile attuazione e più la nostra opera educativa penetrerà a fondo e ci aiuterà ad avere in futuro un cavallo comprensivo e collaborativo.
Si delineano ben presto le reali doti che il bravo addestratore dovrebbe possedere: idee chiare su come procedere  ma grande sensibilità nel capire la situazione che si trova di fronte in quel preciso momento; saper riconoscere e valutare lo stato emotivo dell'equino in modo da poter sempre, con sapienza ed elasticità, cambiare rotta senza perdere di vista il risultato finale che non risiede tanto nell'esecuzione di uno specifico esercizio o nel raggiungimento di un particolare traguardo ma risiede NELL'ATTEGGIAMENTO con cui il puledro, alla fine della sessione di lavoro, risponderà alle richieste.
Personalmente, mano a mano che la mia esperienza diventa più grande e profonda, riscontro tante similitudini tra l'arte di istruire e quella di addestrare e capisco che la vera sfida sta nel riconoscere le difficoltà di chi ci sta di fronte (che sia puledro o essere umano) e saper costruire il cammino più personalizzato e diretto possibile in modo da far sentire l'interlocutore  prima di tutto a proprio agio ed in grado di poter affrontare passo passo queste difficoltà, siano esse di natura emotiva, mentale o fisica.
Semplificare, scomporre, ripetere, premiare ed essere veramente chiari sin da subito su cosa NON si può transigere sono le vere chiavi del successo.
Il cavallo deve prima di tutto apprendere (e questo, a onor del vero, dovrebbe essere fatto ben prima del momento della doma) semplici regole di convivenza come: non opporsi alle pressioni, non invadere lo spazio personale di chi sta attorno, stare fermo.
Da queste piccole ma grandissime buone abitudini può nasce l'iter addestrativo; mattone su mattone l'addestratore andrà a posare sempre più elementi, più difficoltà ed il tutto sarà gradualmente appreso e assimilato    senza più presentare difficoltà nel futuro.  
Quando si parla di puledri il mio ricordo più importante è stata sicuramente l'esperienza vissuta nell'addestrare Platino (e chi non conosce Tatino??), questo essere arrivato a me dalla selvaggia Maremma, con le sue forti emozioni, la sua forza ma anche la sua grande fragilità mi ha  affinato nell'arte di capire, mi ha messo di fronte al fatto compiuto che prima di valutare COSA Lui doveva imparare era meglio che io imparassi  a capire CHI avevo di fronte.
E niente è stato (soprattutto all'inizio) facile ed idilliaco, in tanti momenti io ho avuto paura di Lui, ho percorso la strada di casa con le lacrime agli occhi, pensando di non essere all'altezza del compito, di non essere giusta, ma man mano che andavo avanti imparavo a capirlo e ad amarlo.
Non mi vergogno a dire che ho acquistato Platino nel Settembre 2006 e ci sono salita la prima volta a Marzo dell'anno dopo.
In quel lasso di tempo ho sperimentato tutte le emozioni, le frustrazioni, le gioie e le difficoltà che ora vedo in tante persone che si rivolgono a me come insegnante e, in questo modo, sono in grado veramente di aiutarle perchè posso capirle e, avendo già percorso quella strada, so cosa li può veramente aiutare.
Quindi, GRAZIE TATINO MIO!!
Nel suo cammino con Diamante Silvia ha fatto una scelta difficile ma giusta, ha deciso di addestrare personalmente la sua cavalla ma essendo seguita passo passo, senza lasciare nulla al caso.
Come al solito è stata una allieva modello, abbiamo proceduto nello svolgere una lezione settimanale in modo che la cavalla potesse apprendere senza stressarsi ed in modo anche che Silvia stessa potesse provare ed impratichirsi negli esercizi.
E' stata, quindi, un'opera di crescita reciproca.
Ogni qual volta si è presentato un problema l'abbiamo valutato insieme e sono state veramente poche le volte in cui sono dovuta intervenire in prima persona, questo anche grazie alla fiducia accordatami da Silvia che ha sempre raccolto con entusiasmo le indicazioni e gli insegnamenti che Le ho proposto (e questo insegna:come possiamo chiedere fiducia incondizionata al nostro cavallo se prima di tutto noi non siamo capaci di darla a chi ci deve aiutare??).
Sono così trascorsi 4 mesi e, senza porci particolari traguardi, valutando settimana dopo settimana,  siamo arrivati ad avere un binomio indipendente, un puledro che accetta il cavaliere e che segue senza stress le indicazioni che lo stesso impartisce.
Abbiamo concluso la scozzonatura.  
Mi rattrista il fatto che ci lascerete, ma mi inorgoglisce che questo  sia potuto avvenire grazie ai miei insegnamenti, alle ore trascorse insieme.
Ringrazio te e Diamante per la grande opportunità che mi avete dato, di mettermi alla prova, sappiate che questo sarà d'aiuto a chi verrà dopo di voi.
Com'è nello stile di "Un Posto Felice", che piaccia o no.
Vi aspetto presto.
Antonella"

La nuova casa di Diamante:

14 feb 2011

Il lavoro con due stick

Il lavoro con i due stick (senza redini) é utile per alleggerire il cavallo alla pressione sulla capezza, per insegnargli a ascoltare bene anche gli altri segnali del nostro corpo (peso, busto, sguardo) e anche per migliorare il nostro assetto e la nostra precisione nelle richieste.
Gli stick vanno tenuti uno in ogni mano e appoggiati sulle spalle (dunque il contrario del classico frustino).

Lo stick interviene solamente per correggere, agisce lateralmente verso il naso del cavallo e arriva anche a toccarlo se necessario.

Per fermare il cavallo invece i due stick agiscono contemporaneamente: inizialmente dal basso verso l'altro sotto il muso del cavallo per invitarlo a alzare l'incollatura e quindi fermarsi, in seguito basterà far scendere i due stick ad altezza occhi per ottenere il risultato.

È sottinteso che il cavallo deve essere desensibilizzato alla presenza dello stick sulla testa e anche al rumore dei due stick che picchiano l'uno sull'altro.

La prima cosa da fare é assicurarsi che da fermo il cavallo fletta l'incollatura seguendo la presenza dello stick che si avvicina.

Il primo esercizio utile che si può fare, prima al passo e poi anche al trotto, é fare degli otto intorno a due bidoni (o altri oggetti) insegnando al cavallo a fermarsi in mezzo.

Il cavallo così associa la zona di comodità nel centro e tenderà a volerci andare, evitando cosi che allarghi troppo i circoli e aiutandoci nell'alt.

Successivamente si può tralasciare l'alt e fare degli otto completi prima di fermarsi (sempre e comunque in mezzo).



Ed ora un po' di galoppo!

8 feb 2011

Andiam, andiam....andiamo a passeggiar!

Ora che il cavaliere e i suoi aiuti sono accettati e che le direzioni e le transizioni sono acquisite, possiamo avventurarci all'esterno della scuderia per le prime passeggiate.

È importante che le prime volte si venga accompagnati da un cavallo sicuro con un cavaliere esperto e con una buona dose di buon senso.

Ci si mette dietro al cavallo esperto e se il puledro, come oggi Diamante, vuole superare o sta troppo vicino, il cavaliere del cavallo davanti con lo stick o il frustino allontana il puledro dal sedere del proprio equino.
Il cavaliere sul puledro non deve fare nulla: piuttosto che ingaggiare una guerra di tira e molla, é meglio che il cavallo arrivi da solo alla conclusione che gli conviene stare a debita distanza da quello davanti.

Il cavallo-balia deve essere un compagno a prova di qualsiasi cosa e il suo cavaliere tranquillo.

Oggi siamo usciti con Antonella e Pannocchia. Tatino, libero, ci ha seguito fino a un punto del ritorno, in cui ha deciso che (essendo libero) poteva tornarsene a casa senza di noi....e al galoppo!
Una buona esperienza per Diamante, che ha visto l'altro allontanarsi, Pannocchia rimanere tranquillo e io, lì sopra, che le davo indicazioni.

È molto importante che al ritorno delle prime passeggiate, non si vada a dissellare ma si entri nel campo a fare qualche piccolo esercizio, in modo da non far venire al cavallo l'idea che se si torna in fretta, si finisce prima (vedi cavalli che tirano al ritorno).

4 feb 2011

Al galoppo, verso l'infinito e oltre!

Considerando che il puledro ha ben capito e acquisito la funzione delle gambe del cavaliere e che la pressione delle gambe produce nell'immediato una risposta in avanti, é  ora di passare a un'ulteriore transizione, ovvero quella dal trotto al galoppo.

Nel puledro si sfrutta la perdita di equilibrio al trotto per insegnare le prime partenze al galoppo.
Dunque dal trotto, si chiede di aumentare l'andatura con la pressione delle gambe e l'ausilio dello string, finché sfruttando l'angolo del maneggio il cavallo cade nel galoppo.
In quel momento si premia, lodando il cavallo e rimettendolo al passo.

Si ripete diverse volte, persistendo con la richiesta al trotto finché il cavallo cade nel galoppo: allora si loda e si premia rimettendo al passo, accontentandoci le prime volte di poche falcate.

Nei giorni successivi si chiederà qualche falcata in più, fino a poter fare un giro completo, rimettendo il cavallo al trotto senza premiarlo fermandolo al passo (per evitare che diventi automatico fermarsi al passo dopo il galoppo).

Io con Diamante ho avuto il vantaggio di averle insegnato un comando vocale preciso e unico per il galoppo già nel lavoro da terra.
Dunque al momento del galoppo riproducendo il comando vocale che già conosceva, l'ho aiutata nella comprensione dell'esercizio, che ha eseguito piuttosto facilmente e con tranquillità!

PNL : Programmazione Neurolinguistica

Il weekend del 29 e 30 gennaio si é tenuto a Un Posto Felice un corso di PNL tenuto da Luca Nardi, Master Pratictioner (primo e secondo livello di specializzazione internazionale in PNL).

Luca é anche Coach, ha conseguito la conoscenza del coaching attraverso il corso base di fondamenti di Coaching e il corso di specializzazione Team Coaching.

Durante il corso abbiamo toccato diversi aspetti, a partire dalla comunicazione e il suo impatto nelle nostre performance e quelle di chi ci sta vicino, fino a parlare degli obiettivi e del successo, come porceli e soprattutto come raggiungerli.

È incredibile il potere che ha la nostra mente sulla nostra vita e come possiamo sfruttare queste potenzialità per raggiungere la nostra felicità.

Naturalmente tutto ciò aiuta anche nel lavoro di comunicazione e di addestramento dei nostri amati equini, rendendoci consapevoli di tutto ciò che riguarda la comunicazione non verbale e il mettersi in discussione.

Per ulteriori informazioni potete visitare il suo sito: http://www.nardi51.com/

Io terrò aggiornato il blog per i prossimi corsi in programma!

In fila indiana

In una bella giornata di sole invernale, la mia Umana mi ha portato nel campo più grande a lavorare.

Questa volta però non eravamo sole, c'era un gruppo di altri cavalli del mio branco che lavoravano con i loro umani.

Abbiamo fatto tutti insieme tanti esercizi e io ho fatto qualcosa di nuovo!
La mia Umana ha voluto che saltassi un ostacolo e mi ha fatto fare dei passi laterali su un coso, che mi passava sotto la pancia al pelo ma non mi dava fastidio e poi lei sembrava sempre così contenta! Sono sempre più strani questi umani.



 

Poi é salita sulla mia schiena e ci siamo messi tutti in fila. Uno dopo l'altro a turno dovevamo trottare fino alla fine della fila. Io ho capito subito l'esercizio e, sebbene mi trovassi un po' spaesata quando quello davanti a me si allontanava e io non avevo più nessuno da seguire, sono stata bravissima a seguire le indicazioni della mia Umana e ci siamo divertiti tutti tantissimo.



 

Erano tutti molto orgogliosi di me!