2 set 2011

Il lavoro con l'imboccatura

Apparirà piuttosto palese, per chi legge il mio blog, che un'imboccatura e l'azione delle mani su di essa non servono a fermare il cavallo o a dargli la direzione.
Se tutto questo avviene in capezza, in collare, con lo stick....a cosa serve, in realtà, l'imboccatura?

È essenziale fare una riflessione partendo da lontano.

Cosa vogliamo fare con il nostro cavallo?

Se la risposta é "Mi tiene pulito il prato, gli porto le carote e lo pulisco, mi dona molto ammmmore", tanto di cappello, problema risolto!

Ma se la risposta é "Lo voglio montare/Ci vado in passeggiata/Voglio andare alle Olimpiadi/Ho bisogno che tiri l'aratro", allora abbiamo una grossa necessità.
Questa necessità é che il cavallo sia SANO e sia PIACEVOLMENTE ADDESTRATO, due caratteristiche che permettono un corretto e longevo rapporto di lavoro nel binomio uomo-cavallo.


Il cavallo SANO é un cavallo con una corretta muscolatura, intesa non solo come "quantità" e "disposizione" della stessa, ma anche come "qualità" del tessuto muscolare; é un cavallo con articolazioni asciutte, cartilagini sane e movimento corretto; é un cavallo con una respirazione ottimale (e non ostacolata da certe posizioni della testa e dell'incollatura), sudorazione equilibrata (dettata dunque dalla termoregolazione e non dall'ansia e dallo stress) e una ripresa veloce e completa dopo lo sforzo.

Il cavallo PIACEVOLMENTE ADDESTRATO é un cavallo che risponde prontamente alla minima richiesta, con un'azione ottimale a seconda del suo potenziale.

Dunque se vogliamo lavorare, in qualsiasi maniera, con il nostro cavallo, é importante avere un approccio da "allievo-atleta", dando la stessa importanza alla parte addestrativa come alla parte di forma fisica (comprendendo ovviamente tutto ciò che riguarda gestione, alimentazione, pareggi/ferrature).

Su questo presumo saremo tutti quanti d'accordo. Cosa c'entra allora l'imboccatura?

Come molti talentuosi maestri del passato hanno predicato e uno in particolare, Baucher, ha saputo esprimere al meglio e soprattutto tramandarlo con precisione ai suoi allievi fino ad oggi, la bocca del cavallo é il fulcro di una buona equitazione e l'imboccatura é la chiave che permette al cavaliere di "raggiungere" la mente e il corpo della sua cavalcatura.

Senza voler scendere in pesanti particolari anatomici-fisiologici-biomeccanici, basti immaginare la muscolatura del cavallo come una catena, dalla bocca alla coda: l'azione (o reazione) di un muscolo durante uno sforzo ha ripercussioni su tutto il resto dell'organismo, influenzando postura, andatura, potenza e resistenza, come una reazione a cascata.

Dunque una resistenza, una contrattura per esempio a livello della ganascia, ha ripercussioni sul collo e sulla schiena. Provate a fare il vostro sport preferito serrando molto forte i denti per tutta la durata dello sforzo. Anche i più polemici dei lallisti dopo una partita di calcetto dovranno capitolare e ammettere che non é il massimo.

Lo scopo dell'imboccatura é quindi creare una condizione e un atteggiamento del cavallo durante il lavoro, che ottimizzi al massimo le sue potenzialità e gli permetta di lavorare nel modo fisicamente-biomeccanicamente più corretto.

Questo atteggiamento si ottiene mediante l'azione della mano del cavaliere ma deve comprendere assolutamente la decontrazione della bocca, ovvero riprodurre (secondo necessità) il movimento di masticazione e deglutizione, che permette appunto la decontrazione dei muscoli che, come detto, sono tutti concatenati.

Per maggiore chiarezza, cito due passaggi di due autorevoli Maestri, in lingua originale per non cadere in interpretazioni erronee.

"La décontraction de la bouche consiste essentiellement en un mouvement de la langue analogue à celui qu'elle exécute pour la déglutition." (Général Decarpentry, Équitation Académique)

"La langue, le pharynx et le larynx sont greffés sur une pièce ostéo-cartilagineuse, l'hyoïde, situé entre le branches du maxillaire inférieur. Or, la mobilisation de la langue dépend de muscles reliant l'hyoïde au sternum (sterno-hyoïdien) à la tête (occipital) et aux épaules (aponévroses scapulaires)." "..." " EFFET SUCRE: le sucre amène une mobilisation du maxillaire inférieur et de la langue. Cela libère l'hyoïde et décontracte par conséquent la nuque, l'encolure et les épaules. Décontracté, le bout de devant redevient flexible et le cheval n'a plus ni les raisons ni les moyens de lutter contre la main." (Philippe Karl, Dérives du dressage moderne)

Ecco dunque perché una bocca morbida e decontratta é essenziale per un corretto atteggiamento nel lavoro, gestito dalla mano del cavaliere.

Attenzione però: non é inserendo un'imboccatura nella bocca del cavallo che magicamente tutto si risolverà, anzi. Se utilizzata nel modo sbagliato, creerà ancora più resistenze e conseguenti difese da parte del cavallo.

Prima di tutto bisogna insegnare al cavallo come accettarla e come reagire agli stimoli che provoca, esattamente come a ogni altro strumento che abbiamo utilizzato finora: stick, corda, capezza, sella, gambe,....

Secondo, ma non meno importante, bisogna che il cavaliere sappia utilizzarla nel modo corretto sia da terra che da sella, ovvero agendo sulle commessure labiali (con azioni verso l'alto) e NON su lingua, palato o barre inferiori.

Questo é un concetto importantissimo su cui ci concentreremo in uno dei prossimi post, così come faremo per i concetti di asimmetria ed equilibrio.

Credo però che già si sia capita l'importanza dell'imboccatura nel lavoro del cavallo e quindi la necessità di inserirla nel programma di addestramento e allenamento.

Mi permetto allora di esprimere la mia opinione:

NO ai lallisti anti-imboccatura, che rovesciano, contraggono e rovinano fisicamente i loro cavalli con capezze e, peggio, testiere bitless.

NO ai cavalieri mani-basse-e-tira, che utilizzando male l'imboccatura creano dolore, difese e grossi problemi fisici e psicologici nei cavalli, che vengono puntualmente sostituiti perché "di bocca dura" o "di cattivo carattere".

SI ai cavalieri curiosi, aperti, pronti a studiarsi un testo di anatomia e a cancellare tutto per ricominciare da zero, in nome di una buona equitazione, che, non dimentichiamolo mai, é un' arte e come tale va approfondita e esercitata.