7 ott 2012

Comunicazione e cura dei dettagli

Un paio di settimane fa ho avuto uno sfortunato incidente con Diamante durante una passeggiata in solitaria. Al ritorno da un giro nel bosco, sulla strada principale, un albero é caduto nel bosco di fianco a noi.
Quando l'ho sentito iniziare a cadere, ho voluto scendere da sella per stare accanto a Diamante e mostrarle che anche questa volta non c'era nulla di cui preoccuparsi. Purtroppo un piede si é incastrato nella staffa e per liberarmi ho perso dei secondi preziosi. L'albero é crollato al suolo mentre io ero mezza su e mezza giu e Diamante non ha potuto trattenersi dal fare due falcate di galoppo dallo spavento, facendomi cadere al suo fianco sulla strada.
Risultato: spalla sinistra lussata e braccio immobilizzato per un po'...

Non potendo ovviamente né montare né lavorare da terra in capezza, ne ho approfittato per ritornare a concentrarmi sul lavoro in libertà nel maneggio (non in tondino).
Desensibilizzazione, esercizi sulle pressioni, gioco guida, circolo intorno a me (anche al galoppo!).
Le ho insegnato a tornare da me più velocemente alla mia richiesta.

Sono rimasta stupita da alcuni atteggiamenti.

Prima di tutto trovo che, compiuti i 4 anni, il suo atteggiamento generale nei confronti del lavoro sia notevolmente cambiato. Ora presenta un comportamento molto più consapevole. Non fa più capricci basati solo dall'umore giornaliero ma presenta prese di posizione che hanno una logica vera. È disposta a "discuterne" e una volta accettata la situazione, collabora con grande volontà e non più per ingenuo apprendimento.
È molto più sensibile all'energia con cui le chiedo di svolgere un esercizio. Se esagero nella richiesta la reazione é positiva (esegue l'esercizio) ma molto forte (lo esegue troppo velocemente o con forza).

Durante il lavoro in circolo alterno molto le transizioni all'alt sul circolo, l'alt con disimpegno del posteriore e il richiamo diretto verso di me. Quest'ultimo l'ho approfondito, chiedendole di tornare da me più velocemente. Ha appreso immediatamente e arriva al galoppo, fermandosi comunque ben distante da me.
Il lavoro in circolo al galoppo é andato molto bene. Ho testato la sua comprensione rimanendo ferma e impassibile al centro del circolo, senza seguirla né incitarla. Ha proseguito a galoppare con lo stesso ritmo e alla stessa distanza per due circoli. Bel risultato, personalmente non amo il gioco del circolo se non appunto come "test" per capire la comprensione dell'esercizio e dell'andatura richiesta.

Il gioco guida in libertà é stato il primo esercizio a darmi da pensare.
Passo, alt, passi indietro: tutto regolare.
Al primo tentativo di partenza al trotto (con corsetta mia), la reazione é stata leggermente aggressiva. Partita al trotto, ha girato la testa verso di me con orecchie indietro e fatto cenno di mordermi il braccio.
Ho corretto subito con un colpetto di stick sul naso per raddrizzare il collo e poi l'ho cacciata via. Conoscendo lei già bene il concetto di comodità e scomodità del caso (lontano da me = lavori, vicino a me = riposi), posso sfruttarlo in libertà per esprimere la mia disapprovazione.
Infatti mezzo giro di maneggio e già chiedeva di tornare, cosa fatta subito alla mia richiesta.
Ovviamente la mia prima domanda é stata "come mai lo ha fatto?" e non avendo lei mai avuto atteggiamenti del genere, subito si é insinuato il dubbio che qualcosa con il braccio bloccato potesse impedire una corretta comunicazione.
Ho riprovato l'esercizio aiutandola con la voce e con la calma e ha funzionato, mi sono accontentata di qualche partenza fatta bene.

La conferma della scorretta comunicazione é venuta con l'esercizio seguente, la strettoia.
Ci sono alcuni post nel blog che parlano di questo importante esercizio e dell'influenza che ha sul lavoro del cavallo. Diamante non ha mai presentato particolari problemi nelle strettoie.
Eppure quel giorno non c'era verso di farla passare tra me e lo steccato verso sinistra. Destra perfetta, sinistra partiva ma si bloccava, si girava e scappava via.
Riprovato un paio di volte anche allargando molto il corridoio ma nulla, niente da fare.

È così che ho capito che il mio braccio sinistro, non potendosi aprire bene per indicare la strada, veniva visto da lei come un segnale di "stop" (quindi in contrasto con lo stick della mano destra che chiedeva di avanzare) invece che come segnale di direzione.

Tutto per degli effettivi pochi centimetri!

Sono riuscita in seguito con molta calma e passo passo a farle fare una strettoia anche a sinistra per concludere bene il lavoro, ma quanto accaduto mi ha dato (come ben potete immaginare) molto su cui riflettere.

Ho trovato molto curioso il modo di reagire di Diamante a questa situazione. La confusione nella comunicazione l'ha portata ad accumulare durante gli esercizi un'ansia che ha espresso a mio parere nella prima partenza al trotto e poi in modo molto esplicito nella strettoia a sinistra.
Ai miei occhi questo ha un risvolto positivo, significa che da parte sua c'é molta attenzione e partecipazione nel lavoro.
Poteva fregarsene e fare le cose "a memoria" oppure chiudersi e ignorarmi. Invece oltre a fare dei tentativi, mi ha anche chiaramente comunicato la sua confusione.

Mi rendo conto di quanto sottile e precisa sia questa comunicazione fatta di minimi segnali, atteggiamenti, pensieri, energie. Di quanto i cavalli siano in grado di leggerci e di quanto poco in grado siamo noi esseri umani di leggere loro.

Cosa sarebbe successo se invece di capire che si trattava di errata comunicazione io avessi interpretato il suo atteggiamento come una sfida o un capriccio? Cosa avrei ottenuto utilizzando delle maniere forti o costrittive o insistendo con i miei segnali incoerenti?
O viceversa, cosa sarebbe successo se io finora avessi coperto i suoi capricci con l'alibi dell'incomprensione quando invece non lo era?

Nel primo caso avrei perso molta stima e molta fiducia, avrei creato timori e tensioni durante il lavoro e l'ansia sarebbe cresciuta portando a delle difese causate da panico.
Nel secondo caso avrei perso molti "punti", perdendo il rispetto e l'obbedienza alle richieste e ritrovandomi un cavallo invadente e maleducato.

Ecco dove si trova il punto cruciale di differenza tra gli horseman della domenica e i veri uomini di cavalli. Saper leggere i segnali, saper guardare all'intera situazione e non solo al dettaglio, saper interpretare nel modo corretto quanto succede e cosa ci comunica il cavallo.
Un tempo si discuteva spesso sui forum equestri del concetto di "personale" e "impersonale". Trovo assolutamente vero (ma assolutamente difficile) il dover restare sempre obiettivi lavorando con il cavallo, il riuscire a leggere in chiave non personale ciò che il cavallo esprime durante il lavoro con noi.


Dobbiamo osservare, studiare, sbagliare, riprovare. Dobbiamo metterci in discussione per loro. Glielo dobbiamo.



17 giu 2012

Un'estate tranquilla

La vita nel branco scorre pacifica. Sistemate finalmente le questioni con la mia coetanea, ora possiamo riposarci comode al sole, prima che diventi troppo torrido, sotto lo sguardo attento degli altri due compagni.



Il fieno é sempre a disposizione e l'erba sta crescendo rigogliosa.
Abbiamo un abbeveratoio sempre pieno di acqua fresca e tanto spazio per le nostre galoppate quando gli insetti ci innervosiscono troppo.

Io in realtà ho anche in faccia qualcosa, una delle solite stranezze della Mia Umana.
Inizialmente me la toglievo, poi mi sono accorta che mi teneva lontani i fastidiosi moscerini da occhi e orecchie.
Una stranezza gradita, tutto sommato.

Quando fa troppo caldo ci mettiamo nell'angolo sotto gli alberi del bosco, in cima a una salita. È più fresco e ci riposiamo togliendoci le mosche a vicenda, coda contro muso. Il mio compagno di mosche é Champy. È molto più piccolo di me e gli fa piacere che la mia grande coda riesca a togliergli gli insetti dalla testa e dal collo.
Lui in realtà non mi serve molto, per arrivare alla sua coda devo abbassarmi quasi fino a terra. Ma é il mio amico e va bene così.

Quando sono lassù non ho mai voglia di scendere, nemmeno quando arriva la Mia Umana.
Lei mi viene a prendere fino in cima, mi dà una carota e scendiamo insieme.
Cammino veloce fino alla stalla, perché so che mi farà una bella grattata (con tutte queste punture di insetti é l'ideale) e poi mi spruzzerà dell'acqua profumata e gli insetti andranno via.
Mi rilasso molto, spesso mi addormento.

Non mi importa di essere lontana dal branco. Qui sto bene, capisco cosa sta succedendo e ormai ho molta fiducia nella Mia Umana, so che quello che mi chiederà lo capirò e sarà facile. So che non mi porterà in posti pericolosi e che se seguo le sue indicazioni andrà tutto bene. So anche che se faccio i capricci devo lavorare il triplo: con questo caldo, chi me lo fa fare?

Una volta salita sulla mia schiena, andiamo a camminare. Di solito viene con noi il mio vicino di pascolo, che é molto tranquillo e posso stare sia davanti a lui che di fianco. Altre volte viene lo stallone, devo stare dietro e fare attenzione a non farlo arrabbiare. Ogni tanto mi fa un po' paura per le scene che fa, ma ho capito che se non tento di sorpassarlo e mi comporto bene, é un'ottima guida.

Poco tempo fa siamo andate da sole: io, la Mia Umana e il piccolo essere peloso. Abbiamo fatto un giro che conosco bene. Non mi sono preoccupata che non ci fossero i miei soliti compagni di camminata. Non ho più paura di nulla e mi piace molto camminare.


Oggi abbiamo anche fatto una galoppata in un campo, io e i miei tre amici, con i rispettivi umani sulla schiena. Inizialmente pensavo stessero scappando e non sapevo da cosa. Poi ho capito che era una decisione degli  umani. Che spreco di energie! Ho tenuto il mio ritmo tranquillo fino alla fine, anche se davanti a me andavano molto più veloci. Tanto in fondo mi hanno aspettato e li ho raggiunti!

Quando torniamo mi sento molto rilassata. Dopo un'altra grattata torno dai miei compagni, mangio la mela che mi dà sempre prima di andarsene e mi rotolo nella terra per grattarmi bene dove sono ancora bagnata.

Che bella la vita.

4 apr 2012

A scuola...in leggerezza

Due volte all'anno Un Posto Felice organizza uno stage di equitazione classica con Bertrand Ravoux, istruttore di IV livello della Scuola di Leggerezza di Philippe Karl.

La settimana scorsa abbiamo partecipato anche io e Diamante, facendo tre lezioni in tre giorni. Come sempre é stato estremamente interessante, sia come allieva che come uditrice. I partecipanti erano di diversi livelli, dalla messa in mano con il cavallo giovane (noi) alle transizioni piaffe-passage (Pannocchia e Antonella).

Bertrand come sempre riesce in tre giornate a cambiare molto il lavoro e i risultati dei binomi, rispondendo sempre in modo chiaro e completo a qualsiasi domanda e sciogliendo ogni dubbio.
Il risultato del lavoro dei binomi dopo tre giorni é il miglior biglietto da visita di questo ottimo istruttore.

Il primo giorno, dopo un po' di lavoro da terra senza particolari problemi, ha corretto la mia tecnica di richiesta di decontrazione da sella.
La richiesta deve partire dalle dita della mano che da morbide si stringono, senza cambiare posizione della mano. Solo nel caso il cavallo alzi l'incollatura, le mani si devono alzare, sempre con le dita chiuse.
Questo porta ad avere il cavallo sempre più sensibile alla richiesta e come risultato finale basterà chiudere due dita per ottenere la decontrazione in qualsiasi momento. Minore gestualità, minore intervento sulla bocca del cavallo, maggiore risultato.




Il primo lavoro da fare è stato quello di creare maggiore "tensione" della cavalla sulle redini, ovvero avere il cavallo attivo e che segue la mano allungando bene l'incollatura e usando meglio la schiena, senza arrivare a pesare e a cadere troppo sulle spalle.
Essendo Diamante una cavalla che già per morfologia non ha tendenza a ribaltare l'incollatura e ha una schiena forte, la via migliore per ottenere questa "tensione" non é utilizzando azione-reazione, ma sfruttando le flessioni dell'incollatura e l'andatura in avanti per indurla a seguire la mano e allungare l'incollatura spontaneamente.
Il problema infatti per Diamante sarà sempre un po' quello di mantenere l'elasticità tra l'allungare e il rilevare l'incollatura.

Abbiamo iniziato il lavoro in volta con un passo attivo, alternando molto spesso le due flessioni cambiando di mano e provando ogni tanto a allungare le redini avanzando dritti per controllare che il lavoro stesse funzionando e il cavallo allungasse l'incollatura tendendo le redini.



Al trotto, inizialmente si é cercato un trotto di lavoro molto attivo, lasciando l'incollatura in una posizione in cui il cavallo rimanesse leggero.




Al galoppo, é importante che nella partenza lei abbia l'idea di un galoppo molto in avanti e che si porti subito in avanti a cercare la mano, in estensione: abbiamo lavorato con questo obiettivo.



Abbiamo introdotto i primi esercizi di cessione delle anche da ferma, facendo la lezione alla gamba isolata: la gamba si appoggia al sottopancia e se non si ha reazione, la frusta interviene con un'azione ritmicamente crescente finché si ha la reazione voluta (le anche che si spostano).




Il giorno seguente si sentivano già i frutti del lavoro fatto. Diamante era più attiva dal principio, più rotonda e cercava maggiormente la tensione sulle redini allungando l'incollatura.

Abbiamo introdotto da terra i passi indietro, da non fare esageratamente, ma solo per stabilire diversi codici tra rialzare l'incollatura, chiedere una transizione discendente o  indietreggiare.
Nei passi indietro l'azione della mano verso l'alto é discontinua.



Nella cessione delle anche da terra, bisogna insegnare al cavallo inizialmente il codice "frusta orizzontale = spostare le anche" e "frusta verticale = andare dritto". È molto importante che il cavallo capisca e sia attento a questo segnale, per evitare confusione tra i vari esercizi che andremo ad eseguire.
Come nella lezione della gamba isolata, la frusta agisce in modo ritmicamente crescente fino ad avere la reazione; lo scopo finale é di avere la reazione alzando orizzontalmente la frusta, senza toccare il cavallo.



Già nelle flessioni da ferma, abbiamo cercato di ottenere un piccolo allungamento dell'incollatura dopo la flessione:



Al passo abbiamo potuto già notare la differenza dal giorno prima:



Una redine di apertura pronunciata allargando la mano aiuta ancora di più a rendere efficace la flessione, nella ricerca dell'estensione:



Al trotto stesso esercizio:



Nella cessione delle anche al passo, ci vuole un po' di....organizzazione:




Controflessione al passo:



Al trotto nella controflessione si é presentato a mano sinistra il problema dello scappare sulla spalla destra, perdendo il contatto con la redine esterna destra. Abbiamo risolto aumentando molto l'attività e partendo con il cavallo molto più teso, alternando la controflessione sul circolo direttamente con la flessione sullo stesso. Purtroppo non ci sono video, Diamante ha mostrato delle resistenze tra una flessione e l'altra: risolte quelle (semplicemente resistendo nella richiesta di decontrazione), la controflessione é migliorata notevolmente.

Come a ogni corso, la bravissima fotografa Nicole Ciscato ha fatto splendide foto.
Qui trovate le foto di Diamante: foto Diamante

Il sito di Nicole é http://nicoleciscato.smugmug.com/, potete contattarla per servizi fotografici per i vostri eventi ma anche solo per un regalo o un servizio fotografico con il vostro beniamino!

Un grande grazie a Bertrand, a  Antonella e Emidio che hanno organizzato tutto come sempre in modo impeccabile e a tutti i miei compagni di stage e visitatori che hanno contribuito alla bella atmosfera!

13 feb 2012

Gli attacchi

Chi mi conosce sa quanto io sia ormai da anni appassionata alla disciplina degli attacchi.

Ho scoperto le carrozze nel 2004 quando ho iniziato a occuparmi di un gruppo di cavalle Franches Montagnes che facevano competizioni di attacchi con i loro proprietari, due pariglie e un tiro a uno.

Mi hanno subito affascinato e nel 2006 ho superato l'esame di brevetto come cocchiere, dopo aver fatto di questa mia passione anche la mia tesi di laurea all'Università.

Ho avuto la fortuna, durante i corsi universitari, di avere due docenti molto validi per quello che riguardava l'addestramento etologico e l'addestramento per la carrozza.
Avendo avuto problemi (dovuti a un incidente) con una delle Franches Montagnes che lavoravo, che non si lasciava più attaccare, ho sperimentato la via del riaddestramento, ripartendo con lei da zero come fosse un puledro. I risultati sono stati splendidi, si é lasciata riattaccare piuttosto tranquillamente, ha imparato a stare ferma senza panicare, a fare i passi indietro.

Nello stesso periodo ho "rinfrescato" l'addestramento di un altra cavalla del gruppo che non veniva attaccata da 6 anni (nello stesso modo dell'altra cavalla) con ottimi risultati.

L'anno dopo ho avuto la mia prima esperienza con un cavallo inesperto (non era mai stata attaccata a carrozza) e l'anno successivo altri due cavalli da riaddestrare.

Ho potuto prendere parte a diverse competizioni, sia in pariglia che in tiro a uno.

Ora finalmente ho deciso di dedicarmi all'addestramento per la carrozza anche con Diamante, nella speranza di potermi dedicare anche con lei a questa mia grande passione!

Oggi per la prima volta le ho messo i finimenti e abbiamo fatto un po' di lavoro alle redini lunghe.

Il primo approccio é stato di desensibilizzazione, come sempre: i finimenti per terra nel maneggio, ho lasciato a Diamante il tempo di annusarli.


Ho preso poi il sellino completo di sottocoda e braga e dopo la classica desensibilizzazione, ho svolto il lavoro come per la sella (come avevamo fatto qui: Preparazione sella)


Ho stretto il sellino e sistemato la braga, ma non ho messo il sottocoda. Ho fermato le cinghie della braga negli anelli delle stanghe del sellino, per evitare che ciondolassero. Le ho chiesto un paio di giri al passo da ogni mano, poi l'ho fermata e ho chiuso il sottocoda e l'ho rimandata in circolo al passo e al trotto da entrambe le mani.


Visto che non si presentava nessun problema, le ho messo il pettorale compreso di tirelle. Avendo già lavorato con i cerchi dell'hula-hop per le strettoie intorno alla testa, non ho avuto problemi né a infilarglielo, né a girarlo intorno al collo per poi posizionarlo sul petto e davanti al garrese. Ho fissato le tirelle nella cinghia del sottocoda per evitare che cadessero e l'ho mandata in circolo al passo e al trotto.

Superata questa fase di desensibilizzazione, ho lavorato con le doppie redini, in questo caso ancora con la corda da 7 metri (come avevamo fatto qui: Doppie redini)



per il momento niente imboccatura e niente paraocchi, solo tanto passo e tante transizioni all'alt, aumentando gradualmente il tempo in cui stare fermi, per essere sicuri di avere un cavallo che sa pazientare tutto il tempo necessario.

9 feb 2012

Promuovere e informare....correttamente!

Finalmente dopo parecchio tempo e qualche scarno e inutile (se non controproducente) articolo qua e là in vari giornali, recentemente la rete televisiva Class Horse TV si é interessata alla Scuola della Leggerezza di Philippe Karl.

Pubblico con orgoglio i filmati (preparati dall'amica Antonella) del servizio mandato in onda questa sera, in cui compare anche la nostra preparatissima istruttrice Antonella Boffa.




Qui sempre Antonella in un'intervista telefonica sul suo libro "Equidisastro":



Speriamo sia l'inizio di una buona collaborazione per promuovere al meglio una scuola e delle tecniche che portano i nostri cavalli a dare il meglio di sé nel pieno rispetto delle loro peculiarità.

31 gen 2012

Galoppo: dalla teoria alla pratica

Come disse una volta il grande maestro Nuno Oliveira, "é necessario montare molto senza lasciare che i libri prendano la polvere".

Concentriamoci su qualche definizione teorica per poi passare alla parte pratica.

Il galoppo é un'andatura saltata, basculata, non simmetrica, in tre tempi.
Gli arti impiegati sono i seguenti: posteriore - bipede diagonale opposto - anteriore - tempo di sospensione

Le partenze al galoppo possono essere di due tipi: per perdita di equilibrio e per presa di equilibrio.
Ci basiamo sul libro "Una certa idea di dressage" di Philippe Karl per dare una definizione corretta.

La partenza per perdita di equilibrio avviene DAL TROTTO, il cavallo "cade" nel galoppo: avviene una rottura di equilibrio verso le spalle per l'accelerazione dell'andatura. Nel dettaglio, si ha per esempio al galoppo sinistro una dissociazione e apertura del diagonale sinistro in virtù dell'anticipazione dell'anteriore sinistro. (partenza dalle spalle)

La partenza per presa di equilibrio avviene DAL PASSO, il cavallo si mette più in equilibrio. Nel dettaglio, dal passo il galoppo sinistro nasce dal costituirsi di una base diagonale destra raccorciata, dovuta all'anticipazione dell'appoggio del posteriore sinistro. (partenza dalle anche)

Il cavallo favorirà la partenza al galoppo su un determinato piede, ad esempio il destro, con aiuti che:
- ostacolino il laterale sinistro
- liberino e stimolino il laterale destro

Se necessario si porta il cavallo ad avere una postura obliqua, che porti il laterale destro davanti al laterale sinistro: questo non va fatto traversando le anche ma spostando le spalle! (vedi controcambiamento diagonale)

La partenza dal trotto nel circolo é la più facile perché spontaneamente il cavallo parte correttamente. Gli aiuti da utilizzare nella partenza nel circolo (per esempio a destra) sono:
- flessione destra e redine d'appoggio destra per spingere le spalle a sinistra
- assetto sovraccaricato a sinistra
- gamba sinistra arretrata

Il controcambiamento diagonale serve per insegnare gli aiuti per partire al galoppo su un determinato piede.
Consiste in una linea spezzata, il cavallo lascia la pista andando verso il centro del maneggio per qualche falcata, poi torna sulla pista.
Quando il cavallo si trova obliquo verso la pista e le spalle sono ben spostate rispetto alle anche, il cavaliere può chiedere il galoppo con gli aiuti corretti. Il cavallo si trova nella situazione ideale per la partenza al galoppo sul piede giusto.

Inizialmente la linea spezzata sarà molto marcata, mano a mano si ridurrà fino a poter fare le partenze sul piede corretto anche in linea dritta.

Nei prossimi due video si vedranno delle partenze al galoppo sfruttando il controcambiamento diagonale.



15 gen 2012

Vita sociale

Durante questi due mesi di permanenza "scolastica" a Un Posto Felice, io e Diamante ne abbiamo approfittato per fare un po' di esperienze diverse dal solito.

L'anno é iniziato nel migliore dei modi con l'ormai abituale passeggiata di gruppo in baraggia:



Abbiamo poi partecipato alla produzione di un video per una canzone intitolata "Il mistero di un re", ambientata nel Medioevo, che narra la storia di un Re tradito dalla sua Regina con il suo Primo cavaliere.
Io e Diamante siamo nel gruppo dei fedeli del Primo cavaliere (che non fa una bellissima fine ma tant'é....).
Diamante si é comportata benissimo, stando ferma e brava durante il finto combattimento, trottando tranquilla insieme agli altri e ripetendo senza problemi le scene quando necessario, nonostante strani travestimenti.


Qui potete ascoltare la canzone, ideata e interpretata dall'Orchestra di Raf Benzoni e vedere il video ideato e prodotto dalla Quadrifoglio Video:


Non possono mancare i primi abbozzi di saltini:



E soprattutto non può mancare la benedizione degli animali e dei macchinari agricoli! Un'oretta a cavallo tra baraggia e paesi per raggiungere la piazza di Verrone, dove dopo la Messa il parroco ha dato la sua benedizione.
Diamante si é comportata coraggiosamente in luoghi sconosciuti, ha aspettato pazientemente la fine della Messa facendosi coccolare dai passanti, non ha avuto il minimo timore della sfilata di trattori che ci sono passati di fianco ed é tornata tranquillamente fino a casa, senza badare alle paure e ai piccoli capricci di alcuni compagni di avventura.



Posso dirmi orgogliosa della mia cavalla e anche un po' del nostro lavoro!

11 gen 2012

Sì...viaggiare

Ci sono molti motivi per cui un cavallo deve salire su un camion o un rimorchio e affrontare un viaggio: una gara, un corso, una vacanza o una ben più importante visita veterinaria.

Obiettivamente i requisiti essenziali per un buon trasporto si possono riassumere nei seguenti due punti:

- il cavallo deve salire su qualsiasi tipo di rimorchio, in qualsiasi situazione e qualsiasi momento, senza alcun indugio
- il cavallo deve viaggiare tranquillo, mangiando e riposando

L'importanza di questi fattori si capisce bene soprattutto quando, come nel mio caso, si viaggia da soli. Qualsiasi cosa dovesse succedere durante il viaggio il cavallo deve essere in grado sia di restare tranquillo per lungo tempo nel rimorchio, sia di scendere e risalire senza creare problemi anche in mezzo a una strada.

Faccio una breve lista delle regole importanti per trasportare un cavallo:

- Una volta salito sul rimorchio/camion, il cavallo NON va legato finché la sbarra posteriore/sponda laterale non é chiusa e fissata; una volta fatto si può legare il cavallo e chiudere la sponda posteriore del mezzo di trasporto.
- Il cavallo va legato a una lunghezza che gli permetta di equilibrarsi e di mangiare il fieno dalla rete o dal sacco, ma non abbastanza lungo da poter girare il collo e eventualmente tentare di girarsi del tutto o saltare sopra la sponda laterale.
- attenzione alla rete del fieno: mano a mano che si svuota, si allunga e può arrivare all'altezza delle gambe. Se il cavallo raspa alto, può incastrarsi lo zoccolo nella rete e creare panico. È buona abitudine passare la corda di fissaggio attraverso l' anello del trailer e poi in una maglia del fondo della rete, in seguito legarla normalmente all'anello.
- All'arrivo, ricordarsi sempre di slegare PRIMA il cavallo e POI aprire la sbarra/sponda, altrimenti il cavallo può tentare di scendere ma sentendosi legato, può andare in panico e creare molti danni.
- per quello che riguarda la guida, é importante evitare accelerate e frenate brusche, prendere le curve morbide e larghe (ricordarsi che il rimorchio gira più internamente dell'auto) e soprattutto PREVEDERE il più possibile le situazioni.


Ora passiamo alla parte più delicata della questione, ovvero COME insegnare al nostro puledro a salire sul rimorchio e ad affrontare un viaggio.

Ci sono molte possibilità, partendo dal metodo "Pollicino" ("catturare" il cavallo nel rimorchio invitandolo a salire con il cibo) arrivando fino al metodo "Salame" (un insieme di incordamenti da uomo ragno per costringere il cavallo a salire). Per non parlare del metodo dello "Scopettone", un vero classico del genere.
Ultimamente ho notato nelle mie frequentazioni una tendenza a usufruire di tranquillanti per stordire il cavallo nella speranza di inibire ogni volontà e indurlo a salire tra uno sballonzolamento e l'altro.

Io ho scelto di approfittare di ciò che ho insegnato a Diamante nell'ultimo anno, ovvero la risposta alle pressioni costanti e ritmiche e il concetto di comodità-scomodità (che nel nostro caso si traduce sempre nel concetto di riposo-lavoro).

Ho diviso il lavoro in due parti. Nella prima parte ho insegnato a Diamante a salire sul rimorchio su richiesta. Nella seconda parte, le ho fatto capire che dentro al rimorchio si sta tranquilli ed é un buon posto per riposare.

Il materiale che ho utilizzato é stato una corda robusta e lunga (10 metri), lo stick e un rimorchio robusto e con alcune modifiche utili, come ad esempio un'asola nella barra anteriore in cui far passare la corda, per evitare che questa si possa incastrare ai lati.

N.B.: il rimorchio va SEMPRE attaccato alla macchina quando si carica il cavallo!! Altrimenti si ribalta e addio belle esperienze!!

Gli esercizi di preparazione per questo lavoro riguardano le strettoie, di cui avevamo parlato qui: strettoia e pedana


Dopo aver esercitato la strettoia sulla pedana, si può fare lo stesso lavoro con il trailer (strettoia laterale) e facendo salire il cavallo sulla sponda del rimorchio (strettoia verticale).
(VIDEO IN PREPARAZIONE)

È ora il momento di far salire il cavallo sul rimorchio. Ho visto molte volte utilizzare già in questa fase il concetto di comodità e scomodità, facendo lavorare il cavallo intorno al rimorchio e invitandolo a salire, premiando inizialmente appena mette un piede sulla pedana, poi richiedendo sempre di più (due piedi, i 4 piedi, salire a metà, salire del tutto).
Noi abbiamo optato invece per l'utilizzo della pressione costante. Abbiamo legato alla capezza una corda molto lunga (10 metri) e l'abbiamo fatta passare nell'asola della barra anteriore del rimorchio. Abbiamo quindi chiesto a Diamante di salire tendendo la corda (mantenendo quindi la direzione all'interno del rimorchio) e chiedendo l'invio con pressione ritmica dello stick: entrambe azioni già conosciute e confermate. Così facendo, il cavallo sente aumentare la pressione sulla capezza se tira indietro e la sente rilasciare se cammina in avanti. Si trova cioè in una situazione conosciuta e in cui può riflettere.
L'altra opzione di comodità-scomodità ha lo svantaggio di alzare molto le emozioni e non tutti i cavalli né tutte le persone sono in grado di gestire la situazione.

Inizialmente il cavallo oppone ovviamente resistenza, la corda lunga e l'asola aiutano a mantenere la pressione e la direzione molto chiaramente, lo stick continua a chiedere al cavallo di avanzare. A ogni passo la corda si allenta e poi richiede subito di avanzare. Il cavallo segue la pressione e sale sul rimorchio. Subito si premia moltissimo e si chiede al cavallo di scendere.

Primo video: in preparazione

Secondo video:


Si ripete diverse volte, anche in momenti diversi della giornata o in giornate diverse. Quando si é sicuri che l'esercizio é acquisito, si passa alla corda normale e si chiede al cavallo di salire con un invio senza pressione costante sulla capezza. Si premia molto e si chiede subito di scendere.



Ora che Diamante ha capito che deve salire, possiamo passare alla seconda fase, ovvero farle capire che stare nel rimorchio é garanzia di pace e tranquillità: scendere di sua volontà le é permesso, ma significa dover lavorare.
È importante che il cavallo abbia SEMPRE la possibilità di scendere quando vuole, non deve avere l'impressione di salire e venire rinchiuso (vedi le corse al "chiudi la spondaaa!") e di non sapere se mai uscirà da quel buco claustrofobico....(grazie Michi! ;-) )
Mettiamo però il cavallo davanti a una decisione: se resto sul rimorchio mangio e riposo, se scendo devo lavorare. Trotto in circolo, passi laterali, disimpegno del posteriore e chi più ne ha più ne metta. In campo si lavora, sul rimorchio si riposa.
Bisogna anche mettere ben in chiaro la differenza tra "decidere di scendere" e "mi richiedono di scendere". La prima ha come conseguenza il lavoro, la seconda il premio.




Come sempre ricordo che questi esercizi vanno interpretati ricordando che si tratta di Diamante e dell'addestramento che ha ricevuto. Non avrebbe alcun senso tentare di far salire un cavallo riottoso con una corda passata all'interno del rimorchio se questo non ha mai appreso a seguire le pressioni costanti, né tentare di far capire al cavallo che nel rimorchio si riposa se non ha mai conosciuto il concetto di comodità e scomodità legato al lavoro e al riposo.

2 gen 2012

La controflessione

Insegnando al cavallo a flettersi sulla linea dritta, gli insegnamo anche a gestire l'equilibrio tra le due spalle, aiutandolo se necessario con la redine d'appoggio, ovvero spostando entrambe le mani orizzontalmente e con un gesto rapido dal lato in cui vogliamo rimetta il peso sulla spalla.

Questo si fa anche nel caso il cavallo storti la groppa, poiché idealmente bisogna portare "le spalle davanti alle anche" e non viceversa. Lo spiega bene Etienne Beaudant nella sua opera Exterieur et Haute Ecole, di cui riporto una parte di testo tradotta da un amico:
"Avere il cavallo allineato di spalle e di anche è la difficoltà più grande dell' equitazione. Per superare questa difficoltà si agisce solitamente contro la logica. Per raddrizzare un cavallo, non bisogna agire direttamente sulle anche, ma sulle spalle. Se traversa le anche a sinistra è tramite la redine d'appoggio destra che è possibile farle venire verso destra. L' uso della gamba del lato verso il quale le anche si traversano non è pratico, in oltre, quando la gamba cessa di agire le anche tornano a traversarsi. La redine d' appoggio, al contrario, si impiega facilmente e garantisce un successo certo.
La ragione è molto semplice: Le anche di traverso sono l' effetto di una scorretta ripartizione dei pesi sulle spalle. Se, invece di sforzarsi a correggere l' effetto, si distrugge la causa del problema, l'effetto sparisce e il cavallo si raddrizza."

 L'esercizio successivo serve per prendere ancora più controllo dell'equilibrio tra le spalle da parte del cavaliere ed é la controflessione.
Si chiede al cavallo di mantenere una flessione opposta alla direzione in cui sta andando: in questo modo il cavallo dovrà portare il peso sulla spalla opposta a quella in cui per logica sarebbe portato a metterlo.
Il cavallo impara così a variare l'equilibrio e aumentare la flessibilità. Il cavaliere ha da parte sua maggiore controllo sulle spalle e un ottimo esercizio da inserire nel programma per variare il lavoro di ginnastica.

Per insegnare al cavallo la controflessione, si parte facendo dei piccoli controcambiamenti diagonali, ovvero si esce di qualche falcata dalla pista mantenendo la flessione  e si rientra sulla pista sempre con la stessa flessione, usando la redine d'appoggio con entrambe le mani che agiscono orizzontalmente.
In seguito si potrà proporre la controflessione in un circolo, prima al passo, poi al trotto e infine anche al galoppo.
L'importante é mantenere un contatto corretto (il cavallo é decontratto e dà la bocca), chiedere una leggera controflessione e sentire che il peso viene spostato correttamente sull'altra spalla.

In queste fasi di lavoro alterniamo sempre le flessioni e controflessioni con momenti di lavoro in avanti e in estensione, per non perdere né attività né un corretto contatto con la mano e per mantenere l'abitudine ai cambiamenti di postura e equilibrio.