7 ott 2012

Comunicazione e cura dei dettagli

Un paio di settimane fa ho avuto uno sfortunato incidente con Diamante durante una passeggiata in solitaria. Al ritorno da un giro nel bosco, sulla strada principale, un albero é caduto nel bosco di fianco a noi.
Quando l'ho sentito iniziare a cadere, ho voluto scendere da sella per stare accanto a Diamante e mostrarle che anche questa volta non c'era nulla di cui preoccuparsi. Purtroppo un piede si é incastrato nella staffa e per liberarmi ho perso dei secondi preziosi. L'albero é crollato al suolo mentre io ero mezza su e mezza giu e Diamante non ha potuto trattenersi dal fare due falcate di galoppo dallo spavento, facendomi cadere al suo fianco sulla strada.
Risultato: spalla sinistra lussata e braccio immobilizzato per un po'...

Non potendo ovviamente né montare né lavorare da terra in capezza, ne ho approfittato per ritornare a concentrarmi sul lavoro in libertà nel maneggio (non in tondino).
Desensibilizzazione, esercizi sulle pressioni, gioco guida, circolo intorno a me (anche al galoppo!).
Le ho insegnato a tornare da me più velocemente alla mia richiesta.

Sono rimasta stupita da alcuni atteggiamenti.

Prima di tutto trovo che, compiuti i 4 anni, il suo atteggiamento generale nei confronti del lavoro sia notevolmente cambiato. Ora presenta un comportamento molto più consapevole. Non fa più capricci basati solo dall'umore giornaliero ma presenta prese di posizione che hanno una logica vera. È disposta a "discuterne" e una volta accettata la situazione, collabora con grande volontà e non più per ingenuo apprendimento.
È molto più sensibile all'energia con cui le chiedo di svolgere un esercizio. Se esagero nella richiesta la reazione é positiva (esegue l'esercizio) ma molto forte (lo esegue troppo velocemente o con forza).

Durante il lavoro in circolo alterno molto le transizioni all'alt sul circolo, l'alt con disimpegno del posteriore e il richiamo diretto verso di me. Quest'ultimo l'ho approfondito, chiedendole di tornare da me più velocemente. Ha appreso immediatamente e arriva al galoppo, fermandosi comunque ben distante da me.
Il lavoro in circolo al galoppo é andato molto bene. Ho testato la sua comprensione rimanendo ferma e impassibile al centro del circolo, senza seguirla né incitarla. Ha proseguito a galoppare con lo stesso ritmo e alla stessa distanza per due circoli. Bel risultato, personalmente non amo il gioco del circolo se non appunto come "test" per capire la comprensione dell'esercizio e dell'andatura richiesta.

Il gioco guida in libertà é stato il primo esercizio a darmi da pensare.
Passo, alt, passi indietro: tutto regolare.
Al primo tentativo di partenza al trotto (con corsetta mia), la reazione é stata leggermente aggressiva. Partita al trotto, ha girato la testa verso di me con orecchie indietro e fatto cenno di mordermi il braccio.
Ho corretto subito con un colpetto di stick sul naso per raddrizzare il collo e poi l'ho cacciata via. Conoscendo lei già bene il concetto di comodità e scomodità del caso (lontano da me = lavori, vicino a me = riposi), posso sfruttarlo in libertà per esprimere la mia disapprovazione.
Infatti mezzo giro di maneggio e già chiedeva di tornare, cosa fatta subito alla mia richiesta.
Ovviamente la mia prima domanda é stata "come mai lo ha fatto?" e non avendo lei mai avuto atteggiamenti del genere, subito si é insinuato il dubbio che qualcosa con il braccio bloccato potesse impedire una corretta comunicazione.
Ho riprovato l'esercizio aiutandola con la voce e con la calma e ha funzionato, mi sono accontentata di qualche partenza fatta bene.

La conferma della scorretta comunicazione é venuta con l'esercizio seguente, la strettoia.
Ci sono alcuni post nel blog che parlano di questo importante esercizio e dell'influenza che ha sul lavoro del cavallo. Diamante non ha mai presentato particolari problemi nelle strettoie.
Eppure quel giorno non c'era verso di farla passare tra me e lo steccato verso sinistra. Destra perfetta, sinistra partiva ma si bloccava, si girava e scappava via.
Riprovato un paio di volte anche allargando molto il corridoio ma nulla, niente da fare.

È così che ho capito che il mio braccio sinistro, non potendosi aprire bene per indicare la strada, veniva visto da lei come un segnale di "stop" (quindi in contrasto con lo stick della mano destra che chiedeva di avanzare) invece che come segnale di direzione.

Tutto per degli effettivi pochi centimetri!

Sono riuscita in seguito con molta calma e passo passo a farle fare una strettoia anche a sinistra per concludere bene il lavoro, ma quanto accaduto mi ha dato (come ben potete immaginare) molto su cui riflettere.

Ho trovato molto curioso il modo di reagire di Diamante a questa situazione. La confusione nella comunicazione l'ha portata ad accumulare durante gli esercizi un'ansia che ha espresso a mio parere nella prima partenza al trotto e poi in modo molto esplicito nella strettoia a sinistra.
Ai miei occhi questo ha un risvolto positivo, significa che da parte sua c'é molta attenzione e partecipazione nel lavoro.
Poteva fregarsene e fare le cose "a memoria" oppure chiudersi e ignorarmi. Invece oltre a fare dei tentativi, mi ha anche chiaramente comunicato la sua confusione.

Mi rendo conto di quanto sottile e precisa sia questa comunicazione fatta di minimi segnali, atteggiamenti, pensieri, energie. Di quanto i cavalli siano in grado di leggerci e di quanto poco in grado siamo noi esseri umani di leggere loro.

Cosa sarebbe successo se invece di capire che si trattava di errata comunicazione io avessi interpretato il suo atteggiamento come una sfida o un capriccio? Cosa avrei ottenuto utilizzando delle maniere forti o costrittive o insistendo con i miei segnali incoerenti?
O viceversa, cosa sarebbe successo se io finora avessi coperto i suoi capricci con l'alibi dell'incomprensione quando invece non lo era?

Nel primo caso avrei perso molta stima e molta fiducia, avrei creato timori e tensioni durante il lavoro e l'ansia sarebbe cresciuta portando a delle difese causate da panico.
Nel secondo caso avrei perso molti "punti", perdendo il rispetto e l'obbedienza alle richieste e ritrovandomi un cavallo invadente e maleducato.

Ecco dove si trova il punto cruciale di differenza tra gli horseman della domenica e i veri uomini di cavalli. Saper leggere i segnali, saper guardare all'intera situazione e non solo al dettaglio, saper interpretare nel modo corretto quanto succede e cosa ci comunica il cavallo.
Un tempo si discuteva spesso sui forum equestri del concetto di "personale" e "impersonale". Trovo assolutamente vero (ma assolutamente difficile) il dover restare sempre obiettivi lavorando con il cavallo, il riuscire a leggere in chiave non personale ciò che il cavallo esprime durante il lavoro con noi.


Dobbiamo osservare, studiare, sbagliare, riprovare. Dobbiamo metterci in discussione per loro. Glielo dobbiamo.



Nessun commento:

Posta un commento