13 mag 2011

Certi giorni che....

Con i puledri ci sono giornate in cui, soprattutto dopo qualche lezione o stage, si parte pieni di idee e di programmi e si finisce a lavorare mezz'ora attorno a un ballone di fieno appoggiato di fianco a un pollaio che si é trasformato per l'occasione in un orribile mostro bavoso.

Poi ci sono certi giorni in cui si arriva e si pensa "magari oggi non la monto", ma si sella lo stesso e si va in campo con tutto il necessario.

Si inizia con i soliti esercizi e tutto va bene. Poi si lavora un po sugli spostamenti laterali e nessun problema.
Allora si sale in sella, al passo e al trotto, si fanno transizioni, alt, passi indietro, cambi di direzione, volte....tutto in collare e senza stick.

Poi si galoppa, a redini lunghe, lungo tutto il maneggio, senza variazioni di andatura, facendo volte e transizioni solo con il peso del corpo e la voce.

Ecco, é in questi "certi giorni" che l'addestratore alle prime armi capisce di essere sulla strada giusta e vede un piccolo scorcio di quello che il suo puledro sarà quando raggiungerà l'età matura...

...e si rincuora.

8 mag 2011

Il galoppo vien...galoppando

Ora che il cavallo ha appreso a seguire bene la pista del maneggio e le direzioni sia al passo che al trotto, si può iniziare a galoppare non solamente in grandi circoli ma lungo tutta la pista.

Ogni volta che il cavallo cerca di accelerare, non bisogna cedere alla tentazione di tirare ma é necessario bensì fare un circolo (non troppo piccolo).

Per correggere la direzione, é sufficiente usare lo stick come é sempre stato fatto in precedenza.

Se si ferma al trotto ripetere subito la richiesta, non é importante ora che la partenza sia perfetta, ma che sia chiaro che l'andatura va mantenuta.

Soprattutto al galoppo si nota la mancanza di equilibrio del puledro, che tende a correre, fermarsi e sbandare, facendo assumere al binomio la buffa impressione di una coppia di ubriachi!

Purtroppo però l'unico modo di insegnare al puledro a galoppare é....galoppare, galoppare e galoppare!

Dunque continuando a esercitarsi, senza lasciare che si fermi a suo piacimento o che vaghi per il maneggio senza meta o peggio che si metta a fuggire, piano piano si costruirà anche questa andatura e poi si potrà passare a qualche cosa di più complesso.

12 apr 2011

Spara al cattivo

Proseguendo nel lavoro e ampliando gli spazi, può capitare che il puledro tenda, lungo la pista, ad accelerare o a voler correre verso l'uscita o verso un punto del maneggio.

Per insegnare al cavallo a mantenere la pista con un andatura regolare senza instaurare una lotta, si può provare il seguente sistema: camminando lungo la pista, ogni volta che il puledro inizia a accelerare si gira verso la staccionata e si cambia di mano.

È importante girare verso la staccionata, per non lasciare la pista e per far ruotare su se stesso il cavallo.

Si può ripetere se necessario anche al trotto: più ha tendenza a correre, più i cambiamenti di mano devono essere ravvicinati, finché non sarà ben chiaro al cavallo che se cammina tranquillo lungo la pista nessuno gli chiede niente, se invece corre dovrà fare qualcosa (di relativamente scomodo per lui).

È importante essere completamente passivi quando cammina bene lungo la pista ma essere tempestivi nei cambiamenti di mano ogni volta che é necessario.

È un modo piuttosto chiaro per il puledro, senza doversi scontrare e creare magari una difesa.

27 mar 2011

L'ambientamento

In natura un branco é formato da elementi che tutto sommato "si sono scelti" e un individuo non gradito può venire allontanato dal branco.
Questo formerà un nuovo branco con altri "scapoli" o troverà un branco in cui é accettato.

Quando invece é l'uomo a formare un branco, non si può partire dalla romantica idea che tutto andrà a meraviglia perché "finalmente" il nostro cavallo può vivere secondo natura.

Prima di tutto c'é il discorso dell'esperienza, delle abitudini e della socializzazione del cavallo.
Diamante ha sempre vissuto in branco, sempre all'aperto. Sa comunicare, sa regolarsi e sa che con certe condizioni atmosferiche é meglio stare al riparo. Sa che il cibo é a disposizione e non si deve ingozzare.
Come si potrebbe paragonare questa situazione con quella di un cavallo che per dieci anni ha vissuto in box, che dallo svezzamento non ha più toccato un altro suo simile? Che non ha mai preso una goccia di pioggia in testa e ha sempre avuto il fieno razionato due ore al giorno?

La gestione naturale resta in assoluto la soluzione migliore per ogni cavallo, ma é importante rendersi conto della situazione del proprio cavallo per organizzare un ambientamento adatto, in tempi più o meno lunghi.

Altrimenti si corre il rischio di trovarsi il cavallo pelle e ossa, stressato, ammalato o ferito.

La seconda cosa da tenere bene a mente é che il cavallo potrebbe non venire accettato in quel branco.
Quindi bando agli egoismi, é vero che la scuderia deve piacere anche a noi cavalieri, ma per prima cosa deve star bene il cavallo.
Quando ho portato Diamante nella nuova scuderia, ho detto ben chiaro "proviamo!" ed era sicuro che se le cose non si fossero messe al meglio per lei con i nuovi compagni, avrei cercato altre soluzioni.

Lei é stata accettata subito da tre componenti del branco, mentre da una femmina sua coetanea ha dovuto subire parecchi attacchi.
Ora, a distanza di un mese, si direbbe in quel branco da sempre.

Dal punto di vista addestrativo-comunicativo con me, i primi giorni sono stati piuttosto difficili.
Era obbediente, agli ordini, eseguiva ogni richiesta velocemente ma la sua attenzione e i suoi pensieri erano sempre rivolti verso il branco.
Questo rappresenta un rischio in un cavallo, perché se abbiamo l'impressione che la sua testa non sia al 100% con noi, possiamo aspettarci di tutto.

Fortunatamente l'aiuto di Antonella non ha tardato ad arrivare e lavorando molto sugli spostamenti di spalle e anche e permettendole di buttare fuori tutte le energie e lo stress con il lavoro con la sette metri, tutto é tornato alla normalità, anche se la "componente branco" resta un punto in più a cui fare attenzione nel nostro lavoro d'ora in poi.

27 feb 2011

Una nuova avventura

Conclusa la prima grossa fetta di addestramento, si torna in patria per proseguire la vita insieme, crescendo e confermando le cose imparate fino ad ora e progredendo pian piano l'addestramento verso i primi rudimenti di monta classica.

Non essendoci un meritevole modo di ringraziare Antonella, Emidio e tutti gli amici di Un Posto Felice per questa splendida esperienza, preferisco lasciare "la parola" a Antonella stessa, pubblicando questo articolo scritto di suo pugno riguardo la nostra esperienza.


"Premetto : non sono un  addestratore e non voglio assolutamente arrogarmi titoli che non mi competono.
Sono però un istruttore e, come tale, per passione e per coerenza, ho sempre cercato di approcciarmi alla più vasta gamma di esperienze, in modo da essere in grado di valutare le situazioni da più prospettive e, in questo modo, di essere veramente d'aiuto ai miei allievi. 
Addestrare un puledro è uno dei momenti più delicati poichè proprio  dalle primissime esperienze si è in grado di modificare (in positivo o negativo)  l'atteggiamento che il cavallo nutrirà in futuro verso ciò che gli verrà proposto dall'essere umano e che lo stesso cavallo porterà dentro di se per tutta la sua vita.
Non si tratta quindi solo di "mettere la sella" e salire (se si è fatta una adeguata preparazione quello sarà un momento veramente semplice da affrontare per il cavallo) ma si tratta di instaurare un primo ma importantissimo dialogo con il puledro.
Più questo dialogo sarà, agli occhi del puledro, di semplice comprensione e facile attuazione e più la nostra opera educativa penetrerà a fondo e ci aiuterà ad avere in futuro un cavallo comprensivo e collaborativo.
Si delineano ben presto le reali doti che il bravo addestratore dovrebbe possedere: idee chiare su come procedere  ma grande sensibilità nel capire la situazione che si trova di fronte in quel preciso momento; saper riconoscere e valutare lo stato emotivo dell'equino in modo da poter sempre, con sapienza ed elasticità, cambiare rotta senza perdere di vista il risultato finale che non risiede tanto nell'esecuzione di uno specifico esercizio o nel raggiungimento di un particolare traguardo ma risiede NELL'ATTEGGIAMENTO con cui il puledro, alla fine della sessione di lavoro, risponderà alle richieste.
Personalmente, mano a mano che la mia esperienza diventa più grande e profonda, riscontro tante similitudini tra l'arte di istruire e quella di addestrare e capisco che la vera sfida sta nel riconoscere le difficoltà di chi ci sta di fronte (che sia puledro o essere umano) e saper costruire il cammino più personalizzato e diretto possibile in modo da far sentire l'interlocutore  prima di tutto a proprio agio ed in grado di poter affrontare passo passo queste difficoltà, siano esse di natura emotiva, mentale o fisica.
Semplificare, scomporre, ripetere, premiare ed essere veramente chiari sin da subito su cosa NON si può transigere sono le vere chiavi del successo.
Il cavallo deve prima di tutto apprendere (e questo, a onor del vero, dovrebbe essere fatto ben prima del momento della doma) semplici regole di convivenza come: non opporsi alle pressioni, non invadere lo spazio personale di chi sta attorno, stare fermo.
Da queste piccole ma grandissime buone abitudini può nasce l'iter addestrativo; mattone su mattone l'addestratore andrà a posare sempre più elementi, più difficoltà ed il tutto sarà gradualmente appreso e assimilato    senza più presentare difficoltà nel futuro.  
Quando si parla di puledri il mio ricordo più importante è stata sicuramente l'esperienza vissuta nell'addestrare Platino (e chi non conosce Tatino??), questo essere arrivato a me dalla selvaggia Maremma, con le sue forti emozioni, la sua forza ma anche la sua grande fragilità mi ha  affinato nell'arte di capire, mi ha messo di fronte al fatto compiuto che prima di valutare COSA Lui doveva imparare era meglio che io imparassi  a capire CHI avevo di fronte.
E niente è stato (soprattutto all'inizio) facile ed idilliaco, in tanti momenti io ho avuto paura di Lui, ho percorso la strada di casa con le lacrime agli occhi, pensando di non essere all'altezza del compito, di non essere giusta, ma man mano che andavo avanti imparavo a capirlo e ad amarlo.
Non mi vergogno a dire che ho acquistato Platino nel Settembre 2006 e ci sono salita la prima volta a Marzo dell'anno dopo.
In quel lasso di tempo ho sperimentato tutte le emozioni, le frustrazioni, le gioie e le difficoltà che ora vedo in tante persone che si rivolgono a me come insegnante e, in questo modo, sono in grado veramente di aiutarle perchè posso capirle e, avendo già percorso quella strada, so cosa li può veramente aiutare.
Quindi, GRAZIE TATINO MIO!!
Nel suo cammino con Diamante Silvia ha fatto una scelta difficile ma giusta, ha deciso di addestrare personalmente la sua cavalla ma essendo seguita passo passo, senza lasciare nulla al caso.
Come al solito è stata una allieva modello, abbiamo proceduto nello svolgere una lezione settimanale in modo che la cavalla potesse apprendere senza stressarsi ed in modo anche che Silvia stessa potesse provare ed impratichirsi negli esercizi.
E' stata, quindi, un'opera di crescita reciproca.
Ogni qual volta si è presentato un problema l'abbiamo valutato insieme e sono state veramente poche le volte in cui sono dovuta intervenire in prima persona, questo anche grazie alla fiducia accordatami da Silvia che ha sempre raccolto con entusiasmo le indicazioni e gli insegnamenti che Le ho proposto (e questo insegna:come possiamo chiedere fiducia incondizionata al nostro cavallo se prima di tutto noi non siamo capaci di darla a chi ci deve aiutare??).
Sono così trascorsi 4 mesi e, senza porci particolari traguardi, valutando settimana dopo settimana,  siamo arrivati ad avere un binomio indipendente, un puledro che accetta il cavaliere e che segue senza stress le indicazioni che lo stesso impartisce.
Abbiamo concluso la scozzonatura.  
Mi rattrista il fatto che ci lascerete, ma mi inorgoglisce che questo  sia potuto avvenire grazie ai miei insegnamenti, alle ore trascorse insieme.
Ringrazio te e Diamante per la grande opportunità che mi avete dato, di mettermi alla prova, sappiate che questo sarà d'aiuto a chi verrà dopo di voi.
Com'è nello stile di "Un Posto Felice", che piaccia o no.
Vi aspetto presto.
Antonella"

La nuova casa di Diamante:

14 feb 2011

Il lavoro con due stick

Il lavoro con i due stick (senza redini) é utile per alleggerire il cavallo alla pressione sulla capezza, per insegnargli a ascoltare bene anche gli altri segnali del nostro corpo (peso, busto, sguardo) e anche per migliorare il nostro assetto e la nostra precisione nelle richieste.
Gli stick vanno tenuti uno in ogni mano e appoggiati sulle spalle (dunque il contrario del classico frustino).

Lo stick interviene solamente per correggere, agisce lateralmente verso il naso del cavallo e arriva anche a toccarlo se necessario.

Per fermare il cavallo invece i due stick agiscono contemporaneamente: inizialmente dal basso verso l'altro sotto il muso del cavallo per invitarlo a alzare l'incollatura e quindi fermarsi, in seguito basterà far scendere i due stick ad altezza occhi per ottenere il risultato.

È sottinteso che il cavallo deve essere desensibilizzato alla presenza dello stick sulla testa e anche al rumore dei due stick che picchiano l'uno sull'altro.

La prima cosa da fare é assicurarsi che da fermo il cavallo fletta l'incollatura seguendo la presenza dello stick che si avvicina.

Il primo esercizio utile che si può fare, prima al passo e poi anche al trotto, é fare degli otto intorno a due bidoni (o altri oggetti) insegnando al cavallo a fermarsi in mezzo.

Il cavallo così associa la zona di comodità nel centro e tenderà a volerci andare, evitando cosi che allarghi troppo i circoli e aiutandoci nell'alt.

Successivamente si può tralasciare l'alt e fare degli otto completi prima di fermarsi (sempre e comunque in mezzo).



Ed ora un po' di galoppo!

8 feb 2011

Andiam, andiam....andiamo a passeggiar!

Ora che il cavaliere e i suoi aiuti sono accettati e che le direzioni e le transizioni sono acquisite, possiamo avventurarci all'esterno della scuderia per le prime passeggiate.

È importante che le prime volte si venga accompagnati da un cavallo sicuro con un cavaliere esperto e con una buona dose di buon senso.

Ci si mette dietro al cavallo esperto e se il puledro, come oggi Diamante, vuole superare o sta troppo vicino, il cavaliere del cavallo davanti con lo stick o il frustino allontana il puledro dal sedere del proprio equino.
Il cavaliere sul puledro non deve fare nulla: piuttosto che ingaggiare una guerra di tira e molla, é meglio che il cavallo arrivi da solo alla conclusione che gli conviene stare a debita distanza da quello davanti.

Il cavallo-balia deve essere un compagno a prova di qualsiasi cosa e il suo cavaliere tranquillo.

Oggi siamo usciti con Antonella e Pannocchia. Tatino, libero, ci ha seguito fino a un punto del ritorno, in cui ha deciso che (essendo libero) poteva tornarsene a casa senza di noi....e al galoppo!
Una buona esperienza per Diamante, che ha visto l'altro allontanarsi, Pannocchia rimanere tranquillo e io, lì sopra, che le davo indicazioni.

È molto importante che al ritorno delle prime passeggiate, non si vada a dissellare ma si entri nel campo a fare qualche piccolo esercizio, in modo da non far venire al cavallo l'idea che se si torna in fretta, si finisce prima (vedi cavalli che tirano al ritorno).