29 giu 2011

Passeggiando

Il blog é poco aggiornato ultimamente, perché il lavoro attuale é di conferma di quanto imparato finora.

Tuttavia c'é qualche novità: spinta dalla necessità di far camminare Diamante su terreni più duri per la salute degli zoccoli, ho iniziato a portarla a fare delle belle passeggiate su terreni vari di circa 45 minuti al giorno, inizialmente a mano e finalmente anche a sella, accompagnate da un'amica con un cavallo tranquillo.

Tutto si é svolto senza particolari problemi!

In attesa di progredire con il lavoro di addestramento, pubblicherò qualche articolo interessante sulla gestione del cavallo nel modo più naturale possibile.

Inizio con un articolo tratto dal sito della gentilissima Susan Garvin, www.esserecavallo.com



Eticità e convenienza

Le riflessioni espresse in questo articolo sollevano questioni etiche e morali che sono troppo complesse per essere sviscerate in questa sede.

Mi riferisco alla scomoda questione di quando l'ignoranza diventa “volontaria ignoranza”, quando l'adesione alla tradizione smette di essere un modo di onorare quelli che sono venuti prima di noi e diventa una scusa per non cambiare perchè i cambiamenti spesso non sono convenienti.

Specialmente nel mondo del cavallo dove la gestione del cavallo è stata finora totalmente basata sulla convenienza per l'uomo senza nessun reale riguardo per i bisogni e gli istinti del cavallo.

Dov'è il confine?

Chi sono io per dire che tu, o lui, o lei l'avete oltrepassato?

Cosa so dei tuoi motivi, del suo? Cosa ne so veramente?

E chi sono io per dire che X è volontariamente ignorante  mentre Y è ignorante e basta e come tale deve essere scusato?

Non ho nessuna pretesa di affrontare qui quest'argomento o dare una risposta, ma è bene fare chiarezza prima di iniziare un ragionamento che io spero sia letto come una  di riflessione più che un’accusa.

Devo però dire che io considero molte persone appartenenti alla categoria dei Volontari ignoranti: il modo in cui vivono, le cose che dicono, il sentirsi portatori di una profonda conoscenza a cui fanno riferimento quando gli conviene, così che ogni lacuna è sospetta: come fai ad essere tanto illuminato in questo campo e non in quell'altro?

Così aperto e moderno lì ma non quì?

Nei miei incontri con gente del mondo dei cavalli noto che non è la mancanza di sensibilità, di conoscenza o di abilità quella di cui soffrono i cavalli ma della totale mancanza di pazienza e di volontà: le persone non vogliono sapere cosa è sbagliato, cosa c'è che non va con il cavallo, ma vogliono solo un rapido “mettere a posto”. Ci sono molte aree dove questa sorta di attitudine è rampante e sorprendentemente ovvia.

Premessa: troppi cavalli sono ‘iniziati’ – o domati - troppo giovani, montati in modo troppo duro, e con ‘equipaggiamenti-scorciatoia’ redini di ritorno, redini di lato, abbassa-testa, speroni….

Non solo sono svezzati troppo presto, causando ogni sorta di problemi emozionali e l’incapacità di relazionarsi con altri cavalli, ma successivamente sviluppano ulteriori problemi come schiena dolorante derivante da una sella che non gli veste bene; monta sconsiderata (o decisamente pessima); bocca dolente; problemi muscolari, tendinei e legamentosi.

I loro problemi mentali e comportamentali peggiorano per le cause di cui sopra, ed in più perchè sono usati come macchine e non gli è mai permesso di comportarsi come cavalli (rotolarsi nel fango, giocare con altri cavalli, sgroppare e nitrire galoppando in un grande campo pieno di sole, mangiare e bere con la loro testa giù ed il loro collo lungo lungo, e così via).

Aggiungiamo la cattiva politica alimentare che vede cavallli in box per 24 ore su 24, montati al massimo un’ora al giorno, alimentati con chili di cereali pieni di amido altamente energetici e poco fieno: una combinazione letale per il benessere fisico e mentale del cavallo.

PERCHE'?

Secondo me, molte persone, anche quelle che abbracciano una “Natural Horsemanship” fatta secondo principi propri dell’addestramento e della monta, trovano molto più conveniente rimanere legati alla tradizionale gestione del cavallo- quella di cui ho parlato sopra.

Perchè dare il fieno crea disordine e potrebbe dare un ventre tondo e che deve essere messo più volte al giorno quando puoi dare un secchio di cereali due volte al giorno e ti eviti pure la pancia tonda?

Ed è certamente seccante trovare il tuo cavallo coperto di fango o con un ferro perso nel fango, o dovere andare a prenderlo in un paddock invece di trovarlo pulito e lucente nel box.

La possibilità di trovare compromessi perfettamente funzionanti (il cavallo può indossare un coperta impermeabile, vivere dove ha sia una stalla che un accesso ad un paddock) trova delle resistenze, sulla base di argomenti sempre più deboli che alla fine rivelano solo una mancanza di volontà nel confrontarsi con le difficoltà legate alla prospettiva della salute e benessere del cavallo.

Questa è volontaria ignoranza e me lo prova il fatto che la stessa persona non ammetterebbe mai apertamente “si, lo so che il cavallo sta soffrendo, ma in questo modo per me è più conveniente...peggio per il cavallo!”- ed anche se lo ammettesse (ne ho incontrate persone così!) la conclusione è la stessa - lo so che sarebbe meglio in quell'altro modo ma scelgo di mettere quello che so da parte e cercare deboli scuse, così da poter andare avanti nello stesso modo.”  “Sai”, mi ha  detto qualcuno recentemente “ il mio cavallo è tanto più felice nel suo box 24/7, sai nei campi è freddo in inverno e pieno di mosche d'estate.”  Così il suo cavallo guarda a muri vuoti attraverso le sbarre del box, sognando l'erba gelata o le sieste nel sole pigramente agitando la coda con i compagni per tenere le mosche lontane...

Altro esempio….perchè alimentare un giovane cavallo e pagare il veterinario per altri due anni, per permettere ad un giovane cavallo di maturare?  Perchè non addestrarlo e venderlo velocemente così da risparmiare un sacco di soldi?

E puoi sempre giustificarti perchè il mondo della competizione dice che devi fare così: si, le persone che dovrebbero proteggere i diritti del cavallo sono complici del loro maltrattamento. Si, le persone che si propongono come giudici, presidenti di associazioni, organizzatori di concorsi, dovrebbero anche proporre standard di benessere del cavallo ed incoraggiare una migliore gestione piuttosto che incoraggiare pratiche egoistiche e crudeli.

Gli istruttori non dovrebbero incoraggiare gli studenti a conformarsi a regole che danneggiano i cavalli che hanno in cura, ma c'è il vile denaro, non è così? ”E' il mio modo di guadagnarmi il pane”dicono”non posso rischiare di andare contro il mercato!”

E queste persone non hanno forse un dovere morale nei confronti degli allievi e dei cavalli di cui sono responsabili? E la sottomissione al mercato non è forse un altro esempio di auto-convincimento di ciò che è conveniente invece di ciò che è giusto? Perchè sono loro ed i loro allievi il “mercato”,  e quindi stanno usando un argomento specioso per difendere quello che non avrebbero mai il coraggio di proclamare ad alta voce: affermare che è giusto rovinare un giovane cavallo per tutta la vita semplicemente in nome delle competizioni e dei soldi. Perchè è questo quello che fanno.

Abbiamo tutti incontrato queste persone (siamo tutti state persone così?), persone che giustificano qualsiasi loro scelta e, quando la scelta cambia, cambia anche tutto il repertorio di scuse e ragioni...

Il solo problema con tutto questo è che è sempre il cavallo a pagare, con la sua salute, la sua felicità, la sua generosità tanto tragicamente malposta.

Come è facile entrare in - e soprattutto chiamarci fuori da - queste questioni con le parole!

Specialmente con cose vicine al nostro cuore, cose che vogliamo per noi. Anche se dobbiamo negare quello che abbiamo davanti ai nostri occhi, anche se ci contraddiciamo da un giorno all'altro.

Io personalmente conosco molti cavalli che sono nel maneggio dove io tengo il mio, che sono stati visitati dall'osteopata perchè i proprietari avevano notato un calo nelle prestazioni, che c'era qualcosa che non funzionava.

Furono dati consigli per la spina baciata, la schiena dolorante, i posteriori doloranti e il collo dolorante. Fu consigliato un regime di esercitazioni per rendere possibile il recupero.

Ma nemenno un proprietario seguì quei consigli, tutti trovarono qualche ragione per fare l'opposto di quello che era stato consigliato.

L'osteopata aveva consigliato in ben due casi di lasciare il cavallo in un paddock per le 24 ore  successive al trattamento  ed in altri due casi aveva detto che il cavallo non avrebbe dovuto essere montato per i successivi tre mesi.

Nel giro di 30 minuti il gentile, sofferente stallone arabo non solo era stato montato con una sella troppo grande per lui ma anche fatto lavorare duramente: sliding stop, spin, girate, galoppo... perchè?

Il giorno successivo alla giumenta con il bacino storto, schiena dolente e serie schinelle ai piedi anteriori era sul campo di salto ostacoli.

Perchè?

Il proprietario non voleva credere a quello che l’osteopata aveva detto, erano scioccati all'idea di dover pagare tutti quei soldi per un cavallo che non potevano montare, così decisero che l'osteopoata era incompetente e che l'osteopatia equina non è una pratica valida. Gli avevano rubato dei soldi.

Quello che volevano in realtà era “aggiustare” il cavallo con qualche piccola manipolazione e qualche colpetto qui e lì...

vi potrei dare altri esempi anche solo dal mio maneggio e sono certa che chiunque legga questo articolo può trovarne altri…molti altri, decine di altri.

Io credo che parte della colpa  sia da attribuire non solo alle associazioni per la competizione ma anche ai veterinari  ed a quelli che educano gli istruttori. Troppe volte accettano questa attitudine nei loro clienti invece di educarli ad abitudini migliori.

Alcuni veterinari ci provano ma scoprono che urtano un muro: eppure se avessero l'appoggio delle loro associazioni otterrebbero certamente più risultati.

Molte informazioni importanti potrebbero essere date: più insistenza sul tenere il cavallo fuori,sul foraggio, sul riposo o su un gentile lavoro in mano.

Più attenzione potrebbe essere prestata ad esempi di gestione che riconoscono gli elementari bisogni degli equini e dei rischi nel metterli al lavoro troppo presto. Ma spesso i veterinari e gli istruttori sono della stessa opinione del cliente, che è quella di far rientrare in allenamento il cavallo il prima possibile, come se tutti i cavalli fossero corridori da 1000 euro al giorno...

Questa impazienza da come risultato cavalli che dovrebbero essere lasciati al prato per 6 mesi o anche un anno e poi rieducati da principio, i quali invece finiscono schiaffati in equipaggiamenti più restrittivi e messi a regime di allenamento ed i loro problemi aumentano... e sono picchiati (fisicamente o mentalmente o tutti e due).

Molti sono incurabilmente zoppi a 15 anni (se gli va bene, altri prima) e passano il resto della loro vita passando da proprietario a proprietario, scuola a scuola, fino a diventare “carne” (se sono fortunati) o (semi-) abbandonati nei campi.

“Cosa potevo fare?” frigna la proprietaria, mentre carica il cavallo sul van del commerciante” non posso permettermi due cavalli, HO DOVUTO ( notare il DOVUTO) venderlo a chiunque lo volesse così da poterne comprare un'altro da montare?- cosa è questo se non auto-convincimento della più immorale ed egoistica specie? Una cecità imposta per auto-giustificarsi nella scelta più auto-conveniente?

Molte persone non vogliono cambiare, molte credono (per convenienza) che non possono cambiare, anche alcune religioni lo dicono, siamo nati così e così dobbiamo vivere e morire.

E poi cambiare fa paura. Pensate al cambio che dovrebbe esserci se decidessimo di rispettare i cavalli realmente e sinceramente...denaro buttato, coccarde sulla testiera di qualcun'altro... molte persone faranno ogni cosa, crederanno ogni cosa, si convinceranno di qualsiasi cosa pur di negare la necessità o la giustezza di un cambiamento. E' terrorizzante  osservare noi stessi mentre cambiamo, il cambiamento dell'immagine di noi stessi, sembra di perdere noi stessi nel processo, gli altri non ci riconosceranno o ci respingeranno e  metteranno in ridicolo il nostro nuovo io.

Mentre a molte persone non piace cambiare se stessi, queste stesse persone sono però fin troppo felici di cambiare il loro punto di vista su altri così da poter continuare a mantenere i loro dubbi standard.

Vediamo attraverso la storia ed in molti pregiudizi che sono ovunque nel mondo, la manipolazione delle nostre menti attraverso la manipolazione del linguaggio, la de-umanizzazione delle persone, chiamate beffardamente animali, stupidi, idioti, subumani, bestie, maledetti, inferiori, stupidi  da chiunque voglia renderli senza importanza, classificandoli come tutto tranne che esseri umani dotati di sentimenti. Anche chiamando le cose con il nome sbagliato.

Se mi identifichi come una minaccia, come uno scroccone, puoi anche accusarmi di comportamento immorale invece di ammettere che la mia terra è usurpata e che io sono terrorizzato e in disperato bisogno di sicurezza per me ed i miei bambini, e che tu hai l'umana responsabilità di cercare di comprendermi, sono un rifugiato che ha perso ogni cosa.

Tu puoi sentirti sicuro nella tua superiorità morale, non è perchè il mondo è ingiusto e sbagliato ,è perchè io, il rifugiato, ho torto, sono una vergogna- con questo è molto più semplice avere a che fare e reagire.

Quando si tratta di animali sono applicate le stesse regole - o negare la pura verità o ridefinirla in modo che lasci mano libera.

E' conveniente rifiutare di ammettere la capacità di un animale di avere quelli che sono chiamati i più “alti” sentimenti, tirarli fuori dal mercato degli animali e perciò distinguere gli umani dai basilari sentimenti animali, così da poter trattare gli animali in modo inumano ed ignorare i bisogni più istintivi e la loro capacità di soffrire e l’autenticità di questa sofferenza.

Da questo si procede alla trivializzazione di ogni sentimento umano che possa interferire negli obiettivi egoistici.

E' da notare che la maggior parte dei cosiddetti attributi “femminili”(nel senso di yin e yang) sono considerati validi quando non si intromettono nel mondo più grande o più “importante”.

Perciò compassione, considerazione, rispetto per i bisogni degli altri, animali inclusi, diventa un derisorio insulto nella bocca di chi non vuole vedere inquinate  da questi concetti le acque del mondo competitivo e basato sulla dominanza.

Queste nobili parole quando conviene si trasformano in “svenevole sentimentalismo, utopistici sogni o sdilinquimenti new-age da femminuccia”.

Per questo molte persone esitano a esprimere o difendere dei principi per paura di essere derisi.

Uno scherno che è riversato anche sul “non esperto” che osa sfidare i riconosciuti campioni di ogni disciplina, sport, professione o altri campi di attività.

Bastoni e pietre, dice il vecchio adagio, possono rompere le mie ossa, ma le parole non mi faranno mai del male.

Come si può dire una cosa simile?
Parole, linguaggio, sono le più forti e devastanti armi perchè tutti danno le parole per scontate, sono parte di noi,come respirare e noi dimentichiamo che possono essere così insidiose, i loro colpi cosi dissimulati,i loro veri scopi così nascosti...

Titolo originale: Ethical Convenience (Editorial) October 2007. Tradotto dall'inglese da Bruna Nin e Susan Garvin, precedentemente pubblicato in Horses for Life (Ottobre 2007) www.horsesforlife.com/EthicalConvenience»

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