22 nov 2011

Un "classico" inizio


Dopo aver lavorato sull'accettazione dell'imboccatura con i semplici esercizi sul contatto del post precedente e facendo indossare la testiera con l'imboccatura senza redini anche durante semplici passeggiate in capezza, siamo ora pronti per un vero e proprio inizio dell'utilizzo del filetto.

Ripetiamo ancora una volta che il lavoro con l'imboccatura ha lo scopo di ginnasticare il cavallo, chiedendo diversi atteggiamenti e posture dell'incollatura nella decontrazione, per ottenere sempre più un cavallo flessibile, leggero e in equilibrio.

Iniziamo chiedendo al cavallo la decontrazione su richiesta, ponendoci davanti a lui e prendendo gli anelli del filetto con i pollici da entrambi i lati, agendo verso l'alto, in modo da stimolare le commessure labiali finché si ottiene una buona decontrazione.
Da questa posizione, una volta decontratta la bocca, si richiedono le prime flessioni dell'incollatura.
Anche nella flessione, si chiede al cavallo di decontrarre la bocca.



In seguito si chiede la stessa cosa mettendosi lateralmente al cavallo, redine esterna nella mano vicino al sottopancia e indice dell'altra mano nell'anello del filetto.
La flessione va richiesta dal lato opposto a noi, senza perdere il contatto con la redine esterna. Fatta così, la richiesta risulta più semplice per il cavallo.



Il prossimo passaggio é lavorare da terra in movimento. Per fare questo, é importante insegnare al cavallo come reagire alle varie richieste del frustino: avanzare o spostare le anche.
Dopo la classica desensibilizzazione (il cavallo NON deve avere paura del frustino! È solo uno dei tanti strumenti che il cavaliere utilizza per dare informazioni) si chiede al cavallo con stimoli crescenti di avanzare, finché non basterà un primo leggero tocco per avere la risposta voluta.
(Diamante alla vista del frustino alzato porta le anche verso Antonella, perché le ho insegnato a avvicinarsi a un rialzo quando devo salire in sella, con quel segnale)



Ora possiamo lavorare sul contatto in movimento: inizialmente esercitiamo le transizioni passo-alt-passo, chiedendo al cavallo di dare la bocca e non forzare la mano, chiedendo l'alt alzando quanto basta l'incollatura (lo spostamento di peso determina già la fermata).
Quando la richiesta é chiara e il cavallo cammina tranquillo senza forzare il contatto, possiamo cominciare a chiedere le prime leggere flessioni, prima nell'alt verso di noi e poi al passo.
La prima reazione del cavallo alla richiesta di flessione é di girare, mettendo il peso sulla spalla interna, soprattutto dal lato della flessione naturale. Si corregge questa tendenza, alzando leggermente l'incollatura e eventualmente aiutandosi con la mano della redine esterna, che agisce con brevi pressioni sulla spalla interna.
È importante inizialmente non chiedere troppa flessione, per lasciare la possibilità al cavallo di capire l'esercizio e trovare la stabilità nel contatto, oltre che l'equilibrio tra le due spalle.





Un altro importante esercizio per il contatto e la posizione dell'incollatura é Azione-reazione, ovvero la presa di contatto su entrambi i lati della bocca, che invitano il cavallo a estendere l'incollatura seguendo e mantenendo il contatto con la mano.
Questo si ottiene da terra passando la redine esterna sopra la nuca e agendo con le due mani una verso l'altra, come se si volessero unire. Alla risposta verso il basso, segue la fine della richiesta ma senza lasciare tutto, é importante mantenere il contatto ottenuto, per far capire chiaramente al cavallo che é quello ciò che vogliamo.




Stessa cosa si richiede al passo:



La stessa logica progressione degli esercizi si esegue anche da sella. Il cavallo si trova più a suo agio ed é più facilitato alla comprensione, se anche da sella gli proponiamo la stessa sequenza di richieste che abbiamo appena fatto da terra.

Prime richieste, come da terra, sono di dare la bocca al contatto e flettere l'incollatura, mantenendo la decontrazione, nell'alt.



Al passo, prima delle flessioni, é bene esercitare le transizioni, finché non diventa abitudine per il cavallo decontrarre la bocca alle richieste della mano.
Le flessioni da sella al passo saranno da inserire quando da terra il cavallo le eseguirà senza indugi. Per il momento é più utile chiarire le richieste nell'alt.






Sempre come esercizio per il contatto, per insegnare al cavallo a seguire le richieste della mano, si chiede l'estensione dell'incollatura nelle varie andature mediante azione-reazione, con le mani che si portano a ugual misura verso l'alto e all'infuori. L'importante é che il cavallo segua il contatto e tenda le redini allungando l'incollatura ma senza pesare sulla mano.







Come nel post precendente e in molti altri, questi sono video in cui gli esercizi sono proposti a Diamante per la prima volta. I motivi principali di questa scelta sono due:

- prima di tutto, questo é il mio diario e sono bei ricordi

- lo trovo più utile per farsi un'idea realistica di cosa sia un puledro e il suo addestramento, poter vedere l'evoluzione dal principio e non solo belle immagini a cose fatte.

21 ott 2011

Il puledro e l'imboccatura

Ogni volta che arriva questa Umana qui, me ne combinano delle belle.

L'approccio con l'imboccatura:


Primo contatto con l'imboccatura:


Altri esercizi sul contatto:


Prime direzioni:


Altri esercizi sulle direzioni (con me):



In sella:



Al trotto:



Credo che i video si commentino e spieghino da sé, a me non resta che ringraziare come al solito la cara Antonella per il lavoro e le spiegazioni, Laura e Uta per il supporto tecnico e mio fratello per il supporto tecnologico!

18 ott 2011

La messa in mano

"Una bocca vivace alla fine di un' incollatura sempre pronta a prendere le posizioni richieste dalla mano del cavaliere; che si tratti di rilevare, di estendere o di flettere." (P.Karl)

Una corretta messa in mano si ha quando ad ogni specifica richiesta dell'imboccatura, il cavallo reagisce decontraendo la bocca, tramite il movimento di masticazione-deglutizione di cui avevamo parlato nei post precedenti.

La qualità del contatto con la mano che ne consegue, permette dunque al cavaliere di richiedere al cavallo decontratto ogni diversa postura e posizione dell'incollatura: flessioni, estensione, rilevamento.

Un buon contatto é un contatto costante e leggero. Costante perché segue la mano in ogni richesta e posizione. Leggero perché non deve essere né nullo né duro.

La particolarità più importante, quella che davvero differenzia un tipo di equitazione basato sul rispetto del cavallo, é l'azione della mano del cavaliere.

Pensando all'anatomia della bocca, sappiamo certamente che il cannone dell'imboccatura si trova a livello delle barre, passando sopra la lingua, sotto il palato e uscendo dalle commessure labiali.
A seconda del tipo di cannone e di come sono unite le redini all'anello dell'imboccatura, possiamo dunque esercitare diverse azioni sulla bocca del cavallo: schiacciare la lingua, pungere il palato, segare sulle barre....tutte cose che creano dolore.

Possiamo però fortunatamente anche agire su una parte non dolorosa della bocca del cavallo, le commessure labiali. Azione che, oltretutto, provoca l'apertura della bocca e la conseguente masticazione-deglutizione che, guarda un po', é proprio quello che ricerchiamo.

La mano tenuta bassa, che tira all'indietro, che sega a destra e sinistra, che si blocca a livello delle ginocchia...porta l'imboccatura a agire su zone dolorose della bocca del cavallo, provocando difese o rifiuti del contatto, come per esempio nei cavalli incappucciati.

La mano che agisce verso l'alto, ruotando i palmi delle mani verso l'alto e l'esterno, invece, crea tramite l'imboccatura delle azioni sulle commessure labiali. La discesa di mano, ottenuto ciò che si richiedeva, rappresenta il "premio" e dà la possibilità al cavallo di mantenere il buon contatto creato.

Dunque l'azione più corretta per richiedere qualcosa al cavallo tramite l'imboccatura, mantenendo il giusto contatto e una buona messa in mano, é verso l'alto. Ma ancora più importante é la discesa di mano, a richiesta terminata.

Le principali richieste della mano per correggere o migliorare il contatto e per richiedere determinate posture dell'incollatura, sono le seguenti:

- azione-reazione: le mani ben separate cercano il contatto con la bocca del cavallo agendo verso l'alto in modo graduale e continuo, finché il cavallo non avrà la reazione di seguire la mano e chiedere di abbassare e estendere l'incollatura. A quel punto la mano segue gradualmente verso il basso la bocca del cavallo, mantenendo il contatto ottenuto. Utile per i cavalli che scappano dal contatto andando sopra la mano e ribaltando l'incollatura.

- mezza fermata: le mani ben separate agiscono rapidamente verso l'alto e poi tornano subito in discesa di mano. È un gesto repentino che rileva l'incollatura del cavallo, apre la nuca e "stacca" dalla mano il contatto troppo pesante. Utile per i cavalli che si incappucciano, che serrano la bocca o che pesano sulle braccia del cavaliere.

- flessioni dell'incollatura: mano esterna al suo posto con un buon contatto, la mano interna si alza, ruotando i palmi verso l'alto. Il cavallo flette l'incollatura dando la bocca. La mano esterna segue quanto basta, senza perdere il contatto. Ottenuta la flessione, discesa di mano. Utile in tutti i cavalli, per ginnasticare, controllare il peso tra le spalle, migliorare l'equilibrio e le risposte alle azioni della mano.

- flessione della nuca: la mano esterna fissa con un buon contatto, la mano interna verso l'alto. Il cavallo decontrae la bocca e arrotonda l'incollatura, chiudendo leggermente l'angolo della nuca (che resta comunque il punto più alto dell'incollatura). Indispensabile dopo l'apprendimento dei primi rudimenti di messa in mano, per il corretto utilizzo della schiena del cavallo nel lavoro.

L'imboccatura migliore per eseguire questo tipo di lavoro é il filetto con cannone snodato.
Il filetto ad aste può aiutare nella comprensione delle flessioni dell'incollatura.

Un buon istruttore e un buon tatto equestre fanno il resto.

12 ott 2011

Asimmetria e equilibrio: la flessione naturale

Esattamente come noi nasciamo destri o mancini, così anche i cavalli nascono con una flessione naturale (destra o sinistra), ovvero con la particolarità di avere una postura congenita che prevede la facilità a flettere l'incollatura da un lato piuttosto che l'altro, di caricare una spalla piuttosto che un'altra e di avanzare di più sotto la massa con un posteriore che con l'altro.

Questo pare sia dovuto (ma che io sappia non é ancora stato scientificamente provato) alla posizione che assume il feto nell'utero materno.

Dunque il cavallo può nascere con flessione destra o sinistra e questo nel puledro é visibilmente palese quando si inizia il lavoro sui circoli alla corda. Nel lato della flessione naturale tenderà a scappare fuori dal circolo con la spalla, piegando l'incollatura all'interno.
Nel lato opposto alla flessione, tenderà invece a portare all'esterno l'incollatura e "cadere" all'interno con la spalla, talvolta stringendo il circolo.

Questa asimmetria porta a evidenti problemi di equilibrio del cavallo, che oltre ad avere già la tendenza naturale a portare più peso sulla parte anteriore del corpo, avrà anche difficoltà a gestire il peso tra le due spalle e a flettere correttamente (ovvero né troppo né troppo poco) l'incollatura.

Come molti di voi già sapranno, il termine "addestrare" significa "rendere destro". Taluni dicono che sia collegato al fatto che la maggior parte dei cavalli ha una flessione naturale a sinistra, altri affermano che "destro" é inteso come "abile", altri interpretano "destro" nel senso di "dritto".

Al di là del significato etimologico e letterale, il concetto é ben chiaro: per avere un cavallo ben addestrato e in grado di sviluppare appieno le sue potenzialità, bisogna lavorare su questa asimmetria e, se possibile, azzerarla.

Un altro lavoro molto importante, collegato al lavoro sull'asimmetria ma più lungo e complesso, é il lavoro per migliorare l'equilibrio del cavallo.
Come detto, buona parte del peso é caricato sulla parte anteriore del corpo del cavallo. Per le nostre esigenze di lavoro con l'equino, tuttavia, é più sano e utile che il peso sull'avantreno sia diminuito e spostato sulla parte posteriore.

Per migliorare l'equilibrio non si agisce direttamente con azioni specifiche. Diventa una conseguenza di una serie ben definita di esercizi, che parte con una semplice buona messa in mano fino ad arrivare ai più complessi lavori su due piste alle tre andature e in seguito alla riunione. Se ben eseguiti, se la messa in mano é ottima e se é rispettata la corretta sequenza, il miglioramento dell'equilibrio é inevitabile, senza cercare grandi teoremi o strane azioni di mano, gamba e assetto.
È una ginnastica.

L'esercizio della flessione dell'incollatura in tutte le sue sfumature (alta, bassa, con nuca aperta, con flessione della nuca, in controflessione) é l'esercizio basilare per iniziare a correggere l'asimmetria del cavallo e insegnargli a gestire l'equilibrio tra una spalla e l'altra.
L'importante é che questo avvenga mediante l'utilizzo corretto della mano e dell'imboccatura (prossimo post).

Il cavallo deve imparare a flettersi correttamente, senza stortare la nuca, senza pesare, senza togliersi dal contatto con la mano. Può essere utile iniziare a nuca aperta (ovvero con un angolo tra testa e collo più aperto, naso piu avanti della verticale) ma può in alcuni casi essere più utile chiedere subito anche la flessione della nuca, ovvero un arrotondamento dell'incollatura e della nuca senza la chiusura di quest'ultima (quindi senza che il naso oltrepassi la verticale).
Durante la flessione, l'incollatura alta porta il peso sulla spalla esterna alla flessione, l'incollatura bassa lo porta sulla spalla interna. Questo concetto é utile per capire come effettuare l'esercizio della controflessione, ovvero il cavallo procede in un circolo con una flessione dell'incollatura all'esterno del circolo e portando il peso (su richiesta dunque) sulla spalla interna al circolo.

L'alternare flessione e controflessione é il primo ottimo esercizio per insegnare al cavallo a gestire il peso tra le due spalle, rendendo al contempo flessibile l'incollatura su entrambi i lati, ammortizzando così sempre più l'asimmetria.

2 set 2011

Il lavoro con l'imboccatura

Apparirà piuttosto palese, per chi legge il mio blog, che un'imboccatura e l'azione delle mani su di essa non servono a fermare il cavallo o a dargli la direzione.
Se tutto questo avviene in capezza, in collare, con lo stick....a cosa serve, in realtà, l'imboccatura?

È essenziale fare una riflessione partendo da lontano.

Cosa vogliamo fare con il nostro cavallo?

Se la risposta é "Mi tiene pulito il prato, gli porto le carote e lo pulisco, mi dona molto ammmmore", tanto di cappello, problema risolto!

Ma se la risposta é "Lo voglio montare/Ci vado in passeggiata/Voglio andare alle Olimpiadi/Ho bisogno che tiri l'aratro", allora abbiamo una grossa necessità.
Questa necessità é che il cavallo sia SANO e sia PIACEVOLMENTE ADDESTRATO, due caratteristiche che permettono un corretto e longevo rapporto di lavoro nel binomio uomo-cavallo.


Il cavallo SANO é un cavallo con una corretta muscolatura, intesa non solo come "quantità" e "disposizione" della stessa, ma anche come "qualità" del tessuto muscolare; é un cavallo con articolazioni asciutte, cartilagini sane e movimento corretto; é un cavallo con una respirazione ottimale (e non ostacolata da certe posizioni della testa e dell'incollatura), sudorazione equilibrata (dettata dunque dalla termoregolazione e non dall'ansia e dallo stress) e una ripresa veloce e completa dopo lo sforzo.

Il cavallo PIACEVOLMENTE ADDESTRATO é un cavallo che risponde prontamente alla minima richiesta, con un'azione ottimale a seconda del suo potenziale.

Dunque se vogliamo lavorare, in qualsiasi maniera, con il nostro cavallo, é importante avere un approccio da "allievo-atleta", dando la stessa importanza alla parte addestrativa come alla parte di forma fisica (comprendendo ovviamente tutto ciò che riguarda gestione, alimentazione, pareggi/ferrature).

Su questo presumo saremo tutti quanti d'accordo. Cosa c'entra allora l'imboccatura?

Come molti talentuosi maestri del passato hanno predicato e uno in particolare, Baucher, ha saputo esprimere al meglio e soprattutto tramandarlo con precisione ai suoi allievi fino ad oggi, la bocca del cavallo é il fulcro di una buona equitazione e l'imboccatura é la chiave che permette al cavaliere di "raggiungere" la mente e il corpo della sua cavalcatura.

Senza voler scendere in pesanti particolari anatomici-fisiologici-biomeccanici, basti immaginare la muscolatura del cavallo come una catena, dalla bocca alla coda: l'azione (o reazione) di un muscolo durante uno sforzo ha ripercussioni su tutto il resto dell'organismo, influenzando postura, andatura, potenza e resistenza, come una reazione a cascata.

Dunque una resistenza, una contrattura per esempio a livello della ganascia, ha ripercussioni sul collo e sulla schiena. Provate a fare il vostro sport preferito serrando molto forte i denti per tutta la durata dello sforzo. Anche i più polemici dei lallisti dopo una partita di calcetto dovranno capitolare e ammettere che non é il massimo.

Lo scopo dell'imboccatura é quindi creare una condizione e un atteggiamento del cavallo durante il lavoro, che ottimizzi al massimo le sue potenzialità e gli permetta di lavorare nel modo fisicamente-biomeccanicamente più corretto.

Questo atteggiamento si ottiene mediante l'azione della mano del cavaliere ma deve comprendere assolutamente la decontrazione della bocca, ovvero riprodurre (secondo necessità) il movimento di masticazione e deglutizione, che permette appunto la decontrazione dei muscoli che, come detto, sono tutti concatenati.

Per maggiore chiarezza, cito due passaggi di due autorevoli Maestri, in lingua originale per non cadere in interpretazioni erronee.

"La décontraction de la bouche consiste essentiellement en un mouvement de la langue analogue à celui qu'elle exécute pour la déglutition." (Général Decarpentry, Équitation Académique)

"La langue, le pharynx et le larynx sont greffés sur une pièce ostéo-cartilagineuse, l'hyoïde, situé entre le branches du maxillaire inférieur. Or, la mobilisation de la langue dépend de muscles reliant l'hyoïde au sternum (sterno-hyoïdien) à la tête (occipital) et aux épaules (aponévroses scapulaires)." "..." " EFFET SUCRE: le sucre amène une mobilisation du maxillaire inférieur et de la langue. Cela libère l'hyoïde et décontracte par conséquent la nuque, l'encolure et les épaules. Décontracté, le bout de devant redevient flexible et le cheval n'a plus ni les raisons ni les moyens de lutter contre la main." (Philippe Karl, Dérives du dressage moderne)

Ecco dunque perché una bocca morbida e decontratta é essenziale per un corretto atteggiamento nel lavoro, gestito dalla mano del cavaliere.

Attenzione però: non é inserendo un'imboccatura nella bocca del cavallo che magicamente tutto si risolverà, anzi. Se utilizzata nel modo sbagliato, creerà ancora più resistenze e conseguenti difese da parte del cavallo.

Prima di tutto bisogna insegnare al cavallo come accettarla e come reagire agli stimoli che provoca, esattamente come a ogni altro strumento che abbiamo utilizzato finora: stick, corda, capezza, sella, gambe,....

Secondo, ma non meno importante, bisogna che il cavaliere sappia utilizzarla nel modo corretto sia da terra che da sella, ovvero agendo sulle commessure labiali (con azioni verso l'alto) e NON su lingua, palato o barre inferiori.

Questo é un concetto importantissimo su cui ci concentreremo in uno dei prossimi post, così come faremo per i concetti di asimmetria ed equilibrio.

Credo però che già si sia capita l'importanza dell'imboccatura nel lavoro del cavallo e quindi la necessità di inserirla nel programma di addestramento e allenamento.

Mi permetto allora di esprimere la mia opinione:

NO ai lallisti anti-imboccatura, che rovesciano, contraggono e rovinano fisicamente i loro cavalli con capezze e, peggio, testiere bitless.

NO ai cavalieri mani-basse-e-tira, che utilizzando male l'imboccatura creano dolore, difese e grossi problemi fisici e psicologici nei cavalli, che vengono puntualmente sostituiti perché "di bocca dura" o "di cattivo carattere".

SI ai cavalieri curiosi, aperti, pronti a studiarsi un testo di anatomia e a cancellare tutto per ricominciare da zero, in nome di una buona equitazione, che, non dimentichiamolo mai, é un' arte e come tale va approfondita e esercitata.

31 ago 2011

Infanzia felice

Riporto un altro articolo dal sito www.esserecavallo.com.
Spero faccia riflettere come ha fatto riflettere me, che guardo Diamante come si guarda un germoglio che cresce di giorno in giorno e ci si chiede quale bel fiore comparirà.

Quando giovane è troppo giovane?

“Il periodo di allenamento alla corda deve essere prolungato se il cavallo è così giovane e non ancora pienamente sviluppato, diciamo 3e mezzo- 4 anni, che portare il peso del cavaliere provocherebbe danni a tendini, ossa e giunture ancora troppo deboli”. Waldemar Seunig.

“Nessun cavallo al mondo, di nessuna razza, in tutti i tempi, è o è mai stato maturo prima dei 6 anni( 6 mesi più o meno)”. Questa affermazione ferma e incontrovertibile viene dal Dr. Deb Bennett, Ph.D.,una degli esperti leader nel settore dell’anatomia, conformazione e biomeccanica equina. La ricerca nella quale essa ha avuto una parte pionieristica è stata ora ripresa e confermata nel tempo e l’argomento ha dato inizio a una crescente attenzione verso il benessere del cavallo e disappunto verso il noncurante superamento dei limiti etici con l’uso, e quindi l’abuso, di cavalli molto giovani che vengono inseriti in termini competitivi spingendo le persone a seguire i dettami delle associazioni e dei giudici di gara invece di considerare la questione per conto proprio o preoccuparsi di indagare tutte le evidenze (le prove) ampiamente accessibili del severo danno procurato ai cavalli quando vengono sottoposti a un lavoro troppo duro troppo giovani.

Ecco quali sono i fatti ben conosciuti e ampiamente verificabili:

Riguardo a un’ età giusta per iniziare a lavorare fisicamente- le placche di crescita alla fine (sommità) di ogni osso (spesso placche multiple sulle ossa più complesse come la pelvi) devono essere fuse e complete. Dr. Bennett ci ha dato una massima molto facile per capire questo: più sono lontane dalla schiena, cioè più sono vicine al terreno, prima le ossa hanno completato la loro crescita. Questo periodo va approssimativamente da circa un anno per il pastorale corto ad almeno 4 anni per la pelvi. Nel suo articolo di Horses for Life di Settembre 2005 il Dr.Mayhew stabilisce che nella parte caudale le vertebre spinali spesso non sono completamente fuse fino all’età di 12 anni!

Ciò che non è sufficientemente riconosciuto è che la crescita di maturazione più lenta è sulla schiena, quella struttura orizzontale che non è, per definizione, così forte come le strutture verticali delle gambe. Così non solo la colonna vertebrale è “ la più lontana da terra” secondo la massima della Dr. Bennett ma ha in più lo svantaggio di essere strutturalmente più debole in termini di sopportazione del peso. Questo naturalmente non significa che sovraccaricare le gambe sia meno dannoso. E il sovraccarico non deriva solo da un troppo precoce e inappropriato lavoro fisico, per questo dobbiamo solo guardare le gambe dei giovani cavalli da corsa, può derivare anche da una sovralimentazione.- Pensate a quei grossi giovani cavalli così amati in tante manifestazioni, o al puledro supernutrito che fa troppo poco esercizio fisico. Quando i cavalli sono montati e cavalcati troppo giovani, sviluppano quella brutta e altamente inefficiente groppa “ che scivola in giù”:

Molti cavalli sono allevati in modo da sembrare più maturi di quello che sono in realtà oppure secondo un detto tradizionale si dice che sono “ precoci “, ma ciò semplicemente non è vero, sono tutti immaturi e non sono pronti per il lavoro sia fisicamente che mentalmente prima dei 5 o 6 anni d’ età. I cavalli molto giovani che iniziano lavoro e gare, per non parlare delle corse, sono i cavalli che finiscono per essere “ buttati via “ o venduti a poco prezzo a un’età ancora molto giovane, alcuni 4 o 5 anni; sono i cavalli da dressage o da salto che sono finiti e bruciati fisicamente all’età di 8 0 10 anni, i cavalli che hanno problemi a non finire e passano da un proprietario all’altro, da una scuola d’equitazione all’altra, sempre più costosi in termini veterinari, sempre più un peso per il portafoglio, il tempo e la pazienza del loro proprietario.

La mentalità “ usa e getta “ inizia coll’avviare all’attività cavalli troppo giovani, con la necessità e la bramosia di farli lavorare vincendo e guadagnandosi il loro mantenimento. Questa mentalità è non solo sostenuta ma anzi creata dalle associazioni che organizzano spettacoli e competizioni e da istruttori e giudici.

C’era una tradizione nell’Inghilterra dei vecchi tempi, ancora mantenuta da alcuni ma ignorata da molti, per cui si prende un puledro dalla nascita, gli si insegna le regole basilari delle buone maniere, come essere portato, nutrito, come farsi pulire i piedi, e così via via lo si abitua alla sella anche all’età di 2 o 3 anni sottoforma di gioco per cui la sella o la coperta o la cinghia vengono posti sulla groppa e il sottopancia tirato con cautela; quindi il puledro impara a camminare con la sella sulla schiena; si potrebbe anche montarci sopra a 4 anni ma cavalcando per non più di20 minuti per volta, magari facendo una passeggiata leggera al passo e trotto con un compagno che fa da maestro, procedendo su linee rette, nessun lavoro su circoli pesante per le giunture; poi lo si mette al pascolo e alla vita di gruppo fino all’età di almeno 5 anni…Solo allora può cominciare qualcosa lontanamente somigliante a un “ lavoro serio” , ed anche questo deve essere fatto molto lentamente, per arrivare molto molto gradualmente al “ lavoro pieno” a 6 anni o anche dopo.

Esaminiamo più da vicino il commento di W. Seunig al principio di questo articolo: egli parla di un cavallo molto giovane e poi, facendolo rimarcare, dichiara che intende da 3 anni e mezzo a 4! Quanti cavalli vediamo oggi già totalmente rovinati a quell’età dalla pressione e lo stress di un lavoro tropo precoce e duro? Cosa ci dice questo sui giovani cavalli presentati alle “Futurities”? ( corse dove i cavalli devono essere iscritti molti mesi prima o appena nati). Per essere competitivi questi cavalli devono iniziare- e lavorare molto duramente con sella e cavaliere- anche molto prima dei 2 anni!

Un altro punto strettamente legato a questo argomento è il fatto che così tanti puledri non hanno la possibilità di sviluppare,tendini e legamenti forti poiché sono rinchiusi in piccole stalle e raramente se non mai vengono portati fuori a giocare, correre, rotolarsi, sgroppare,tutti elementi essenziali in un corretto sviluppo di ossa sane e forti. Nessuna meraviglia dunque che gli animali siano resi,da uomini inconsapevoli, ancora più tragicamente suscettibili alle malattie di cui soffrono tutti i cavalli che cominciano troppo giovani, sindrome navicolare, spavenio, schinelle, problemi articolari del garretto, problemi alla grassella, artrite, per menzionare solo i problemi fisici.

Circola molto denaro intorno ai cavalli in molti settori degli sport equestri, e dove c’è denaro e tornaconto c’è poca speranza che sia udita la voce di protesta alla violazione del corretto sviluppo, o per la protezione degli interessi del cavallo, non parliamo poi di essere presi seriamente. Ma almeno aumentando la consapevolezza di ciò che deriva da tutto questo, più persone possono scegliere di prendere l’addestramento dei loro giovani animali molto più lentamente e di spendere i primi anni costruendo con cura l’èducazione del cavallo – fisica , mentale, comportamentale, emotiva - attraverso la miriade di attività e metodi di addestramento disponibili che rendono questo lavoro non solo un divertimento per entrambi, uomo e animale, ma anche qualcosa di molto gratificante, qualcosa che continua a fiorire sviluppare e che mantiene tutto il colore e la sostanza molto dopo che i nastri e le rosette sono sbiaditi e decaduti. Un cavallo che è stato addestrato gradualmente in questo modo sarà una gioia da gestire e cavalcare, avrà una vita lunga e sana e una vecchiaia confortevole, mentre il suo proprietario potrà guardarlo negli occhi ogni mattina in uno spirito di onesta collaborazione.

Gli articoli e le ricerche del Dr. Bennett sono liberamente accessibili sul suo sito web –per una esposizione più estesa dei fatti in questione e alcuni diagrammi molto illuminanti, vedi:

www.equinestudies.org/ranger_2008/ranger_piece_2008_pdf1.pdf (PDF, 2.1 MB)»

Titolo originale: How young is too young?.....Tradotto dall'inglese da Bruna Nin e Susan Garvin, precedentemente pubblicato in Horses for Life (Volume 43 2009) www.horsesforlife.com/GarvinIsHowYoungIsTooYoung»


16 ago 2011

Equi-frontalieri

Come promesso in passato, riporto qui le informazioni e le mie esperienze riguardo i viaggi dalla Svizzera in Italia con i cavalli.


Prima di tutto é bene specificare che il cavallo é considerato un "bene commerciale", su cui esiste dunque dazio doganale per un espatrio definitivo.

Quello che interessa a noi "equi-frontalieri" é invece la cosiddetta esportazione temporanea.

Iniziamo dai documenti necessari:

- passaporto della fsse con: vaccinazioni regolari, antirabbica fatta da almeno tre settimane, coggin test da meno di un anno

- Carnet A.T.A.

- Eventuale fotocopia del contratto di vendita o assicurativo (se presente), per testimoniare l'effettivo valore del cavallo (in caso di rogne)

- Autorizzazione a utilizzare il mezzo di trasporto (rimorchio o camioncino) anche all'estero, se non é di nostra proprietà

Il passaporto é ormai obbligatorio in Svizzera per tutti i cavalli, per i ritardatari ricordo che bisogna stampare dal sito della federazione il foglio di richiesta per il passaporto e pagare in anticipo, per spedire il tutto alla federazione che manderà in un paio di giorni il passaporto vuoto. A quel punto si contatta il veterinario, che provvederà a fare la visita di riconoscimento e a spedire alla federazione il passaporto compilato. La federazione metterà il timbro e lo spedirà completo al proprietario.

Per il Carnet A.T.A. la faccenda si complica. Diciamo che ci sono due possibilità per averlo, una legale e una un po' meno.

Si può:
1. ottenere il carnet dalla Camera di Commercio (io ero andata all'ufficio di Lugano), costo: 90.- franchi.
 Questa é la soluzione più legale, perché tutto é a nome del proprietario del cavallo. È necessario però "congelare" in banca la somma equivalente al 35% del valore del cavallo, dunque una somma piuttosto cospicua. I soldi servono come assicurazione, nel caso il cavallo non torni in Svizzera o succeda qualcosa di "losco". Vengono "scongelati" alla riconsegna del carnet.

2. ottenere il carnet rivolgendosi a qualche ditta di spedizioni che possiede un numero indefinito di carnet, costo: 370.- franchi (o più, a seconda del numero dei cavalli e del loro valore).
Questa é una soluzione "politica", poiché il proprietario del cavallo diventa il "rappresentante" della ditta di spedizione. Permette però di viaggiare per un intero anno senza congelare nessuna somma.

Per ottenere il carnet in entrambi i casi serve il passaporto del cavallo e tutti i suoi dati. Ricordatevi che se non siete il proprietario del cavallo, dovete farvi aggiungere al carnet la procura per utilizzarlo!

Ricordate di far mettere nella lista anche il materiale che vi portate, con un valore approssimativo di 1000 franchi, così siete regolari anche per i finimenti.

Una volta in mano, prima del primo viaggio bisogna andare alla dogana commerciale e "aprire il carnet", ovvero farsi mettere un timbro e un numero sulla pagina principale. Non é necessario portare il cavallo! A meno che si decida di aprire il carnet direttamente il giorno del primo viaggio.

Per il viaggio, é necessario compilare i fogli di viaggio, che non sono i primi fogli gialli e bianchi (che sono quelli da far compilare e timbrare in dogana!) ma gli ultimi.
Per ogni viaggio ci sono 4 fogli: uscita dalla svizzera, entrata in italia, uscita dall'italia, entrata in svizzera. Sono tutti da compilare nello stesso modo, verranno staccati e tenuti in ogni ufficio della dogana.

- Proprietario e rappresentante (noi o la ditta e noi)
- utilizzo del bene: ricordatevi di scrivere la VERITÀ, ovvero se uscite per una gara, per uno stage, per una passeggiata, per una visita veterinaria....e ricordate che non tutto é ammesso, per questioni particolari rivolgetevi all'ufficio delle dogane, hanno la lista completa delle motivazioni plausibili per le esportazioni temporanee dei cavalli.
- mezzo di trasporto: mettete il tipo di mezzo (rimorchio o camion) e il numero di targa
- dettagli dei beni: mettete il nome del cavallo e il numero di passaporto
- dichiarazione di esportazione temporanea: mettete i numeri corrispondenti ai cavalli e al materiale che stanno uscendo con quel viaggio (la lista é dietro il foglio)
- in fondo a destra, luogo data e firma.

Se non uscite con tutti i cavalli, ricordate di tirare una riga sui cavalli che restano a casa nella lista dietro il foglio e correggete i valori totali in fondo alla lista.

L'unico possibile problema che potete incontrare é che la motivazione non sia plausibile: se scrivete che lo portate in una nuova scuderia (o peggio mentite e scrivete che andate in gara) e pensate di poter fare un viaggio all'anno per rifare il carnet, tenendo così il cavallo a vivere in Italia, vi sbagliate di grosso! non é fattibile e i doganieri sanno bene di che business si tratta, dunque probabilmente vi metteranno una data obbligatoria di rientro (LO POSSONO FARE!!).

Unica eccezione é per l'allevamento: un puledro può restare un anno all'estero per crescere e, a quanto ho scoperto, anche per essere addestrato, senza dover fare l'esportazione definitiva.

Il contratto di vendita o un documento che attesta il valore del cavallo (qualsiasi esso sia) é utile solamente in caso ci si imbatta in qualche doganiere rompiballe (purtroppo ce ne sono) che non si fida del valore dichiarato sul carnet.

L'autorizzazione a utilizzare il mezzo di trasporto invece é importante soprattutto in Italia. Ricordate che é necessaria anche se il mezzo é intestato a un vostro parente!

La mia esperienza personale negli ultimi due anni é tutto sommato positiva, se posso permettermi di dare un consiglio, la dogana migliore in assoluto per la questione cavalli é Stabio-Gaggiolo.
Oltre ad essere molto comodo il posteggio (é dritto), i doganieri sia svizzeri che italiani sono molto cordiali e simpatici, gli addetti ai carnet sono veloci (in Italia devono ancora scrivere tutto a mano nei registri!!!) e controllano il cavallo quasi piu per amore dell'animale che per lavoro.

Esperienze negative invece alla dogana di Chiasso autostrada, soprattutto dalla parte italiana. Sono addirittura stata insultata da un finanziere mentre cercavo posteggio. Lentissimi in ufficio e molto sospettosi.

Calcolate comunque che un buon 10 minuti (se c'é colonna anche 20) in ufficio lo dovete passare, se non avete la certezza che il cavallo sarà tranquillo portatevi sempre un compagno di viaggio che possa controllare mentre siete via.

Purtroppo so che l'abitudine dei miei "colleghi di espatrio" é quella di essere piuttosto scortesi e sulla difensiva, quando si apprestano a passare il confine con il loro equino. Ricordatevi che i doganieri stanno facendo il loro lavoro e che se li rispettiamo e non infrangiamo le regole, tutto filerà liscio allegramente.