27 nov 2010

La conduzione e il lavoro in circolo

Insegnare al cavallo a farsi condurre nel modo corretto alla corda é importante non solo per poterlo gestire nel modo più sicuro, ma serve anche come preparazione per il lavoro in circolo.

Una volta che il cavallo non teme più gli strumenti di lavoro e ha compreso il significato degli stimoli (pressione costante e ritmica), siamo liberi di usare tutta la gamma di segnali per comunicare le nostre intenzioni al cavallo e insegnargli i primi veri esercizi.

La mano che indica la direzione (tenendo tesa eventualmente la corda) e lo stick che agisce ritmicamente dietro la linea della spalla richiedono al cavallo il movimento in avanti.
Lo stick appoggiato alla spalla non dà indicazioni.
Lo stick portato orizzontalmente davanti al naso indica che bisogna fermarsi: può anche oscillare su e giu e può intervenire la vibrazione della corda, tutto ciò che é utile per far capire al cavallo che deve fermarsi.
Lo stick può anche aiutare nell'indicare la direzione, agendo orizzontalmente verso il naso del cavallo.



Il lavoro in circolo diventa dunque un "approfondimento" del lavoro di conduzione, aumentando la distanza dall'addestratore.
La mano alzata verso la direzione e lo stick dietro la linea della spalla indicano sempre movimento in avanti e lo stick davanti al naso indica rallentare e fermarsi, proprio come nella conduzione.



P.S.: Diamante in questi video ha la schiena tosata per via di una dermatosi, una malattia della pelle che provoca la formazione di grosse bolle dure che poi si staccano lasciando pelle nuda, che colpisce soprattutto i cavalli giovani ed é dovuta alla troppa umidità e a un calo delle difese immunitarie. Tosare serve per far seccare la pelle (questi batteri si sviluppano in presenza di troppo sebo). Inizialmente abbiamo trattato con alcol per far seccare la pelle, ora le ho fatto una cura omeopatica per la pelle e applico uno spray fitoterapico per accelerare la guarigione.

14 nov 2010

Il lavoro in libertà

Il lavoro in libertà non é una strana magia, non é questione di rapporto speciale con il proprio cavallo e non é nemmeno una cosa per pochi.

È semplicemente un lavoro di addestramento, che ha una preparazione e un'evoluzione.

L'obiettivo é insegnare al cavallo a prestarci attenzione e mantenere la concentrazione anche in assenza del vincolo "capezza e lunghina".

Si inizia mettendo sia se stessi che il cavallo nella situazione più ottimale per capire e imparare, ovvero in un luogo chiuso e piccolo (raggiungibile quindi senza problemi in ogni punto per le correzioni) e con una buona base di desensibilizzazione e reattività alle indicazioni nei vari esercizi.

Quando il cavallo reagisce bene al disimpegno dei posteriori (pressione ritmica verso i posteriori per farli allontanare), conosce l'invio verso destra e verso sinistra (braccio e peso che indicano la direzione e stick che invita il movimento in avanti con movimenti circolari verso il posteriore), é desensibilizzato a movimenti e rumori dello stick (non ne ha paura), mantenendo sempre la lunghina che tocca terra (quindi che non agisce) si può iniziare il lavoro in libertà.

Ovviamente il cavallo sa benissimo che quando togliamo la capezza non abbiamo piu lo stesso controllo su di lui.
Dunque é importante trovare un altro modo di intervenire, seguendo però sempre il concetto di comodità e scomodità.

In questo caso la scomodità é data dal lavorare-faticare, ovvero correre o trottare intorno a noi nella direzione da noi scelta: la comodità é rispondere alla nostra richiesta, che può essere il disimpegno dei posteriori, fare un giro completo all'andatura scelta senza fermarsi, seguirci senza "perdersi".

Nel video io e Diamante iniziamo con un po' di desensibilizzazione. In seguito testiamo la risposta alle pressioni, ritmica e costante.

Poi le chiedo di fare due circoli al trotto da un lato e dall'altro, mentre io sto ferma in mezzo. Quando si ferma la correggo creando della scomodità battendo lo stick per terra e incitandola a aumentare l'andatura, facendole cambiare direzione se per sua scelta va dall'altra parte.
Quando l'andatura é buona e non accenna a fermarsi, la premio fermandola (con disimpegno dei posteriori).
Se non reagisce alla pressione ritmica per allontanare i posteriori, proseguo nella richiesta fino ad ottenere il risultato.

In seguito le chiedo di seguirmi, anche nei cambi di direzione, chiedendo un disimpegno dei posteriori e allontanandomi. Se non dovesse capire, posso aiutarmi agendo con lo stick come nella conduzione, toccando dietro la spalla ritmicamente.
In caso si dovesse perdere, posso ripetere la richiesta partendo dal disimpegno: in caso dovesse scappare, mi rimetto al centro e creo la scomodità (lavorare) e ricomincio.

6 nov 2010

Dr Jekyll e Mr Hyde

Proseguendo con il lavoro di addestramento, ci si rende sempre più conto di come il lato destro e il lato sinistro del cavallo possano essere molto differenti quanto a reazioni agli stessi stimoli.

Ciò che sembra funzionare a meraviglia ed essere chiaro fatto da sinistra, si rivela fonte di stress o fuga a destra.

Pare dimostrato anche scientificamente che ciò che il cavallo acquisisce attraverso i sensi del lato destro viene elaborato in modo diverso rispetto a quanto accade per il lato sinistro.
Dunque non é solo questione di abitudinarietà: proprio non si può dare per scontato che ciò che viene appreso dal lato sinistro possa essere automaticamente applicato anche a destra.

Inoltre come tutti gli esseri viventi anche il cavallo é dotato di un'asimmetria più o meno marcata, che provoca nell'animale la preferenza di un lato piuttosto che un altro.

Dunque sarebbe buona norma fin da subito proporre ogni azione, ogni stimolo, da entrambi i lati, lavorando maggiormente sul lato in cui si incontrano più dubbi o resistenze.

Questo perché la simmetria e l'equilibrio fisico devono andare di pari passo con l'equilibrio mentale, altrimenti avremo sempre una lacuna che prima o poi si presenterà come un ostacolo nell'apprendimento.

Nel caso specifico di Diamante c'é una difficoltà nell'accettare presenza e richieste dal solo occhio destro. Tende dunque a voler guardare con l'occhio sinistro o perlomeno con entrambi.
Le richieste da destra creano più incertezza e le reazioni sono più emotive.
Dunque prossimamente il nostro lavoro sarà svolto particolarmente da destra, invitandola sempre a guardare con l'occhio meno gradito, venendo condotta da quel lato più che dall'altro, finché non mostrerà le medesime reazioni tranquille da entrambi i lati.

31 ott 2010

Pressione costante e pressione ritmica

Dopo che il cavallo ha preso confidenza con gli strumenti di lavoro, possiamo iniziare a gettare le basi del lavoro, creando per così dire un linguaggio comune.

Insegneremo dunque al cavallo a reagire a una pressione costante seguendola (andando nella stessa direzione della pressione), invece di andarle contro.

Io utilizzo stick, capezza e corda per l'innegabile comodità, ma é sottinteso che é il concetto che conta, ognuno deve utilizzare gli strumenti a lui più consoni.

Lo stick ha una lunghezza che permette di stare a distanza di sicurezza per qualsiasi possibile reazione, ha una durezza che permette di fare una pressione chiara e continua e di non svolazzare e vibrare.

Dunque iniziamo a proporre al cavallo una serie di pressioni costanti utilizzando la punta dello stick: una pressione sul petto che deve indurlo a arretrare, una pressione sul fianco che lo induce a spostare le anche e una pressione sulla capezza che lo invita a abbassare la testa (importante ad esempio per insegnargli a non strappare indietro da legato).

C'é poi un'intera gamma di esercizi, con stick, corda, mani.... a vari livelli di difficoltà, in cui il cavallo deve seguire la pressione.

L'importante é distinguere e far distinguere bene le varie fasi di pressione.
Si inizia da una lieve pressione e si arriva per gradi chiari fino a una pressione forte, rilasciando la pressione (a qualsiasi livello sia) appena si ottiene il risultato voluto. Più si riesce a essere chiari e costanti, più l'apprendimento é veloce e definitivo, arrivando ad avere un cavallo che reagisce al minimo stimolo.

Si insegna poi al cavallo ad allontanarsi a delle pressioni ritmiche.
Ad esempio muovendo ritmicamente lo stick e avvicinandosi verso il cavallo, questo dovrà arretrare. Si può eventualmente toccare (ritmicamente) il petto del cavallo per rendergli più chiara la nostra richiesta.
Idem per lo spostamento delle anche, i passi laterali, il gioco guida....

So che questi discorsi possono essere nebulosi per alcuni, far venire l'orticaria ad altri.
Metto questi video nella speranza di poter essere il più possibile esplicita.
Preciso che Diamante lavora già da un mesetto su queste cose, ma non ha mai fatto opposizioni alle pressioni (se non minimamente) fin dall'inizio.



30 ott 2010

La controversa questione delle pressioni

Attualmente sono in corso molti dibattiti riguardo l'uso delle pressioni nell'addestramento del cavallo.

C'é chi dice che le pressioni sono la base dell'addestramento equestre, c'é chi dice che le pressioni sono da evitare.

A mio parere c'é nell'immaginario collettivo un significato distorto delle parole "pressione" e "rinforzo negativo".
I due termini vengono spesso interpretati come qualcosa "di brutto".

Se invece andassimo più a fondo nel significato delle parole scopriremmo che la pressione nient'altro é che uno stimolo e che il rinforzo negativo é uno schema di apprendimento per cui il "premio" é la cessazione dello stimolo quando si presenta il comportamento desiderato.

Di tutt'altro schema tratta invece il lavoro in "shaping", in cui l'animale propone dei comportamenti (a caso o indotti dalla situazione) che vengono premiati quando giusti (rinforzo positivo, il "premio" é qualcosa di gradito che si ottiene quando si presenta il comportamento desiderato).

Quando si lavora con un animale e si ha come obiettivo l'addestramento, ovvero insegnargli qualcosa, bisogna come prima cosa chiedersi "cosa utilizzare come premio? a che cosa veramente aspira il mio animale sopra ogni cosa?"

Nel caso del cane, ad esempio, può essere il cibo, il gioco o anche solo l'approvazione del padrone.

Nel cavallo, animale preda, la scala delle necessità é diversa ed é davvero sbagliato non tenerne conto.
Per il cavallo il cibo non é una priorità, così come non lo é l'approvazione del padrone (anche se molti proprietari e soprattutto proprietarie amano pensare che il cavallo vuol loro bene e fa le cose perché si amano).
La priorità per il cavallo é la comodità, il risparmio di energie e la sicurezza.

Così come é facile indurre un cane a proporre una serie di comportamenti facendogli capire che quando avrà presentato quello giusto arriverà un pezzo di pancetta, altrettanto é facile per il cavallo capire che se reagisce nel modo corretto a una pressione troverà subito la comodità e la quiete.

Perché costringere un cavallo a proporre dei comportamenti per avere uno zucchero o un cane a imparare il seduto schiacciandogli verso il basso il sedere, se sappiamo che per la loro natura é più facile e comprensibile un dato schema mentale?

La vita del cavallo é un susseguirsi di pressioni. Dall'essere condotto alla cavezza, l'essere pulito, sellato e montato, sono tutte pressioni a cui deve imparare a reagire al modo giusto.
A chi non é capitato di spingere un puledro per farlo spostare e ritrovarselo più addosso di prima? O a cercare di tirarlo alla longhina per farlo avanzare e vederlo arretrare sempre di più?

È importante, direi quasi vitale, che il cavallo impari COME reagire alle pressioni, agli stimoli se preferiamo questa parola.

Perché il giorno che resterà incastrato da qualche parte, invece di tirare fino a uccidersi, se avrà imparato a seguire le pressioni resterà fermo fino a che sarà liberato.
Perché il giorno che gli metteremo la sella per la prima volta e saliremo, lui avrà già imparato cos'é la pressione del sottopancia e cosa vuol dire la pressione delle gambe.
Perché quando ci troveremo in situazioni difficili, avremo un cavallo che può seguire le nostre indicazioni e spostare anche solo un piede per volta.

Dunque per chi addestra un cavallo é importante conoscere e riconoscere il concetto di comodità-scomodità e saper insegnare all'animale a seguire le pressioni costanti e allontanarsi dalle pressioni ritmiche.

A spasso per il mondo

Oggi la Mia Umana mi ha portato, insieme a Hajko e il suo umano, a fare una "passeggiata".
Ho visto tante cose strane. Gli esseri umani sono molto buffi: viaggiano dentro delle cose strane, che all'inizio mi facevano paura (sono grosse e si muovono veloci e dritte!) ma poi ho visto che da un buco é spuntata un umana che mi parlava e ho capito.
Poi c'era un umano rialzato che faceva cadere pezzi di siepe da un coso. Hajko aveva paura, io pensavo che fosse uno spreco e sicuramente erano molto gustosi quei pezzi di siepe. La Mia Umana però insisteva a continuare a camminare.

Siamo passati di fianco a un posto con tanti cavalli che non conoscevo. Non so perché si sono messi tutti a correre e sgroppare, io non vedevo nulla da cui scappare, mi sono agitata ma tutti intorno a me erano tranquilli (anche hajko) e la Mia Umana voleva che rimanessi al passo di fianco a lei.
Poi siamo passati di fianco a delle capre e io iniziavo a essere un po' stanca. Abbiamo attraversato un passaggio stretto (la mia pancia ci passava per poco lì dentro! Ma sono passata con calma lo stesso) ed eravamo di fianco a un laghetto con tantissimi umani intorno.
Di nuovo un passaggio stretto e finalmente eravamo di nuovo a casa!


8 ott 2010

Il dressage ai WEG 2010

Le prove di dressage dei Campionati del Mondo hanno come sempre suscitato emozioni discordanti.

Da una parte l'emozione, il romanticismo e l'adorazione degli appassionati equi-ignoranti, considerando il termine "ignorante" nel suo significato più puro, ovvero "persona che non sa".

Dall'altra lo scetticismo o addirittura il disgusto degli appassionati che conoscono i principi di addestramento basati sulla fisiologia, la biomeccanica e l'etologia.

Senza arrivare al caso limite della Cornelissen squalificata perché il cavallo presentava sangue nella bocca, basta guardare un piccolo fotoalbum come questo:
http://www.st-georg.de/news/detail.php?objectID=8357&class=6# 
(grazie Catja per il link, preso dal forum azzurro) per rendersi conto che qualcosa non va.

Disgusto per tutto il principio della leggerezza agli aiuti profanato da illustri cavalieri che tirano su morsi e filetti nelle bocche del loro cavallo, speronano inutilmente, muovono le chiappe a ritmo di piaffe quando il cavallo quasi nemmeno alza le gambe.
Disgusto per cavalli iperflessi, incappucciati, che sgambettano con gli anteriori ma trascinano i posteriori. Cavalli con schiene bloccate, cavalli con evidente peso sugli anteriori proprio nell'esercizio di massima riunione, il piaffe.

Cavalli a cui viene tolto ogni diritto di replica con mezzi disonesti, cavalli pagati dagli sponsor che finché la barca va, lasciala andare....che morto un papa, se ne fa un altro.

Cavalli super selezionati, con strabilianti andature, ottime morfologie, splendidi caratteri, montati da cavalieri che pensano solo a piegarne lo spirito, oltre che l'incollatura, per gonfiare il borsellino.
Giudici succubi del sistema, troppo avidi per contestare, che premiano ormai più gli sponsor che i binomi. Giudici-banderuole che vanno dove tira il vento, invece che premiare la buona equitazione, il vero addestramento.

Ed é così che un'arte perde il proprio significato...sulla pelle di un nobile animale.